La Mannino incanta Taormina |L'attrice eccellente “Valery” - Live Sicilia

La Mannino incanta Taormina |L’attrice eccellente “Valery”

Due sole date per lo spettacolo della comica palermitana accompagnata sul palco dall’Orchestra del Teatro Massimo di Palermo.

 

lo spettacolo
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TAORMINA – L’esperimento è senza dubbio innovativo, ma anche azzardato eppure il risultato è stato superbo. Teresa Mannino ha conquistato il pubblico del Teatro Antico di Taormina sconfiggendo le stroncature che i social le avevano riservato per il debutto di Palermo. Mettere insieme comicità e opera lirica si può? Teresa Mannino ha dimostrato non solo che si può ma che il binomio è vincente e di lusso. Lo scenario del Teatro Antico conquista tutti e anche se qualche naso del pubblico è girato verso l’alto alla ricerca dell’eclissi di luna più lunga del secolo, la Mannino tiene banco. E lo fa con tutta se stessa, persino con il suo vestito di organza trapunta e un paio di scarpe di un mitico arancio scintillante.

Quasi centocinquanta minuti che iniziano poco dopo le 21.30, durante i quali la comica palermitana conduce per mano il suo pubblico portandolo all’interno del mondo incantato dell’opera lirica. Ecco, il senso del titolo “Teresa Valery” non sta nel fatto che la Mannino sia la Violetta cantata da Verdi su libretto di Francesco Maria Piave, ma sulla porta che apre al pubblico verso mondi incantati. Non mondi sconosciuti, anzi!, ma che rappresentano la storia dell’Italia e degli italiani. Perché l’opera lirica è nata in Italia e non è un caso che le opere vengono quasi sempre eseguite nella lingua in cui sono state scritte, spesso, quindi, in italiano.

Il compito è arduo, ma l’idea promossa dal Teatro Massimo di Palermo ha più di un perché nel suo voler far riesplodere la passione per la lirica. E chi meglio di un’ambasciatrice del sorriso potrebbe riuscire in questo compito? Enfatti è a Teresa Mannino che affidano l’incarico, e il palco, insieme a 54 elementi d’orchestra, due tenori e una soprano. Il filo conduttore è il sorriso, l’obiettivo la conoscenza. La storia è quella della Traviata. Un’opera che vide la luce nella seconda metà dell’Ottocento con un titolo che avrebbe destato clamore persino oggi; in fondo la Traviata altro non era se non la buttana dei nostri giorni. La prima va malissimo, ma già dall’anno successivo, scegliendo i cantanti giusti, l’opera decolla e da allora non ha mai conosciuto l’oblio. E la Traviata è tra le opere più eseguite al mondo.

Il Teatro Massimo di Palermo lo sa e “Teresa Valery” pure. E non c’è nulla di male se passando dalla conoscenza si potrà arrivare a alla passione e alla possibilità di riempire (di nuovo) i teatri più importanti d’Italia. Quelli lirici, monumenti bellissimi di un’architettura che fu ma con i conti, spesso, in rosso.

I cinquantatrè elementi sul palco erano quelli dell’Orchestra del Teatro Massimo di Palermo diretti da Alberto Maniaci. Oltre le mura del Teatro Antico la visione maestosa sul golfo di Taormina solo a tratti interrotta dalla più lunga eclissi lunare del secolo, unico evento che è riuscito a distogliere lo sguardo del pubblico dalla morte di Violetta interpretata dalla bravissima soprano Maria Francesca Mazzara. E Teresa ha dato il meglio di sé anche in questo caso, cedendo alle lusinghe della luna e del suo pubblico e concedendo un abbassamento delle luci che ha permesso di ammirare l’eclissi in tutto il suo splendore.

A raccontare la storia di Violetta non potevano mancare Alfredo, il tenore Luca Canonici, e il padre di Alfredo interpretato dal baritono Francesco Vultaggio. Il pubblico ha gradito, non c’è dubbio. E i lunghissimi applausi ne sono la testimonianza più certa. E non è mancata una standing ovation per l’interpretazione finale di Violetta che ha strappato, ma davvero, alcune lacrime di commozione alla soprano.

Eppure una cosa che non ci è piaciuta c’è, avremmo preferito dei pantaloni di scena più stretti per il baritono che sembrava costretto in un sacco. Di Violetta, nata dalla penna di Alexandre Dumas con la Signora delle camelie, e poi musicata da Giuseppe Verdi nel 1853, non ci dimenticheremo mai.

 

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