La mafia e la scorta revocata | Lo chef Giunta: “Ho paura” - Live Sicilia

La mafia e la scorta revocata | Lo chef Giunta: “Ho paura”

Riceviamo e pubblichiamo dal noto chef Natale Giunta una lettera sul tema della revoca della scorta.

Caro Direttore…, ti voglio raccontare la storia di Natale Giunta e non dello Chef della Prova del Cuoco… quell’uomo lo conoscono tutti ma, non conoscono il vero Natale… non conoscono chi realmente contro tutti e tutto giornalmente lotta contro quella piaga che non si potrà mai rimarginare che è la MAFIA. Non conoscono l’uomo che in aula durante il processo ha avuto il coraggio di puntare il dito contro chi voleva sottometterlo. Non conoscono le paure e le notti insonni che quell’uomo ha attraversato e con il viso pieno di lacrime le asciugava in silenzio per tornate a vivere e lavorare per la sua famiglia e per il bene dei suoi operai. Non conoscono i momenti di terrore quando in un confronto all’americana con uno dei più pericolosi criminali (come lo ha definito il Giudice nella sentenza di condanna) ha pensato di mollare tutto e fuggire via.

Io non l’ho fatto…, non l’ho fatto per la mia famiglia e per i miei operai che ogni giorno fanno sacrifici e lavorano, tralasciando la loro di famiglia. Adesso dopo avere passato le pene dell’inferno mi sento lasciato solo… solo da chi ha “l’obbligo” di tutelarmi. Solo da chi mi aveva promesso e rassicurato che era al mio fianco nel combattere la mafia.

Negli ultimi anni la mia vita personale e professionale è stata stravolta da continui eventi e minacce che mi hanno lasciato profonde ferite e costato paure, sacrifici e denaro a causa della mia volontà di denunciare la criminalità mafiosa palermitana mandando alle sbarre gente che senza scrupoli vuole “farmi fuori” solo perché sono un cittadino onesto e non omertoso che non si piega alla mafia ma, denuncia.

Mi ritengo un uomo onesto che lavora facendo sacrifici e creando occupazione in un paese che di occupazione non ne ha. Adesso, col senno di poi magari dovevo chiudere i battenti come hanno fatto tante altre vittime della mafia o, chiedere un posto fisso alla Regione fuggendo così, da questa Sicilia “dannata ed assetata di violenza”. Non l’ho fatto e mai lo farò continuerò per la mia strada pur consapevole delle tante avversità che ogni giorno affronto.

Io non abbandono la mia famiglia, i miei operai, non abbandono quella parte di Sicilia onesta che vive in questa terra con la speranza che un giorno cambierà. É triste pensare che qualcuno vuole farti fuori e continua senza mai avere smesso a minacciarti di morte perché ho fatto solo il mio dovere da cittadino onesto facendo arrestare esponenti di spicco dell’attività mafiosa palermitana.

La mia denuncia é costata alle mie aziende due milioni di euro in meno di fatturato annuo.

Non ho mai chiesto niente a nessun, né bussato porte agli “antimafiosi” non mi sono messo mai contro lo Stato anzi, sono una sua vittima, ed allora perché proprio quella parte di Stato che dovrebbe tutelarmi adesso mi abbandona?

Negli ultimi mesi ho subito nel mio locale, che si trova all’interno di un’area con servizio di vigilanza dinamica fatta dall’Esercito Italiano, tre incursioni, vere e proprie intimidazioni, non atti vandalici. Continue minacce ed intimidazioni si sono susseguite negli anni nei miei confronti e in quelli della mia famiglia.

Nel marzo del 2013, dopo la mia denuncia, 4 uomini si sono recati nell’abitazione della mia famiglia, sita a Termini Imerese, dicendo a mia madre di ricordarmi che dovevo pagare il pizzo.

Nell’anno 2015 è stato prelevato dall’abitazione della mia famiglia, sempre a Termini Imerese, un cane, razza pastore tedesco, che dopo una settimana mi è stato riportato appena ucciso. In data 31 gennaio 2018, sempre nell’abitazione della mia famiglia, si presentavano due individui che con fare sospetto incutevano terrore. Negli anni per intimidirmi e non farmi testimoniare ai processi hanno dato alle fiamme un furgone pieno di attrezzature, oltre 200 mila euro di danni. A seguire continue intimidazioni nel mio ristorante, taniche di benzina lasciate sull’uscio e vere e proprie incursioni.

Per finire, l’episodio più grave subito alla mia persona risale nel Marzo del 2017, quando mi è stata recapitata una lettera con all’interno un proiettile. La lettera mi è arrivata a casa e consegnata al portiere dello stabile da parte di agenzia di onoranze funebri con un chiaro messaggio di morte. Di quella lettera non ho saputo più nulla dopo che lo stesso, senza aprirla, si è recato presso il i Carabinieri di Palermo. Non conosco nemmeno il contenuto ma ho percepito dal toccarla che nel suo interno ci fosse un proiettile. Gli stessi militari mi hanno semplicemente detto che mandavano la busta al Ris di Messina.

Loro non si fermano anzi anno continuato ad intimidirmi. Solo la scorsa settimana ho ricevuto altre intimidazioni, ma non importa ha nessuno… Forse è proprio vero che come mi ha definito qualcuno sono “Un morto che cammina”…

La mia incolumità è a rischio e chiedo il diritto di essere tutelato ritenendo altresì responsabili della mia incolumità i componenti dell’Ufficio Centrale Interforze Sicurezza Personale -UCIS- e il Prefetto di Palermo.

Il 28 Maggio 2018 mi è arrivata una telefonata dal Nucleo Scorte di Palermo la quale mi annunciava il provvedimento immediato di revoca della tutela dei Carabinieri assegnatami nell’anno 2012 dopo l’arresto dei miei estortori. Per tutti gli avvenimenti elencati ha formulato sempre denunce presso i Carabinieri.

Ritenendo personalmente che vi siano ancora i presupposti per mantenere la tutela assegnatami e nonostante il sottoscritto abbia denunciato nel marzo 2017 palese minaccia di morte non comprendo i motivi della revoca.

Credo alla Magistratura e non a “Cosa Nostra” che per perseguire i reati e trarre benefici rendono insicure le nostre strade, distruggono il nostro Paese, minacciando e colpendo le persone per bene.

Lo Stato deve sostenere la parte sana di una società che crede nella legalità come unica strada per emanciparsi e non abbandonarlo al suo destino. Da dieci giorni, forse per “levarsi un peso dalla coscienza” mi hanno mandato una lettera dicendomi che se ho bisogno devo chiamare un numero e verrà la prima macchina disponibile dei carabinieri o della polizia. Le intimidazioni o gli avvertimenti non sono prevedibili o a chiamata. Non posso prevedere se qualcuno vuole “farmi fuori” prima che lo ha già fatto…

Natale Giunta

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI