Non accettiamo più | l'idea della morte - Live Sicilia

Non accettiamo più | l’idea della morte

Le tragedie che reclamano un colpevole. Ma non ci sono solo quelle.

Manovra a Tinaglia
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Ad ogni evento calamitoso, segue l’apertura di un’inchiesta. E’ normale che sia così. E non solo perché in Italia vige il principio della obbligatorietà dell’azione penale, ma perché dietro ad ogni tragedia c’è quasi sempre un responsabile. Dico quasi, perché la cosa mi è chiarissima con riferimento al crollo del ponte Morandi. Mi è un tantino meno chiara per la tragedia in Calabria, nelle gole del Raganello. Ma non importa, non è questo il punto. Quelli citati erano solo due esempi.

Il punto è che tutto ormai (spesso, troppo spesso, col senno del poi) ci sembra evitabile, contrastabile, prevedibile. I progressi della conoscenza hanno spalancato le porte al nostro ottimismo. Da tempo, per dire, è cominciamo l’assalto anche al concetto di morte, inteso come evento naturalmente inevitabile.. Conosco gente che ha invocato casi di malasanità per la madre ultranovantenne affetta da problemi respiratori ed ipertensione. Concetti come destino, fato, fatalità, caso, inevitabilità, ci appaiano sempre più lontani, come fossero ormai superati, parole senza senso. Ci fanno paura. Preferiamo concetti come imputabilità, responsabilità, colpa.

Forse è per questo che la notizia della iscrizione di qualcuno nel registro degli indagati dopo ogni evento (crollo, alluvione, frana, nubifragio o terremoto che sia) produce un effetto vagamente tranquillizzante e consolatorio. Il dato curioso è che tutto questo mi sembra perfettamente comprensibile. Sono aumentate le nostre aspettative, si sono dilatate, esattamente come i confini delle nostre conoscenze. Nel nostro immaginario ci avviamo verso una società in cui tutto può essere calcolabile, programmabile. Insomma, un modello sociale che sembra non tenere conto della nostra autentica dimensione umana ed esistenziale.

Ma io non ci trovo nulla di velleitario in tutto questo. Solo che a volte mi viene da pensare che forse ci stiamo fottendo la testa.

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