Convegno nazionale a Nicolosi |"Insensato costruire sull'Etna" - Live Sicilia

Convegno nazionale a Nicolosi |”Insensato costruire sull’Etna”

Idee e necessità per la sicurezza nelle zone sismiche etnee.

Rischio vulcanico
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NICOLOSI – Prevenzione, sicurezza, valutazione dei rischi: parole concrete per la comunità che da sempre orbita attorno all’Etna, fonte di meraviglia o forza talvolta distruttiva. Il convegno nazionale del 6-7 luglio, promosso dal Consiglio nazionale dei geologi, ha radunato esponenti istituzionali, autorità accademiche, dirigenti e volontari della Protezione civile. Obiettivo: coordinare tutte le forze valide per garantire la sicurezza ad un territorio che non può ignorare la sua natura vulcanica e le particolari condizioni che peraltro lo rendono unico. “I piani di Protezione Civile non sono sempre accurati ed aggiornati”, ha detto la viceprefetto Rosaria Giuffré, “ad oggi occorre sviluppare le capacità di coordinamento nelle operazioni di soccorso, oltre che le misure di prevenzione”.

In effetti non tutti i 13 Comuni del Parco dell’Etna sembrano seguire adeguate direttive: la presenza di geologi nell’organico comunale potrebbe essere determinante, ha fatto poi notare Fabio Tortorici, presidente del Centro Studi CNG, delineando alcune possibili migliorie: “Acquisire la consapevolezza geologica del territorio, curare l’aspetto informativo e didattico, evitare soprattutto le costruzioni in aree a rischio”. Discorso più volte ribadito: “L’area etnea somma fonti di rischio sismico, geologico e idrogeologico”, ha enumerato Carmelo Monaco, direttore del dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’università d Catania , “ma è anche un laboratorio naturale d’eccezione, con specie autoctone uniche al mondo: gran parte dei danni avviene per mano umana”.

Insensate, dunque, le periodiche riproposte di insediamenti turistici ad alta quota. Dall’INGV il geologo Stefano Branca ha meravigliato i non specialisti illustrando l’attività dell’istituto, in concerto con la Protezione Civile, svolta tramite 450 stazioni di rilevamento in altrettante aree del vulcano: ”Il lavoro avviene dagli anni ’80, 24 ore al giorno e a turni di 3 ore, per tutto l’anno”. La simulazione degli eventi eruttivi, basata sui dati raccolti, è utile anche alla gestione degli aeroporti locali ed internazionali, quando la cenere lavica rende impraticabili le piste siciliane. Domenico Mangione e Francesco Impellizzeri, dirigenti della Protezione Civile, si sono diffusi sul funzionamento della struttura chiarendo le procedure durante le emergenze, i relativi livelli di allerta e le corrispondenti fasi operative. Due milioni risulterebbero gli italiani a rischio sotto i sei principali vulcani attivi: per popolazione esposta, l’Etna è al terzo posto.

Quanto alla prevenzione, è stato ribadito, l’accesso ai crateri sommitali etnei richiede adeguate informazioni preliminari, condizioni psicofisiche favorevoli, equipaggiamento funzionale e conoscenza delle ordinanze fissate in base ai dati INGV. Al ruolo dei Parco dell’Etna, vero collante tra amministrazione ed enti, hanno fatto riferimento l’ing. Di Paola e il vulcanologo Caffo , sottolineando il ruolo dell’istituzione nella gestione di situazioni ambientali critiche; anche l’inclusione del vulcano nel patrimonio UNESCO comporta un aggiornamento dei piani tenendo presenti gli standard dell’organizzazione. “Parchi ed aree protette propongono un modello di equilibrio tra natura ed elementi umani”, è stato affermato, “e in questa sede si vuole affermare un modello di sviluppo che concorra a preservare l’ecosistema, migliorando la qualità della vita anche attraverso l’edilizia sostenibile”.

Profondo interesse ha destato l’intervento del geologo Carmelo Ferlito, che a voce e per immagini ha condotto il pubblico attraverso meraviglie e pericoli dei crateri sommitali etnei: dalle più ripide pendenze ai terreni accidentati, passando per fratture incandescenti ed emissioni gassose, culminando coi flussi piroclastici composti da gas e materiali magmatici. L’intervento conclusivo del geologo Carlo Cassaniti, che è stato anche moderatore del convegno, ha riguardato l’applicazione del piano di emergenza durante l’eruzione della primavera 2017: un successo in termini organizzativi, grazie alla cooperazione degli otto Comuni sotto la cui giurisdizione ricade il Cratere Centrale: “Si comprende la difficoltà nello stabilire la responsabilità degli interventi: il protocollo d’intesa ha funzionato ma esistono ancora alcune criticità”, ha ammesso Cassaniti: “occorrono uomini e mezzi per mantenere attiva l’organizzazione e salvaguardare quanto già ottenuto”.

Al convegno è seguita una tavola rotonda che ha visto confrontarsi sindaci e loro delegati dai comuni di Piedimonte Etneo, Linguaglossa, Nicolosi e Belpasso, con la moderazione del giornalista Francesco Vasta. Accanto ad una generale manchevolezza nei piani di Protezione Civile, è emersa un’uniforme volontà di incrementare le procedure di sicurezza, uniformandosi ai livelli più alti. Ma perché il discorso non si limitasse all’esposizione di dati, il giorno seguente ha visto gran parte dei partecipanti impegnati in un’intensa escursione fino ai crateri sommitali etnei, condotta con mezzi fuoristrada e poi a piedi: così da poter osservare nello stesso ambiente necessità e possibili soluzioni.

 


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