Il chiosco, la stalla e la taverna | Corona e i luoghi della droga - Live Sicilia

Il chiosco, la stalla e la taverna | Corona e i luoghi della droga

Giuseppe Corona

Il retroscena del blitz che ha portato in carcere Giuseppe Corona.

PALERMO - MAFIA
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PALERMO – Un chiosco, una stalla e una taverna. Sono i luoghi dove i boss organizzavano e gestivano i traffici di droga.

L’uomo chiave è ancora una volta Giuseppe Corona, arrestato alcuni giorni fa assieme ad altre ventisette persone. Nei giorni scorsi è stato interrogato dal Gip. Accompagnato dal suo legale, l’avvocato Giovanni La Bua, l’indagato si è inizialmente difeso, poi ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere. Chiederà di farsi interrogare di nuovo, quando avrà avuto il tempo di leggere tutte le contestazioni. Per il momento ha solo smentito di avere avuto rapporti illeciti con i mafiosi di Porta Nuova e Resuttana. O meglio, ha conosciuto i boss in carcere durante la sua lunga detenzione per un omicidio commesso da ragazzo. Niente di illecito, insomma.

Ed invece di fatti illeciti a Corona ne vengono contestati parecchi. Non solo mafia, ma anche estorsioni e traffico di droga. I finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria hanno tenuto sotto osservazione un chiosco in via Cala, riconducibile a una nipote di Corona, un magazzino in via Francesco Matera, nei pressi di piazza Fonderia, e una taverna in via Tavola Tonda. Nei primi due luoghi sono stati intercettati gli incontri più importanti, mentre davanti alla taverna, scrivono gli inquirenti, è stato organizzato il “principale mercato di rivendita di sostanze stupefacenti della Vucciria, che storicamente rappresenta una delle piazze più proficue del capoluogo siciliano”.

Corona era il punto di riferimento dei mafiosi di Porta Nuova, come il cugino Tommaso Lo Presti, e di Resuttana, come Domenico Palazzotto, reggente della famiglia dell’Arenella. C’è un episodio che confermerebbe il suo ruolo apicale. Il 19 aprile 2014 i carabinieri arrestano il boss Lo Presti. Poche ore dopo i finanzieri monitorano un incontro a cui partecipano, tra gli altri, Corona e Alessandro Bronte. Quest’ultimo è stato il braccio operativo per lo spaccio di droga di Teresa Marino, moglie di Lo Presti.

Più in altro di lui, però, è posizionata la figura di Corona il quale dice a Bronte che deve essere lui a saldare il debito di un cliente: “… allora tu lo sai e ora te lo dico io come stanno le cose…io ti ho dato ventimila euro… ottomila e quattro te li sei presi tu e… a… cinquanta e quattro ci vogliono ventiduemila euro…”. Corona ammonisce il suo interlocutore: “… tu di me non devi parlare con nessuno… tu potevi parlare solo… solo con una… una persona e non c’è (probabilmente si riferisce a Tommaso Lo Presti appena arrestato, ndr) altri… lasciali stare agli altri… alessà… perché io mi spavento se mi fanno arrestare… tu non sai se io… o lui… o qualche altro è intercettato… tu fai il mio nome e io devo andare a finire in carcere per quale motivo?”.

Infine Corona propone a Bronte una soluzione alternativa per saldare il debito: “io ti posso solo agevolare… io, prendendomi questa… questo articolo che tu c’hai… ti posso solo agevolare… hai capito… mi porti quello che mi devi portare e noi altri… ce ne usciamo dalla malattia… ti agevolo… mi dai tutto il material e… si vede quant’è”. Droga al posto dei soldi.


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