Corte decreta il dissesto |Debito da 1,5 miliardi - Live Sicilia

Corte decreta il dissesto |Debito da 1,5 miliardi

La batosta è arrivata alle 10,05. Il sindaco Pogliese e l'assessore Bonaccorsi annunciano ricorso.

comune di catania
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CATANIA –  Sulla città si abbatte la scure del dissesto. La notizia, arrivata stamattina intorno alle 10:05, ha cambiato la scaletta dell’amministrazione comunale che aveva convocato i giornalisti per illustrare alcuni dati economici.  Niente di tutto questo, invece, o meglio non solo. Poco prima dell’inizio dell’incontro con la stampa, infatti, è arrivato il faldone di circa settanta pagine con l’esito dell’audizione dello scorso 4 maggio: in quell’occasione, la passata amministrazione si presentò a Palermo per rispondere ai rilievi mossi nell’ultima nota, che già preludevano al default. “C’è una novità che ci è stata formalizzata qualche decina di minuti fa – ha detto il sindaco Pogliese.  La Corte dei conti ha accertato la ricorrenza delle condizioni per la dichiarazione di dissesto del Comune di Catania. Leggeremo le 70 pagine di motivazione – ha precisato – e valuteremo se fare ricorso alle sezioni Riunite”.

Enorme il debito di Palazzo degli Elefanti, che supera il miliardo e si attesta, al 15

Il debito di Palazzo degli Elefanti al giungo 2018

giugno 2018, a 1.580.078.603,99 euro.  Una situazione estremamente delicata, come l’ha definita il primo cittadino, per la quale l’amministrazione valuterà se opporsi. Si può infatti ricorrere entro 30 giorni ed è quello che il Comune farà, come ha affermato il vicesindaco e assessore al Bilancio, Roberto Bonaccorsi.  “Il dispositivo prevede la possibilità di ricorso alle sezioni riunite della corte e sicuramente ce ne avvarremo – ha detto. E valuteremo se questa ipotesi traumatica può non essere attuata in una città che già soffre”.

Ad aver fatto precipitare la situazione, già gravata dall’ingente massa debitoria accumulata negli anni, sarebbe stata la mancata riscossione dei tributi, per cui Palazzo degli elefanti intascherebbe meno della metà di quanto accertato, i mutui, dato significativo insieme alle anticipazioni di cassa “che non hanno permesso – ha proseguito – di alleviare le sofferenza che la cassa dell’ente ha avuto e che sono testimoniate dall’anticipazione di tesoreria”. Bonaccorsi, autore del piano di riequilibrio approvato nel 2013, che si è appellato al legislatore affinché “si faccia carico delle condizioni delle città del sud come Catania” e intervenga a livello normativo, ha anche spiegato il perché la situazione sia precipitata.

“Per molteplici fattori – ha detto: uno dei quali era stato previsto nel piano di riequilibrio, nei profili di criticità dove si legge chiaramente che il piano era stato fatto a legislazione vigente, non solo con i riferimenti normativi che attenevano la composizione del bilancio, ma anche e soprattutto in riferimento ai trasferimenti regionali e nazionali. Il quadro è totalmente cambiato, i trasferimenti regionali si sono notevolmente ridotti, il legislatore ha imposto anche una valutazione dei crediti in misura diversa, che ha portato in quest’ente a un disavanzo di 580 milioni di euro, perché sono stati eliminati i residui, perché lo imponeva una norma sopravvenuta. Conciliare le cose nell’ambito di un documento che faceva riferimento a un periodo storico completamente diverso necessitava anche di una interpretazione da parte della corte dei conti che tenesse in considerazione il mutare di alcuni fattori. questo di fatto non è avvenuto perché la corte dei conti ha considerato gli obiettivi originari e il rispetto di quegli obiettivi”.

Per quanto riguarda la possibilità di ricorrere. “Percorreremo tutte le strade legittime – ha continuato – la possibilità di ricorso alle sezioni riunite mi sembra un atto doveroso. L’altro aspetto che è stato enunciato – ha aggiunto – è quello che attiene alle risorse che ci trasferiscono Regione e Stato, calcolati su periodi diversi. Si è creato un divario tra quelle entrate che erano state scritte nel piano di rientro e i bisogni attuali”.

In caso di dichiarazione di dissesto, che dovrà decretare con apposita delibera il Consiglio comunale – non si sa in quale composizione – si dovranno poi verificare le responsabilità e comprende chi abbia concretamente portato l’ente al default, sia a livello di amministrazione che di consiglio comunale. Occorrerà però leggere le carte inviate dalla Corte per comprendere a chi vengano attribuite le responsabilità, se alla passata amministrazione o a quella precedente ancora.


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