Arrestati politici e imprenditori | Messina, maxi operazione I NOMI - Live Sicilia

Arrestati politici e imprenditori | Messina, maxi operazione I NOMI

In manette Emilia Barrile, ex presidente del consiglio comunale e altri volti noti. Gli arrestati.

DIREZIONE INVESTIGATIVA ANTIMAFIA
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MESSINA – Maxi operazione della Direzione investigativa Antimafia a Messina, sono in corso numerosi arresti di noti politici e imprenditori, come l’ex presidente del consiglio comunale Emilia Barrile, candidata sindaco con la lista “I leali” e gli imprenditori Angelo e Giuseppe Pernicone, alla guida di colossi messinesi degli appalti.

A eseguite gli arresti è la Dia di Messina, in sinergia con il centro Operativo di Catania guidato da Renato Panvino, con il supporto dei Centri e Sezioni di Reggio Calabria, Palermo, Bari, Roma, Caltanissetta, Catanzaro ed Agrigento.

I NOMI – In totale gli arrestati sono 13. Nel mirino dei magistrati è finita Emilia Barrile, presidente uscente del consiglio comunale, accusata, secondo quanto risulta a LiveSicilia, di corruzione con Marco Ardizzone, Angelo Pernicone e Giuseppe Pernicone, gli ultimi due sono soltanto indagati.

In carcere è finito Vincenzo Pergolizzi. Ai domiciliari: Emialia Barrile, Marco Ardizzone, Francesco Clemente, Stefania Pergolizzi, Sonia Pergolizzi, Carmelo Cordaro, Michele Adige, Vincenza Merlino, Carmelo Pullia, Giovanni Luciano. Sospensione dal pubblico ufficio per Daniele De Almagro.

La Barrile, in più occasioni, quale presidente del consiglio comunale di Messina, avrebbe accettato da Giuseppe e Angelo Pernicone la promessa di utilità economiche per compiere o avere compiuto atti contrari ai doveri di ufficio, violando i doveri di imparzialità, correttezze e autonomia, ponendo il suo ruolo e la sua influenza a disposizione del privato. La Barrile avrebbe costituito per i Pernicone un punto di riferimento per la copertura amministrativa “in favore di istanze di loro interesse avanzate presso il Comune di Messina, essendo a costoro legata, con Marco Ardizzone, da rapporti economici occulti afferenti tra l’altro la gestione dei parcheggi dello Stadio San Filippo in occasione delle partite di Calcio”.

Ardizzone e la Barrile sarebbero “legati a doppio filo”, “agendo sinergicamente in vista dell’obiettivo comune”. A dimostrarlo sarebbero diversi indizi e un’intercettazione, ritenuta dal “tenore inequivoco”, pronunciata dopo l’assunzione di Francesco Macrì all’Anam. “Penso che questa cosa l’ho fatta – dice la Barrile mentre le cimici della Dia registrano – penso che questa cosa è tutto apposto! Ne abbiamo sistemato un altro!”.

Gli inquirenti ritengono che sarebbe partecipe dell’associazione anche Carmelo Pullia, uomo di fiducia di Ardizzone, che in ragione “dei condivisi trascorsi criminali”, si legge nell’ordinanza, lo considera come un fratello, tanto da chiamarlo “me frati”. Pullia è un criminale di spessore, “pregiudicato per i delitti di omicidio – sottolineano gli inquirenti – associazione mafiosa, estorsione, violazione della legge sulle armi, per lui è stato chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di porto abusivo di armi e lesioni personali aggravate”, avrebbe gambizzato Carmelo Sollima. Tra i destinatari dei provvedimenti ci sono il direttore generale dell’azienda di trasporti comunale Atm, Daniele De Almagro, l’imprenditore Vincenzo Pergolizzi, il manager della società di riscossione Sire, Sergio Bommarito, e Francesco Clemente, dirigente del Comune di Milazzo

IL PROFILO – Barrile, prima nel centrosinistra, poi passata al centrodestra ha fondato la lista “I leali”, per rivendicare la sua “lealtà”, è risultata la più votata alle ultime elezioni comunali dove ha preso 2800 preferenze. La lista, però, non ha superato lo sbarramento del 5% e Barrile non è più tornata al Consiglio Comunale. La donna, che è ai domiciliari, é accusata di associazione a delinquere, abuso d’ufficio, atti contrari a doveri ufficio e violazione dei doveri di imparzialità nei confronti della pubblica amministrazione.

LE ACCUSE – Secondo gli inquirenti, utilizzando il potere che le derivava dal ruolo, e facendo pressioni su dirigenti e funzionari comunali, Barrile agevolava le pratiche degli imprenditori che a lei si rivolgevano: come Fiorino, che sarebbe stato aiutato nel disbrigo delle pratiche amministrative e tutelato da imprese concorrenti. Barile avrebbe ostacolato l’apertura di un esercizio commerciale nella zona dell’imprenditore amico. “Le indagini – scrive il gip che ha disposto le misure cautelari – rivelano la consuetudine della Barrile allo sfruttamento del potere di influenza che deriva dal ruolo pubblico per esercitare pressioni su dirigenti e funzionari del Comune per garantire il pronto soddisfacimento di interessi privati facenti capo a un ristretto gruppo di imprenditori cittadini a lei collegati da un inquietante logica del do ut des, essenzialmente costituito con prospettiva di ritorno sia elettorale che di assunzioni di parenti vicini presso attività imprenditoriali”. Secondo gli investigatori, inoltre, la donna era il vero dominus di due coop, la Peloritana Servizi e la Universo Ambiente, che gestiva attraverso prestanome. Grazie ad amicizie, come quella con un personaggio già coinvolto in un blitz antimafia con l’accusa di concorso in associazione mafiosa, riusciva a gestire alcuni servizi di ristorazione e di fornitura di steward per il parcheggio all’interno dello stadio cittadino.

Contestualmente, sono in atto anche ingenti sequestri che colpiscono diverse imprese e beni immobili, per un valore di numerosi milioni di euro

L’attività d’indagine denominata “Terzo livello” è stata coordinata dalla Procura della Repubblica di Messina, diretta dal Procuratore Capo Maurizio De Lucia, ed ha evidenziato, in sintesi, una rete di rapporti clientelari/affaristici nella gestione della cosa pubblica.

La nota dell’avvocato Nino Favazzo: “Nell’ambito della odierna operazione ‘Terzo livello’ condotta dalla Procura della Repubblica di Messina e dal Centro Direzionale della Dia, il dottor Sergio Bommarito, risulta raggiunto da informazione di garanzia in relazione alla condotta di traffico di influenze illecite, così riqualificata la originaria contestazione di concorso in corruzione. Nessuna misura, nè di natura personale, nè reale, è stata applicata nei confronti dell’imprenditore, che si dichiara certo di poter quanto prima chiarire la propria posizione”.

 

 


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