Sas, c’è lo stop ai licenziamenti | Corsa a 2 per la guida della società - Live Sicilia

Sas, c’è lo stop ai licenziamenti | Corsa a 2 per la guida della società

L’attuale amministratore ha preso atto della norma approvata dall’Ars. Nomine, Forza Italia divisa: nuova fumata nera.

PALERMO – Scongiurati, per il momento, i licenziamenti. Ma rimandata ancora una volta la scelta del nuovo amministratore. Le ultime giornate della Sas, mega società regionale da duemila dipendenti, sono dense di colpi di scena, notizie, indiscrezioni e retroscena. E una corsa a due, per la guida dell’azienda, che riflette una divisione, sul nome, tutta interna a Forza Italia.

Intanto, anche oggi un niente di fatto. L’assemblea dei soci convocata per stamattina ha fatto registrare un nuovo stallo. Il socio unico, cioè la Regione, rappresentato da funzionari dell’Assessorato all’Economia, non ha portato in assemblea il nome della nuova guida dell’ente. Non c’è ancora intesa infatti sul nuovo amministratore, anche se la corsa al momento sembra “a due”. Da un lato, Marcello Caruso, assai gradito all’area di Forza Italia più vicina all’ex presidente del Senato Renato Schifani, dall’altro c’è Giuseppe Di Stefano, già alla guida della Sas in passato, e molto vicino al presidente della commissione bilancio all’Ars Riccardo Savona.

E così, lo “stallo” è servito. E a guidare l’azienda, tra tante difficoltà, in questi mesi è stato Francesco Malfitana, presidente del collegio sindacale che, per legge, ha assunto le vesti di amministratore, seppur per l’ordinaria amministrazione. Che poi, se si parla di Sas si fa presto a dire “ordinaria amministrazione”. Perché tra le mani di quello che è sostanzialmente un tecnico che in questi mesi avrebbe comunque portato avanti un buon lavoro, anche dal punto di vista dei rapporti sindacali, è finito il caso dei 44 interinali di Sas che hanno perso le sentenze in Appello per la loro assunzione. Norme alla mano, sarebbe scattato il licenziamento, visto che queste sentenze sono immediatamente esecutive.

Ma la situazione si è complicata, non solo per le proteste dei lavoratori, ieri giunte al culmine con la minaccia di uno di questi di gettarsi da un cornicione di Palazzo dei Normanni, ma anche perché la Sas, nel frattempo, ha impiegato un trentina di questi lavoratori per una commessa col Policlinico di Palermo dove i lavoratori operano nelle attività di pulizia: il licenziamento si tradurrebbe in disservizi e nella perdita della commessa stessa. Insomma, l’amministratore attualmente in carica è finito in mezzo a una situazione intricatissima, e ovviamente in un clima assai rovente.

Che in parte è stato raffreddato dalla scelta compiuta ieri dall’Ars. I deputati hanno infatti approvato un emendamento che “stoppa” i licenziamenti in attesa di una pronuncia della Cassazione che potrebbe arrivare già in ottobre. Anche se la norma approvata dall’Assemblea apre uno spiraglio anche al mantenimento in servizio dei lavoratori fino alla fine dell’anno, cioè fino alla scadenza della commessa col Policlinico, prevista appunto per il 31 dicembre. E oggi, Malfitana, nel corso dell’assemblea dei soci, ha preso atto della volontà dell’Assemblea regionale che diventerà ufficiale forse mercoledì con la pubblicazione del “Collegato” in Gazzetta ufficiale, stoppando i licenziamenti in attesa del pronunciamento della Cassazione.

Tutte questioni, queste, di cui dovrà occuparsi prima o poi il nuovo amministratore. Ma intanto la politica “litiga” sul nome. Una soluzione per risolvere la diatriba tutta interna a Forza Italia potrebbe venire fuori dal risiko delle nomine nelle altre aziende partecipate, molte di queste ancora in attesa di una guida “stabile”, dopo la nomina di amministratori transitori compiuta a febbraio. Sembra che Di Stefano, infatti, potrebbe gradire anche l’eventuale nomina alla guida della Seus, società che gestisce il 118, dove al momento siede Roberto Colletti, amministratore “transitorio”, ma gradito ad ambienti moderati della coalizione a sostegno di Musumeci. Ma il rischio adesso è proprio quello: che il quadro delle nomine al vertice delle delicatissime aziende regionali, piene di problemi e di lavoratori, sia il frutto di un “Cencelli” del sottogoverno.


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