I verbali del caso Diciotti | Malta, Salvini e lo stop in mare - Live Sicilia

I verbali del caso Diciotti | Malta, Salvini e lo stop in mare

I migranti a bordo della Diciotti

Ecco i racconti dei migranti a bordo della nave della guardia costiera.

PALERMO – “Sono partita dal mio paese nell’agosto del 2016”: inizia così il racconto di una donna eritrea di 29 anni. Un racconto che arriva fino ai giorni nostri. I giorni dell’odissea a bordo della nave Diciotti, bloccata per giorni in mare.

Mentre la Procura di Palermo studia il fascicolo trasmesso da Agrigento sul ministro dell’Interno Matteo Salvini, i pm palermitani continuano a indagare sugli scafisti mischiatisi con i migranti e fermati appena scesi dalla nave della Guardia costiera italiana nel porto di Catania. Sul tavolo del procuratore aggiunto Marzia Sabella e del sostituto Gaspare Spedale sono finiti i verbali raccolti il 25 e 29 agosto dai poliziotti delle squadre mobili di Messina e Agrigento.

Prima tappa della donna è stato il Sudan “dove mentre lavoravo in un ristorante conoscevo un eritreo di nome Abraham”. A quest’ultimo consegnò “3.600 dollari per aiutarmi a raggiungere in Libia dei mie parenti”. La fecero salire “a bordo di un camion insieme ad altre 35 persone e ci portavano in un accampamento nella città di Kufra per poi giungere a Sherif”.

Qui incontrarono per la prima volta il personaggio chiave delle indagini, il carceriere di cui si conosce solo il nome “Abdusalem”. “Venivamo poi portati nella città di Imonwolid – aggiunge la donna – all’interno di un accampamento sotterraneo dove sono state violentata diverse volte”. Da qui nella città di Nasma dove “ci portavano in una spiaggia e fatti salire su un barcone e ci picchiavano per velocizzare le operazioni”.

Tre giorni in mare fino a quando non è intervenuta la Diciotti, prima però “venivamo intercettati da un’imbarcazione militare veloce maltese che ci forniva dei giubbotti di salvataggio e dei viveri, per poi allontanarsi”.

Il viaggio della speranza verso le coste italiane inizia solo dopo che gli organizzatori ricevono i soldi, sborsati dai parenti dei migranti. Soldi consegnati in contanti, ma anche bonificati su conti correnti. Nove mila euro è la cifra pagata dalla donna.

Un eritreo di 17 anni, uno dei 27 minorenni salvati, racconta che dal Sudan è giunto l’anno scorso a Ben Walid in Libia “dove eravamo 500 migranti di varia etnia, Ciad, Sudan, Nigeria. I libici erano quelli che comandavano”. Doveva essere una tappa di passaggio e invece “lì sono rimasto per sei mesi. Non avevo i soldi. Per intraprendere il mio viaggio ho pagato 2.200 dollari americani”. Pensava che fosse tutto finito ed invece “venivamo dirottati verso un altro capannone gestito da un altro trafficante. Venivamo sostanzialmente venduti. Alla fine i miei genitori sono riusciti a pagare 3.000 dollari”. Ed è salito sulla barca assieme agli scafisti di cui ha riconosciuto le fotografie.

Sul contatto con i maltesi un sedicenne riferisce che “dopo circa 24 ore di navigazione, era notte, ho visto due piccole imbarcazioni con i fari accesi. A bordo vi erano tre uomini che parlavano inglese. Ho capito che erano maltesi. Ci fornivano di salvagente… ci dicevano di seguirli perché ci avrebbero condotti a Lampedusa. Seguivamo l’imbarcazione per circa sette ore. Poi ci lasciavano e dopo poco tempo venivamo soccorsi dalle navi italiane”. Frasi che potrebbero riaccendere lo “scontro” fra Salvini e il governo maltese.

 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI