Cuffaro, il convegno della discordia | Fava contro "le forche" grilline - Live Sicilia

Cuffaro, il convegno della discordia | Fava contro “le forche” grilline

L'attacco dei 5 Stelle, la difesa di Micciché. Il presidente dell'Antimafia e Cracolici: "Ha diritto di parlare".

PALERMO – L’immancabile polemica non ha tardato a materializzarsi. Quando si è appreso che Totò Cuffaro avrebbe rimesso piedi a Palazzo dei Normanni per partecipare a un convegno sul tema dei figli dei detenuti, l’attacco dei grillini è scattato praticamente in automatico. Dalla lontana America Giancarlo Cancelleri ha recapitato un video definendo “uno schifo” la circostanza della partecipazione dell’ex presidente della Regione al convegno in programma il 13 settembre nell’aula intitolata al suo predecessore Piersanti Mattarella. A Cancelleri ha replicato il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè ma si è fatto sentire per bacchettare i grillini anche un avversario politico storico di Cuffaro come Claudio Fava, che parla di “facile manicheismo” difendendo il diritto dell’ex detenuto Cuffaro a parlare della sua esperienza da carcerato.

“Miccichè stai sbagliando. Questa cosa è uno schifo, è disgustoso”, protesta il grillino Cancelleri nel lungo video girato a New York, dove il grillino si trova in vacanza, che si chiude con un invito ai cittadini siciliani di inondare la casella di posta del Parlamento regionale di proteste. “Queste persone seppur hanno pagato il loro conto con la giustizia non hanno pagato il conto con la morale dei cittadini”, ha aggiunto il vicepresidente dell’Ars.

Non è tardata la risposta del presidente dell’Assemblea Micciché, che ha autorizzato l’uso della sala Mattarella, diversamente da quanto decise in una circostanza analoga il suo predecessore Giovanni Ardizzone nella precedente legislatura, una decisione che allora fu contestata tra gli altri dall’ex presidente del Senato Renato Schifani. “Comprendo bene che ti senti in ‘missione per conto di Dio’ – dice Micciché a Cancelleri citando la celebre battuta dei Blues Brothers – ma non compete né a me, né a te fare il giustiziere”.

“Che ti piaccia o no – prosegue il presidente dell’Ars – Totò Cuffaro ha scontato la sua pena e saldato il suo debito con la giustizia. Ricorda, inoltre, che mettere la museruola a qualcuno è segno di paura, non di forza. In vita mia non ho mai impedito a chicchessia di dire la sua, men che meno lo farei con chi ha sofferto in carcere”.

Ma a difendere il diritto di Cuffaro a parlare della sua esperienza da detenuto è anche un esponente storico dell’antimafia come Claudio Fava. Che critica le “vibratissime proteste”: “Il manicheismo è una bandiera facile da innalzare, non si paga mai pegno e ci rende tutti eroi”. Così Fava che sottolinea come “un ex detenuto, che ha scontato interamente la propria pena, viene invitato a discutere (con il direttore del carcere di Palermo e con il garante per i detenuti) di galera, pena e riabilitazione. Vibratissime proteste perché l’ex detenuto in questione è Totò Cuffaro. Magari se fosse stato un rapinatore, un omicida, un terrorista o un tangentista nessuno si sarebbe strappato le vesti”.

Fava, ricordando la sua distanza da Cuffaro e precisando che avrebbe condiviso l’indignazione se in quella sede l’ex governatore fosse stato invitato  discettare di politica, spiega in un lungo post su Facebook: “Dunque? Dov’è lo scandalo? Deve tacere perché si chiama Cuffaro? Ci fa così paura da togliergli il diritto di parlare della sua esperienza di detenuto assieme a un direttore di carcere e al garante dei detenuti? Se è davvero così, invece di fingerci indignati emaniamo un editto che tolga ai politici condannati per mafia ogni diritto, ogni dignità, ogni rispetto. Chiudiamoli in galera e buttiamo via la chiave – aggiunge provocatoriamente il presidente della commissione Antimafia -. E magari alziamo le forche in piazza, che alla pancia degli italiani piacciono tanto. Poi però non lamentiamoci di quelli come Salvini che se ne fottono della Costituzione e dei diritti degli individui ritenendo, per il bene della patria, che quei diritti possano essere soppressi con un tweet”.

Anche il dem Antonello Cracolici  parla di polemica “spropositata”. “Ho conosciuto Cuffaro dai tempi della frequenza universitaria, e con lui siamo stati sempre su fronti contrapposti. Non ho mai condiviso la sua idea di Sicilia, la sua idea della politica. Ma non sopporto che si debba mettere in discussione la libertà di parola contro qualcuno”, dice il deputato del Pd.

L’ex governatore, pietra dello scandalo, si fa sentire con una nota. In merito a notizie riportate dalla stampa circa un suo possibile ritorno in politica alle Europee se otterrà la riabilitazione penale dopo la condanna per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra che gli ha fatto perdere tra l’altro il diritto all’elettorato attivo e passivo. “Smentisco categoricamente qualsiasi mio impegno futuro in politica – scrive Cuffaro -. La richiesta di poter beneficiare della riabilitazione penale è un diritto che intendo esercitare e che nulla ha a che vedere con la politica attiva e di partito. L’unico impegno politico che intendo proseguire è quello sociale e umanitario in favore degli ultimi e che mi vede coinvolto con tante altre persone in progetti di assistenza medica e per la realizzazione di infrastrutture sanitarie”.


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