"Cercati un amico di corsa" | Il pizzo sul cantiere: 2 arresti - Live Sicilia

“Cercati un amico di corsa” | Il pizzo sul cantiere: 2 arresti

Uno degli arrestati si trovava in Germania: sono esponenti del clan Ragaglia, affiliati ai Laudani.

MESSINA – I carabinieri, attraverso il coinvolgimento dei canali di cooperazione internazionale di Polizia, hanno arrestato, su richiesta della Procura della Repubblica Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, Rosario Russo, classe ’93 originario di Castiglione di Sicilia (CT), e Francesco Confalone, classe ’82 originario di Malvagna (ME) ma residente in Germania. I due arrestati sono elementi di spicco del clan “Ragaglia-Sangani”, affiliato alla consorteria “Laudani” ed egemone nella frazione nord-orientale dell’area sub-etnea. Sono responsabili di tentata estorsione con l’aggravante del metodo mafioso, Il provvedimento cautelare è scaturito da una complessa attività d’indagine, convenzionalmente denominata “Porto Franco”, svolta dai militari della Compagnia Carabinieri di Taormina attraverso l’utilizzo di intercettazioni telefoniche ed ambientali.

Le indagini

Le indagini hanno preso origine da una denuncia, sporta nel febbraio 2016 presso la Stazione Carabinieri di Malvagna (Me), dal responsabile di cantiere della società di Paternò (CT) che si era aggiudicata l’appalto pubblico (per un importo di 630.332,36 euro) relativo ai lavori di completamento della circonvallazione del centro abitato di Malvagna (ME). Nella denuncia veniva formalizzato il rinvenimento di una bottiglia di plastica contenente del liquido infiammabile, un accendino ed un biglietto recante una frase manoscritta in dialetto siciliano dal chiaro tenore estorsivo “ceccati u amico buono di cussa” (letteralmente “cercati un amico buono di corsa”), che era stata attaccata alla maniglia di una macchina escavatrice.

Le indagini, immediatamente avviate, si indirizzavano dapprima su alcuni pregiudicati del circondario e, successivamente si concentravano sui i predetti Russo e Confalone i quali, come emerso dalle testimonianze raccolte, erano stati notati mentre si aggiravano, con fare “sospetto”, nei pressi del cantiere che era in fase d’avvio.

Relativamente poi all’aggravante del metodo mafioso, il provvedimento cautelare del Giudice ha evidenziato la rilevanza dell’atteggiamento degli indagati che hanno agito in un contesto ambientale “…connotato dalla pervasiva presenza di consorterie criminali aduse ad imporre il giogo estorsivo alle imprese aggiudicatarie di rilevanti commesse pubbliche…” e “…conformando il proprio agire a canoni comportamentali ormai tristemente noti…ricorrendo ad atteggiamenti obliqui ed insinuanti e formalizzando la richiesta attraverso una formula idonea a evocare una modalità comunicativa tipicamente mafiosa”. Dalle risultanze investigative è emersa, inoltre, una consolidata rete di rapporti con esponenti della criminalità organizzata mafiosa locale, in particolare con il clan “Ragaglia- Sangani” di Randazzo (CT), facente capo a Antonino Salvatore Ragaglia, inteso “Nino”, attualmente detenuto.


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