Quasi 11 mila i disabili gravissimi | “Più che nelle altre Regioni d’Italia” - Live Sicilia

Quasi 11 mila i disabili gravissimi | “Più che nelle altre Regioni d’Italia”

Lo studio: in 14 anni cresciuti di 7 volte. Le associazioni: “Ma nell’Isola si vive male”.

IL REPORT SULLA SICILIA
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PALERMO – In 14 anni sono cresciuti di sette volte. E adesso i disabili gravissimi in Sicilia sono quasi 11 mila. Molti di più della Lombardia, oltre tre volte maggiori di quelli del Lazio, sette volte più numerosi di quelli della Campania. I numeri sono raccolti in un report che oggi è sul tavolo dell’assessorato regionale alla Salute. I fondi assistenziali per i disabili gravissimi siciliani, racconta lo studio, ci sono, ma in quattro anni i destinatari si sono moltiplicati esponenzialmente, con cifre assai diverse da quelle di altre parti d’Italia.

Nello studio, appunto, vengono comparate undici regioni italiane (Lombardia, Lazio, Campania, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Puglia, Toscana, Calabria, Sardegna e Sicilia) in termini di finanziamenti assistenziali ai disabili, con particolare riferimento a coloro che potrebbero non sopravvivere senza assistenza 24 ore su 24 – i cosiddetti gravissimi. Ne emergono numeri sorprendenti, con una clamorosa impennata dei beneficiari dell’assegno di cura nell’Isola: dai 1.598 del 2013, si è passati ai 10.753 del 2017. I disabili gravissimi siciliani sarebbero quindi più del doppio che in Puglia, quasi il doppio rispetto al Veneto.

Ciononostante, stando allo studio commissionato dalla Regione, le cifre degli assegni per i disabili gravissimi siciliani risultano in linea con la media massima e al di sopra della media minima. L’importo dell’assegno di cura infatti oscilla tra un minimo di 840 euro e un massimo di 1.200, contro i 1.000 della Lombardia e gli 800 del Lazio. Riguardo poi agli interventi per la disabilità e alla programmazione della rete di servizi sociosanitari e sociali, secondo il report l’Isola è quarta su undici, con finanziamenti per un totale di 250 milioni; al di sopra solo Lazio, Lombardia e Sardegna.

Nettamente contrapposto ai dati Regionali è il punto di vista Antonio Costanza, vice presidente di Anffas Sicilia Onlus (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), che contesta duramente il report di Razza: “La sola condizione di salute è una discriminante ormai vecchia: la disabilità, gravissima e non, si evince anche dalle difficoltà causate dall’ambiente in cui si vive. Da questo punto di vista – osserva Costanza – probabilmente la Sicilia è quella messa peggio in Italia”. Inoltre, secondo Costanza il vertiginoso aumento dei numeri è addirittura arrotondato per difetto: “Inammissibile che il governo regionale non tenga conto, ad esempio, di tutti i disabili intellettivi automaticamente esclusi da questo elenco. Ma oltre il danno, ora i disabili gravissimi devono anche subire la beffa di essere considerati troppi”.

Non guerra ma collaborazione: questo chiede Anffas alla Regione Siciliana, e lo fa reclamando da tempo l’applicazione del “Progetto individuale” a cui si fa riferimento nell’articolo 14 della legge 328 del 2000. “Consentirebbe di stilare un vero e proprio progetto assistenziale per ciascun disabile”, spiega Costanza. “Dovendo valutare l’esatto fabbisogno delle persone, verrebbe da sé la contezza dei numeri. Invece, la Regione si basa su un approccio obsoleto e inadatto, quello delle sole UVM [Unità di valutazione multidimensionale] allo stato attuale. Le persone non vanno contate e basta”. L’assessore Razza propone una soluzione attraverso il potenziamento delle UVM, affinché possano tener conto di altri fattori assistenziali oltre a quello prettamente economico.

A Costanza fa eco Lunia Ales, psicologa di 43 anni, membro del comitato “Handicappati, no cretini” e di varie Onlus. “Prima di tutto sono una persona con una disabilità – dice – e in quanto tale, dall’interno di questa realtà, posso affermare che in Sicilia il disabile non è una risorsa ma un peso”. Il riferimento è a tutte le possibilità che, a suo dire, la Regione Siciliana non sfrutta in maniera costruttiva. Lunia Ales è anche la coordinatrice del Tavolo mobilità e accessibilità presso l’Organismo territoriale promozione dei diritti delle persone con disabilità. La sua esperienza diretta di persona disabile e allo stesso tempo impegnata nelle politiche pubbliche, conferma la realtà descritta da Costanza: “Ci sono regioni dove tutto ciò è profondamente diverso – prosegue Ales – a Cagliari il presidente di una cooperativa locale è riuscito a rendere le spiagge accessibili a tutti, fisicamente ed economicamente. Parliamo dell’ABC. Non c’è affatto da sorprendersi, se la Sicilia viene considerata la peggior regione d’Italia per vivere in condizioni di disabilità, Gravi o meno che siano. Non vogliamo di certo un miracolo o una cura, ma quantomeno chiediamo di vivere nella normalità. In Sicilia invece si regredisce”.

L’inadeguatezza della Regione nell’affrontare il fenomeno con completezza viene sottolineata anche da Giovanni Cupidi, statistico di 39 anni e tetraplegico da 13, fautore di molte battaglie per il riconoscimento dei diritti dei disabili siciliani. Cupidi non entra nel merito delle modalità con cui sono stati censiti i disabili gravissimi, ma muove una critica alla mancanza di alternative assistenziali efficaci e mirate: “Nelle altre regioni, le misure a sostegno delle persone con disabilità e delle persone anziane con disabilità sono molteplici – fa notare Cupidi – mentre in Sicilia l’unica misura di sostegno è l’assegno di cura e non vi è altro”. Anche a questo proposito Razza fornisce una contromisura: 8 milioni di euro per l’istituzione dei Pua, sportelli unici che consentiranno ai disabili di interagire con la Regione senza intermediazione né distacco.


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