Le "madrine" di Cosa nostra | Il destino delle donne di mafia - Live Sicilia

Le “madrine” di Cosa nostra | Il destino delle donne di mafia

Maria Angela Di Trapani e Teresa Marino hanno preso il posto dei mariti boss.

Maria Angela Di Trapani e Teresa Marino sono gli ultimi esempi di donne boss. Hanno preso il posto dei mariti. Salvino Madonia e Tommaso Lo Presti si fidavano delle mogli. La loro storia insegna che non è una questione di sesso, ma di autorevolezza.

Non tutte le donne, però, hanno scalato le gerarchie. Il più delle volte non sono andate oltre il gradino della complicità. Raccoglievano silenti le confidenze degli uomini. Li supportavano, sul solco di donna Ninetta Bagarella che con i mafiosi, quelli sanguinari, il marito Totò Riina e il fratello Leoluca, divideva il sonno. Sul mensile S è dedicato un lungo speciale alle madrine di Palermo.

Le donne di mafia non si fanno mai troppe domande. Sanno già le risposte. Vivono all’ombra degli uomini, salvo uscire allo scoperto quando, una volta finiti in carcere i mariti, diventa necessario chiedere i soldi per campare la famiglia. E allora emerge con chiarezza che hanno sempre saputo chi fossero davvero le persone con cui hanno vissuto.

Lo scorso dicembre Maria Angela Di Trapani è tornata in carcere dove aveva già trascorso sette anni della sua vita. Era tornata in libertà nel 2015. È figlia e sorella dei boss Ciccio e Nicolò Di Trapani, ma soprattutto è la moglie di Salvino Madonia, ergastolano per una serie di omicidi fra cui quello dell’imprenditore Libero Grassi. Ed è proprio perché smistava gli ordini del marito capomafia detenuto al 41 bis che la donna era stata arrestata nel 2008. Il ruolo di Di Trapani conferma che a Resuttana comandano, direttamente o indirettamente, sempre i Madonia. Maria Angela è stata artefice del proprio destino. Come raccontava il fratello “ha sofferto da picciridda… a scuola non c’è più andata per amore di mio padre e di me… perché se ne è voluta venire con noi”. Un destino che l’ha condotta fino ad avere un ruolo chiave nella nuova mafia. Sarebbe stata lei, la “gran signora”- così veniva appellata – a dare il via libera alla destituzione di Giovanni Niosi dalla reggenza del mandamento di Resuttana. Andarono nella sua villa di Cinisi per dirle “che è un fango un traditore…”. Di Trapani si convinse che era meglio “buttarlo”.

Teresa Marino ha preso in tutto e per tutto il posto di Tommaso Lo Presti. Non si limitava a impartire gli ordini del marito detenuto. Era lei a dettarli. Una microspia piazzata nella sua abitazione ne ha svelato il ruolo di capo, in grado di garantire stabilità anche in vista di pesanti scarcerazioni: “… tu lo sai che cammini con la mia faccia, perché hai camminato con la mia faccia perché solo per questo puoi camminare e lo sai, che poi una te le deve dire tutte … lui era morto, e ora appena… ora esce.. .è normale, ora che esce Mulè con questo faranno la coppia vincente, e tu lo sai che senza di me sei perso, la verità… se ti conviene… e io con quelli ci mangio al mese…”.

A Marino veniva garantito uno stipendio mensile nettamente più alto rispetto a quello degli altri familiari di detenuti: “… lui gli stava portando i soldi duemila e cinque… duemila e quattro, mille e quattro mi deve dare… mille tre e ottanta… la prossima settimana ci sono altri duemila e cinque, e ancora non abbiamo finito ancora c’è il materiale..”. Si dava un gran da fare per mantenere la stabilità costruita dal marito. Tommaso Lo Presti aveva lasciato tutto in ordine: “… la pulizia lo ha lasciato con la pulizia più totale perché è la realtà, però gli ho detto Alessandro non è che tu ora vai alla vucc… vai qua vai alla Vucciria e fai bordello, quello se ne va allo Zen, quello se ne… che significa. Ma pure noi altri stiamo perdendo la faccia… e se tu mi dici no non ho l’obbligo. Quello gli ha detto dal primo giorno ‘non è cosa mia’”.

Donne di mafia Di Trapani e Marino, uscite allo scoperto. Tante altre volte le donne restano nell’ombra. Raccolgono le confidenze degli uomini, pur sapendo che vivono dei soldi accumulati illecitamente. Molte si devono accontentare delle briciole in una mafia dai conti in rosso. C’è, però, chi ha sempre fatto la bella vita e continua a farla.

Tutti i particolari sul Mensile S.


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