"Bocconcino", "Majin bu" e la mafia | I signori della droga a Ballarò - Foto - Live Sicilia

“Bocconcino”, “Majin bu” e la mafia | I signori della droga a Ballarò – Foto

Il personaggio manga e Giovanni Rao

Chi sono due personaggi chiave del blitz dei carabinieri. LE FOTO DEGLI ARRESTATI

PALERMO – Nella scala gerarchica dello spaccio a Ballarò occupavano il gradino più alto. Silvio Mazzucco e Giovanni Rao avrebbero promosso, diretto e finanziato l’associazione criminale che smerciava cocaina, crack, hashish e marijuana nel popolare quartiere palermitano.

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Il primo, 39 anni, è già stato condannato per un’estorsione commessa agli ordini dei boss di Palermo Centro. Per il secondo, 26 anni, pesano i suoi contatti frequenti con Salvatore Mulè e Francesco Paolo Lo Iacono, uomini che contano nella famiglia mafiosa del mandamento di Porta Nuova.

Ai loro ordini avrebbero risposto Ignazio e Antonino Gallidoro, e Litterio Runza a cui spettava il compito di gestire la rete di pusher. I capi preferivano stare alla larga da via Nunzio Naso, la strada dello spaccio. Si facevano vivi di tanto in tanto, mentre erano altri a fare il lavoro sporco. Mazzucco era il supervisore. Se ne andava in giro in sella alla sua bicicletta elettrica. A volte, però, doveva uscire allo scoperto convocando riunioni nel pub del suo suocero in via Nunzio Naso.

Poco meno di dieci anni fa Mazzucco è stato condannato perché cercò di imporre il pizzo ad una società che si occupava del rifacimento della rete fognaria nel centro storico di Palermo. Pretendeva 40 mila euro, il tre per cento su un lavoro di un milione e 200 mila euro. Solo che il titolare dell’impresa non si piegò e si rivolse all’associazione Libero Futuro. I suoi coimputati erano Pietro Abbate, fratello di Luigi, detto “Gino u mitra”, pezzo grosso della famiglia di Palermo Centro, Francesco Paolo Lo Iacono e Filippo Burgio, postino di Gianni Nicchi.

Nel 2016 il blitz “Panta Rei “ dei carabinieri fotografò la mappa del mandamento mafioso di Porta Nuova. Dalle intercettazioni veniva fuori l’attesa per la scarcerazione di Mazzucco e Massimo Mulè, fratello di Salvatore e molto legato all’allora reggente del mandamento Gaetano Lo Presti. “Mi ha scritto Silvio – raccontava Massimo Mulè al fratello Salvatore – vi saluta il ‘bocconicino’… sabato.. dice: io giorno 11 esco.. tu devi scendere all’udienza che voglio vederti… ora ci scrivo… si esce giorno 11 … è un bravo picciutteddu… è nato in un contesto… però lui è affettuoso… è un bravo picciutteddu…”.

‘Bocconcino’ era il soprannome di Mazzucco, mentre Rao di nomignoli ne ha due: “Manciaciumi” e “Majin Bu” (è un personaggio di una serie di cartoni animati manga). Rao era più esposto. I carabinieri lo hanno monitorato in sella a un maxi scooter mentre raccoglieva i soldi dello spaccio. Quando finì in carcere Francesco Viviano, un altro componente della banda, spettava a Rao occuparsi del suo mantenimento. Evidentemente non sempre rispettava gli impegni visto che Viviano durante un colloquio in carcere suggeriva alla compagna cosa riferire a Rao: “…mio marito è in galera…dice non vuole essere carente con lui?… io ho figli piccoli a casa… ecco… perché me li deve mandare perché appena esco gli rompo le corna…”. nel frattempo Viviano ne avrebbe parlato con Lo Iacono, il boss detenuto insieme a lui a Pagliarelli. Rao si meritava una tirata di orecchie.


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