Rimpasto, nomi e deleghe| Orlando e la "sfida" di settembre - Live Sicilia

Rimpasto, nomi e deleghe| Orlando e la “sfida” di settembre

Al sindaco toccherà scegliere la sua nuova squadra, senza scontentare i partiti.

PALERMO – Il rientro dalle ferie, per l’amministrazione Orlando, non sarà certo una passeggiata. Al di là della visita di Papa Francesco, che ovviamente catalizzerà l’attenzione, e della ripresa delle attività ordinarie, con i neo amministratori delle partecipate che dovranno sedersi in plancia di comando e affrontare il nodo bilanci, sarà il rimpasto il vero banco di prova, almeno dal punto di vista politico.

Il Professore ha annunciato da mesi di voler ritoccare la sua squadra di governo: un’intenzione che prima si è arenata per i passaggi elettorali, poi ha dovuto attendere il consolidato e, infine, ha fatto i conti con i mal di pancia interni alla maggioranza. Uno scoglio, quest’ultimo, mica da ridere, tanto che la partita è stata rinviata a settembre proprio mentre Sinistra Comune puntava i piedi dopo la nomina di Michele Cimino all’Amat.

Il sindaco ha optato per una lunga pausa di riflessione, necessaria non soltanto per far calmare gli animi ma soprattutto per trovare una quadra che non è certamente facile. Degli otto assessori in carica, solo in tre sembrano sicuri di restare (almeno per il momento). Anzitutto Sergio Marino, vice di Orlando e suo uomo fidato: è lui che ha fatto nascere la Rap, è lui che è andato in soccorso del Professore nella scorsa sindacatura entrando in giunta, è lui che è stato scelto per farsi carico delle deleghe più delicate come il Suap e le Partecipate. Poi ci sono due tecnici, ossia Andrea Cusumano alla Cultura e Giuseppe Mattina al Sociale: il primo sta gestendo Manifesta, il secondo è benvoluto dal settore e ha anche il difficile compito di trovare mediazioni efficaci sulla ricollocazione dei Rom. Insomma, per il momento non si toccano.

Sarebbero con la valige in mano Antonio Gentile, Iolanda Riolo e Gaspare Nicotri, rispettivamente al Bilancio, alla Mobilità e al Personale, mentre sono dati “in bilico” Emilio Arcuri e Giovanna Marano: il primo è storicamente uno degli uomini più vicini a Orlando, la seconda è stata al fianco del primo cittadino anche in passato. La posizione di questi ultimi due assessori sarà decisiva anche per capire quanti posti si libereranno in giunta e qui arrivano le note dolenti, ossia i partiti.

Il Pd, Sinistra Comune e Sicilia Futura hanno già ottenuto la guida di alcune partecipate, ossia Rap, Amg e Amat, ma adesso spingono per piazzare i loro uomini nella squadra di governo. L’intenzione del Professore sarebbe di dare un posto ciascuno e, nel caso di cinque caselle libere, di tenerne due per sé, anche se non è un mistero che sia il Partito Democratico, sia Sc aspirino a due poltrone. La nomina dei componenti dei cda delle aziende potrebbe fungere da camera di compensazione, ma la trattativa si annuncia ardua: una volta stabiliti quanti posti dare e a chi, bisognerà ragionare di deleghe. Il Bilancio fa gola a tutti, ma è una poltrona che scotta dopo i rilievi del Ministero dell’Economia e quelli della Corte dei Conti, per non parlare delle difficoltà di cassa; il Personale consente di gestire migliaia di lavoratori, ma c’è il malcontento dei vigili, dei precari e dei videoterminalisti da gestire; la Mobilità è decisiva, come hanno dimostrato questi ultimi anni.

Il sindaco non avrebbe preclusioni sui nomi, ma sulle deleghe non si farà imporre nulla. Se Sicilia Futura sembra ferma sulla figura di Leopoldo Piampiano, Sinistra Comune potrebbe optare su uno tra Giusto Catania e Barbara Evola o su altri candidati che però non ce l’hanno fatta. Più complicata la trattativa in casa Pd, con l’area Cracolici che avrebbe posto il veto su Teresa Piccione: ai dem toccherà il compito di trovare una personalità in grado di mettere d’accordo tutte le correnti, cosa più facile a dirsi che a farsi.

Quello su cui tutti sembrano d’accordo, però, è che la nuova giunta dovrà arrivare fino al 2022, cioè alle prossime elezioni, quando i partiti dovranno nuovamente misurarsi con l’elettorato ma stavolta senza Orlando.


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