Assunzioni, appalti e favori | Messina, la "rete" della Barrile - Live Sicilia

Assunzioni, appalti e favori | Messina, la “rete” della Barrile

Il capocentro della Dia per la Sicilia orientale: "Con le necessità della gente accrescono in consenso".

MESSINA – Favori, assunzioni, rapporti stretti con personaggi discussi e una fitta rete di patronati. Un vero e proprio sistema si celerebbe dietro l’ascesa di Emilia Barrile a Messina, ex presidente del Consiglio comunale, risultata la più votata alle ultime elezioni con 2.800 preferenze, non sufficienti, però, per superare la soglia di sbarramento del 5%. Esponente noto del mondo politico, transitata prima nel centrosinistra, poi nel centrodestra e, alle ultime elezioni comunali, nota per aver fondato la lista “I leali”. E invece, alle sue spalle si sarebbe consolidato un sistema criminale, come ipotizzano la Direzione investigativa antimafia e il procuratore di Messina Maurizio De Lucia che hanno chiesto e ottenuto, la misura cautelare, a suo carico, degli arresti domiciliari. “È un sistema che assomiglia molto a quelli del passato – commenta Renato Panvino, capocentro della Direzione investigativa Antimafia per la Sicilia orientale – attraverso la necessità della gente, che è quella di avere un posto di lavoro, abbiamo documentato come accrescono il consenso. Per fini elettorali vengono utilizzate le cooperative, che assorbono forze lavoro per poi trarre benefici economici e voti. È un sistema che è basato sulla costruzione del consenso, sfruttando lo stato di bisogno della gente”.

L’ONOREVOLE – Il nome di Francantonio Genovese, ex deputato del Pd transitato in Forza Italia, ricorre più volte nell’ordinanza di custodia cautelare dell’operazione Terzo Livello. Lui non è indagato, ma gli inquirenti hanno ricostruito i rapporti con la Barrile. Alcuni imprenditori si sarebbero rivolti proprio alla ex presidente del Consiglio comunale di Messina per intercedere su Francantonio Genovese e ottenere l’affidamento di commesse nel settore della cantieristica. In ballo, con Genovese, anche la richiesta di assunzione della figlia della Barrile, che lui avrebbe “caldeggiato”.

IL POTERE – I magistrati sottolineano “la consuetudine della donna allo sfruttamento della considerazione e potere di influenza che le derivava dall’importante ruolo pubblico e politico ricoperto per esercitare, con tratti di allarmante sistematicità, pressione su dirigenti e funzionari amministrativi del Comune di Messina, al fine di garantire il pronto soddisfacimento di interessi privati facenti capo a un ristretto gruppo di potenti imprenditori cittadini a lei collegati da una inquietante logica del do ut des in ragione della quale, a fronte dell’impegno profuso, ella veniva ricompensata dalla corresponsione di utilità di vario genere, essenzialmente costituite, anche in una più ampia prospettiva di ritorno elettorale, dall’assunzione di parenti o soggetti comunque vicini presso le attività imprenditoriali di tali soggetti e dalla promessa del coinvolgimento nelle speculazioni economiche di imprese ricadenti sotto il suo controllo”.

L’ASSUNZIONE – L’ex presidente del consiglio comunale è stata intercettata mentre rivendicava di essere riuscita a far assumere Francesco Macrì in una partecipata come autista. Macrì avrebbe prodotto, il 14 marzo del 2016, una falsa certificazione dalla quale risultava disoccupato dal 2009, ma in realtà, come accertato dall’estratto conto previdenziale dell’Inps, era occupato fino al 7 dicembre del 2015. Grazie a questa falsa attestazione, Macrì ottiene 5 punti, il massimo. Il suo colloquio però non è particolarmente brillante, Macrì sarebbe “privo di competenze specifiche”, ma la sua assunzione sarebbe stata pilotata dal direttore dell’azienda Daniele De Almagro, “il quale a più riprese interferiva nello svolgimento della procedura selettiva allo scopo di compiacere la Barrile per ottenere l’appoggio politico che, come resogli ben chiaro dalla donna, era l’unico appiglio di cui poteva godere per salvaguardare la sua posizione all’interno dell’azienda”. La Barrile sarebbe riuscita quindi in un miracolo, fare assumere come autista uno che, sottolineano gli investigatori, “non ha mai prestato attività come autista di autobus”.

LE COOPERATIVE – Alla Barrile sarebbero riconducibili due cooperative, la Peloritana Servizi e la Universo Ambiente, che la presidente del consiglio comunale avrebbe gestito “attraverso prestanome” e che “venivano utilizzate come schermo per celare interessi economici di cui era portatrice, sia interfacciandosi con gli imprenditori amici”, sia “conseguendo l’affidamento di servizi dall’amministrazione comunale o da aziende municipalizzate”.

SERVIZIO IDRICO – La Dia di Messina ha dedicato un capo d’indagine ai rapporti “privilegiati” tra la Barrile e l’Amam spa, società che gestisce il servizio idrico di Messina, finalizzati alla gestione di una corsia preferenziale negli appalti. Indagati sono, oltre alla Barrile, Leonardo Termini, Marco Ardizzone e Giovanni Luciano. L’appalto per i lavori di pulizia bandito dall’Amam sarebbe stato condizionato dal presidente dell’azienda, Giovanni Termini, favorendo la cooperativa Universo e Ambiente, già aggiudicataria dell’appalto per il biennio precedente.

I PATRONATI – La Barrile si sarebbe avvalsa, “per rafforzare il suo bacino clientelare”, di una “holding di patronati dislocati tra la città e la provincia, dai quali ricavava altresì importanti risorse economiche, anche finalizzate alla crescita del consenso elettorale”. La Barrile poteva contare su una rete di relazioni “con un certo numero di uomini d’affari locali”: Sergio Bommarito, Tony Fiorino, Vincenzo Pergolizzi, Angelo e Giuseppe Pernicone”. Un sistema che le ha consentito di ottenere ben 2.800 presenze, ma a poche settimane dal voto, è finita ai domiciliari.


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