Sant'Agata, Pogliese, il Comitato |Marano e la poltrona che scotta - Live Sicilia

Sant’Agata, Pogliese, il Comitato |Marano e la poltrona che scotta

La polemica gira tutta attorno al ruolo del braccio destro di Enzo Bianco.

CATANIA – Che il Comitato dei festeggiamenti sia già a lavoro in vista della ricorrenza di sant’Agata d’agosto potrebbe passare in secondo piano, se non addirittura in terzo. Una breve. Se non fosse che tra il detto e il non detto, tra l’esplicito e l’implicito, c’è clima d’insofferenza all’interno del Palazzo comunale. La polemica è tutta infatti sul nome di Francesco Marano, l’attuale presidente tavolo organizzativo che mette assieme pariteticamente esponenti dell’autorità municipale e l’Arcidiocesi di Catania, il cui mandato finirà naturalmente il 12 febbraio del 2019.

“Troppo politico, troppo dem, troppo vicino a Enzo Bianco”, ne sono più che convinti i più stretti collaboratori del neo sindaco Salvo Pogliese. In effetti, che Marano sia uno degli uomini di fiducia dell’ex sindaco è cosa nota, com’è nota pura la militanza tra il liberal del Pd e il posizionamento interno al partito quale vicesegretario regionale. Per questo la presenza di una personalità tanto connotata in una poltrona ritenuta tanto prestigiosa potrebbe apparire un’idiosincrasia, una contraddizione con il nuovo corso.

La stanza di esperto del sindaco l’ha già svuotata da tempo, Francesco Marano. Da quando cioè Enzo Bianco ha dovuto abbandonare da sconfitto il primo piano di Palazzo degli Elefanti. Il presidente è sceso a piano terra, nella stanzetta riservata al Comitato. Si fa vivo lo stretto necessario, soltanto per le faccende che riguardano la tappa del 17 agosto. E a quanto risulta lì resterà fino a fine mandato, perché di dimissioni anticipate neanche a parlarne. Prima ancora della scorsa campagna elettorale, era stato l’ex consigliere Sebastiano Arcidiacono a puntare il dito contro “l’eccessiva politicizzazione” dell’ente che prima di essere rifondato nel 2014 a seguito delle sentenze  giudiziarie che hanno riguardato la macchina della Festa (quella della morte del devoto Calì in particolare), era presieduto da Luigi Maina, cerimoniere onorario del Comunale.

Dimissioni, defenestrazione o azzeramento? Lo staff di Pogliese starebbe tuttavia studiando come gestire la questione, nonostante tra il neo primo cittadino e Marano i rapporti siano formalmente corretti. Un dossier però complesso, non fosse altro che la nomina del presidente – con il nuovo statuto – debba avvenire di concerto con l’arcivescovo Salvatore Gristina. Lo stesso prelato che, assieme a Enzo Bianco, investì Francesco Marano della missione di portare a termine la fase costituente del nuovo Comitato. E se religione ed esigenze politiche s’intrecciano, l’eventuale (e prematura) uscita di scena del presidente, rischierebbe di rendere quella poltrona ancor più politicizzata rispetto a quanto lo “sarebbe” attualmente.

A quel punto, il retro pensiero di chi intende la composizione del Comitato dei festeggiamenti alla stregua di una partecipata comunale avrebbe una conferma immediata. Un paradosso, bello e buono. Anche per chi vorrebbe che al posto ci sia una personalità libera da appartenenze di qualsiasi specie. Per questo è molto probabile che da qui a febbraio possa non cambiare nulla, eccetto – secondo quanto suggeriscono i rumors – una presenza più attiva dell’assessore Barbara Mirabella, titolare della delega ai grandi eventi, al fianco del Comitato.

Una poltrona che piace, ma anche una poltrona che scotta. Gli echi del passate vicende giudiziarie sulla Festa si fanno ancora presenti, soprattutto in zona Palazzo degli Elefanti. La sentenza di appello civile circa la morte del devoto Roberto Calì, la numero 1024 del 2018 e pubblicata il 5 maggio 2018, in parziale accoglimento dell’appello proposto dalla famiglia Calì (rappresentata e difesa dall’avvocato Salvatore Ragusa) e dell’Arcidiocesi, ha ridistribuito le responsabilità del sinistro, facendo rientrare anche l’ente comunale.

Ecco il dispositivo: è dichiarata “la responsabilità, in egual misura, del Comune di Catania, oltre che dell’Arcidiocesi, del comitato organizzatore per le feste agatine e del ministero dell’Interno, per l’incidente occorso in data 6 febbraio 2004 in Catania a Felice Calì Roberto e, per l’effetto, condanna il Comune, in solido con le altre parti, al risarcimento dei danni subiti dalle parti”. In altri termini, se la prima sentenza aveva fatto gravare sulla Chiesa di Catania, la quota maggioritaria del risarcimento, la percentuale è ora ridimensionata.


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