Tonno di frodo e mal conservato | Intossicazioni, sushi pure a rischio - Live Sicilia

Tonno di frodo e mal conservato | Intossicazioni, sushi pure a rischio

Gli esperti: "Diffidare dai prodotti a basso costo, sia in pescheria che nei ristoranti".

PALERMO – Pescato illegalmente, conservato in modo irregolare, esposto sui banconi all’aperto o sui mezzi degli ambulanti. Tutti fattori di rischio che riguardano il tonno rosso, dopo il quale consumo, nelle ultime settimane, nove persone sono state ricoverate a Palermo per intossicazione. Compresa una dodicenne, finita all’ospedale Di Cristina dopo aver mangiato il pesce acquistato in una rivendita di piazza del Carmine, nel popolare mercato di Ballarò: dopo l’ennesimo malore i carabinieri del Nas e l’Asp hanno effettuato accurati controlli nella pescheria, dove sono venute a galla irregolarità di ogni tipo.

L’attività commerciale era abusiva, i prodotti ittici erano stati messi a disposizione della clientela su un bancone, mal conservati e, come hanno accertato i veterinari, non erano idonei al consumo. Per questo, oltre al sequestro di centoventi chili di tonno e quarantasette di pesce spada, poi distrutti, è scattata la chiusura immediata, oltre alle sanzioni che ammontano a 4500 euro. Preoccupanti i dati emersi dalle analisi dei prodotti effettuate dall’Istituto zooprofilattico: i valori di istamina erano quindici volte superiori al limite di legge consentito. I controlli si sono poi estesi ad un deposito di alimenti gestito da un bengalese in vicolo di San Michele Arcangelo, sempre a Ballarò, dove 350 chili di pesce erano stati conservati in sacchi neri per i rifiuti. Il magazzino è stato sequestrato e per l’uomo sono scattate sanzioni per duemila euro.

“Il tonno può provenire anche da pesca legale, ma se viene conservato male o la catena del freddo viene interrotta, il rischio di un’intossicazione da stamina aumenta notevolmente”, spiegano dal nucleo Nas dei carabinieri, in questo periodo impegnato nei controlli in pescherie, ristoranti e rivendite ambulanti. Sarebbero queste ultime quelle più “pericolose”, in cui è spesso possibile acquistare prodotti a basso costo, che non garantisce né sicurezza, né qualità. “In media – sottolineano – il tonno rosso viene venduto a venti euro al chilo, è quindi bene non acquistare il pesce proposto a meno di dieci euro, potrebbe essere avariato e provocare gravi problemi di salute, specie per i soggetti più sensbili.

Per questo a rischio ci sarebbero anche i prodotti con cui viene preparato il sushi, specie quello “low cost” e spesso venduto nei locali che propongono la formula “All you can eat”: con un prezzo fisso, di solito dieci euro, è possibile ordinare pietanze ad oltranza. “Ciò – spiegano gli esperti – a scapito della qualità e della sicurezza. Il rischio esiste soprattutto perché si tratta di pesce crudo, ma in generale è bene mantenere alta la soglia d’attenzione in tutti i ristoranti. Dipende tutto dall’onestà di ogni soggetto coinvolto nel percorso che fa il prodotto prima di arrivare a tavola: basta una piccola anomalia o l’interruzione della catena del freddo per creare i presupposti che provocano poi la sindrome sgombroide”.

Il rischio non riguarda il tonno, ma anche il pesce azzurro. Il quadro sintomatico non cambia: mal di testa, nausea, rossore della pelle su viso e collo, nei casi più gravi anche edema della glottide con rischio di soffocamento, che prevedono cure a base di cortisone ed antistaminici. Due le donne ricoverate nel capoluogo siciliano in gravi condizioni, dopo aver mangiato del tonno rosso comprato nella zona di piazza Torrelunga, mentre altre sei persone avevano acquistato i prodotti ad Isola delle Femmine.

“E’ purtroppo difficile individuare soltanto dall’aspetto il pesce potenzialmente pericoloso – spiegano i Nas – noi, durante i controlli svolti con l’Asp, non trascuriamo alcun dettaglio, dalla temperatura allo stato dei luoghi, che deve essere adeguato alla conservazione dei prodotti in attesa di essere venduti”. Insomma, quello del prezzo resta un importante indicatore per il consumatore, a cui gli esperti consigliano di recarsi, comunque, sempre in pescherie o ristoranti di fiducia.

Nel frattempo, non mancano i sequestri di esemplari pescati illegalmente. I primi di giugno il provvedimento è scattato per oltre due chili e mezzo, individuati nelle vicinanze del mercato ittico di PorticelloCinque tonni rossi si trovavano su un furgone isotermico, altri otto su pescherecci che si erano allontanati alla vista dela guardia di finanza e poi bloccati in mare dalle motovedette.

Monitoriamo i pescherecci – spiegano dalla Capitaneria di Porto di Palermo – ma anche gli ambulanti, le pescherie ed i ristoranti. Ci sono leggi che vanno rispettate con l’obiettivo di tutelare i consumatori e quello che è successo dimostra quanto sia rischioso sottovalutare i modi e i luoghi della conservazione del pesce. Da non sottovalutare – aggiungono – anche l’utilizzo di un colorante che viene spesso applicato sui pesci a carne rossa, a partire proprio dal tonno, per finire coi gamberi e col salmone. La causa delle allergie e delle intossicazioni potrebbe quindi anche essere collegabile a questa sostanza. Per questo è fondamentale che il tonno che controlliamo abbia una sua tracciabilità: il luogo di provenienza è fondamentale”.


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