Messina Denaro, summit e tensioni | Un "esercito" colpito dalle condanne - Live Sicilia

Messina Denaro, summit e tensioni | Un “esercito” colpito dalle condanne

Da sinistra Vincenzo D'Aguanno, Matteo Messina Denaro e Nicolò Sfraga

Un misterioso incontro convocato dal latitante spense i contrasti nel Trapanese.

MAFIA DI MARSALA
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PALERMO – Ad alcuni imputati è legato uno dei tanti misteri sulla latitanza di Matteo Messina Denaro. I boss parlavano di un incontro con il capomafia di Castelvetrano. Tutto vero? Nell’attesa di trovare complicate conferme il giudice per l’udienza preliminare Nicola Aiello ha condannato dieci presunti affiliati alla famiglia mafiosa di Marsala su richiesta dei pubblici ministeri Pierangelo Padova e Gianluca De Leo. Al di là della presenza del latitante in terra trapanese le indagini hanno fatto emergere il controllo del territorio da parte dei boss. I tempi della giustizia sono stati veloci: i fermi sono del magio 2017 eseguiti dai carabinieri del Ros, quindi i pm hanno chiesto il giudizio immediato e ora è arrvata la sentenza.

Ecco gli imputati e le rispettive pene: Vito Vincenzo Rallo (16 anni), considerato reggente della cosca marsalese, Nicolò Sfraga (14 anni) che sarebbe stato il braccio destro del capo, Calogero D’Antoni (9 anni), Vincenzo D’Aguanno (12 anni e 8 mesi), Giuseppe Giovanni Gentile (10 anni e 8 mesi), Simone Licari (12 anni), Ignazio Lombardo (12 anni), Michele Lombardo (12 anni), Aleandro Rallo (10 anni), Massimo Salvatore Giglio (5 anni e 4 mesi). Risarcimenti per le parti civili Associazione antiracket e antiusura Trapani, Sicindustria, Centro studi Pio La Torre, associazione “La verità vive”.

I pm hanno ricostruito una stagione di tensioni. Nel gennaio 2015 fu convocata una riunione a Strasatti, vicino a Petrosino. Ed è qui che Nicolò Sfraga fece sapere di avere ricevuto mandato da Messina Denaro. “Iddu”, il padrino di Castelvetrano, richiamava tutti all’ordine e al rispetto delle gerarchie. Serviva buon senso. In caso contrario, così ordinava il latitante, avrebbe scatenato la sua violenta reazione, uccidendo i riottosi. Veritiero o no, il racconto di Sfraga fece presa sui presenti. Che obbedirono.

Le gerarchie andavano rispettate. In quel momento l’uomo forte era Vito Vincenzo Rallo, che reggeva la famiglia di Marsala con il benestare di Messina Denaro. Ai suoi ordini si muovevano due gruppi. Il primo era capeggiato da Sfraga, fedelissimo di Rallo, mentre Vincenzo D’Aguanno, leader della seconda fazione, soffriva il potere del capo. Mal digeriva soprattutto la sparizione dei soldi sporchi. I contrasti erano all’ordine del giorno.


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