Il 'ricatto' di Salvini | M5s cosa farà? - Live Sicilia

Il ‘ricatto’ di Salvini | M5s cosa farà?

Un'alleanza innaturale, con conseguenze sotto gli occhi di tutti.

Semaforo Russo
di
4 min di lettura

“Non può essere la geografia a decidere dove salvare i nostri fratelli: serve una condivisione di tutta la comunità internazionale per superare il conflitto tra cuore e ragione. Per destare attenzione è stato fatto abbastanza, questa situazione non può durare ancora”. Sono le condivisibili parole usate dal presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci al Meeting di Comunione e Liberazione commentando la vicenda che ha coinvolto la nave della Guardia Costiera “Diciotti” (alla quale, per inciso, va la nostra incondizionata solidarietà e ammirazione).

Parole, in una fase in cui la Lega cerca di mettere mani e piedi in Sicilia con un’accanita campagna acquisti (da noi gli aspiranti a salire sul carro dei vincitori, non importa se sfacciati anti meridionalisti fino a ieri, non mancano mai), che non potranno non avere rilevanza qualificando la recente (e criticata) visita di Musumeci nel regno nordista di Pontida quale semplice risposta garbata a un invito a presenziare insieme ad altri governatori e non come un’ammiccante condivisione delle politiche leghiste, sovraniste e xenofobe, in vista di probabili salti della quaglia all’Ars a favore dell’attuale risicata maggioranza.

Spostando lo sguardo a Roma l’odissea della “Diciotti”, e degli immigrati costretti a restare bordo per giorni violando diritto e diritti e ogni regola universale di umanità, evidenzia un dato politico assai rilevante se esaminiamo con attenzione le posizioni assunte dalle forze politiche attualmente nella stanza dei bottoni, M5S e Lega. Anzi, meglio, le diverse posizioni assunte all’interno delle due forze politiche, differenze nette se parliamo dei pentastellati più sfumate dentro la Lega che si mostra, con il vento dei sondaggi in poppa, monolitica attorno al leader maximo.

La domanda è una, al netto delle minacce di dimissioni di Salvini per “ricattare” probabilmente da ora in poi compagni di cordata e lo stesso Capo dello Stato e delle sue sfide estremiste alle istituzioni nazionali, compresa la magistratura, ed europee: fino a quando può reggere l’alleanza tra la Lega e il M5S? Un matrimonio innaturale, è bene tenerlo in mente, non frutto del voto del 4 marzo scorso ma di una scellerata legge elettorale sostanzialmente proporzionale (il Rosatellum) che può costringere partiti alternativi a mettersi d’accordo per dare un governo al Paese, pena il ritorno alle urne. Non mancherà al lettore di ricordare gli scontri in campagna elettorale e precedentemente tra grillini e leghisti, realtà politiche del “nuovo” (in verità la Lega di nuovo e di non compromesso con il passato non ha nulla) che si sono presentate con programmi complessivamente distanti rivolgendosi a bacini elettorali socialmente, economicamente e territorialmente diversi.

Adesso, a governo fatto e con un premier (Giuseppe Conte) che si aggira smarrito tra le stanze di Palazzo Chigi e le perplesse cancellerie di mezzo mondo, la partita quotidiana si gioca tra i due vice premier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, quest’ultimo costantemente e artatamente cacciato in un cono d’ombra mediatico a seguito delle aggressive, per usare un eufemismo, politiche migratorie del sodale padano alias “io tiro dritto”, “io me ne frego”. In proposito, significativa l’irritazione di uno dei più alti rappresentati del M5S, Roberto Fico, terza carica dello Stato, nei confronti certamente del Salvini ma anche, direi soprattutto, di chi nel movimento di Grillo e Casaleggio gli va dietro perdendo progressivamente consensi e credibilità.

Il ragionamento non si ferma qui, il punto di rottura possibile non si limita alle politiche migratorie (ammesso che sequestrare una nave militare italiana e i suoi occupanti stremati possa definirsi “politica”) ma si estende a una consistente parte del cosiddetto “contratto” siglato dai due partiti per evitare il termine “alleanza” oggettivamente fuori luogo. I mercati (cioè i nostri risparmi non il lupo cattivo) seguono preoccupati le continue oscillazioni dell’Esecutivo e di singoli ministri su vari temi e settori, vedi per esempio il dibattito sulla revoca delle concessioni dopo la tragedia del ponte Morandi a Genova, la Tav (alta velocità), il progetto Tap (gasdotto); i conti navigano in acque agitate e finora restano al sicuro solo grazie al competente e paziente ministro dell’Economia Giovanni Tria, un uomo sull’orlo di una crisi di nervi nel faticoso tentativo di tenere a bada, pure dinanzi all’Europa, le irresponsabili pressioni di improvvisati e scalmanati colleghi di governo in perenne campagna elettorale; ancora lontane appaiono ipotesi finanziariamente percorribili su flat tax, reddito di cittadinanza e quota 100 (la riforma della Fornero), tutte e tre promesse su cui, piccolo dettaglio, sono state vinte le elezioni.

La paura, in conclusione, è che aizzato dai sondaggi qualcuno che per ora si diverte a creare emergenze inesistenti e a giocare con la dignità umana di povera gente, costretta a fuggire da situazioni terribili, possa far saltare il tavolo gettando l’Italia in un baratro morale ed economico ancora più buio di quello in cui già si trova. Il M5S intende consentirlo?


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI