Nozze con padre Puglisi | Mondello bellissima FOTO - Live Sicilia

Nozze con padre Puglisi | Mondello bellissima FOTO

Un giovane padre Puglisi celebra le nozze di Mario e Lina (foto tratta dalla pagina facebook insieme per Mondello)

Chi era quel giovane prete, quel giorno di dicembre. Le storie 'nascoste' della borgata FOTO

PALERMO– La sposa era bellissima, forse un po’ nervosa. “Quando arriva il parrino?”, chiesero. “Un po’ di pazienza, viene da Godrano”. L’attesa sgocciolava, nella chiesa di Santa Maria degli Angeli, a Partanna Mondello. Qualcuno si guardava le scarpe. Qualcuno fissava l’orologio. Ma, alla fine, il parrino arrivò per le nozze. Era un giovane prete, pettinato con serietà. Però non era questo che si ricordava di lui. Di lui si ricordava la macchina, una Cinquecento scassata, e il sorriso che ti entrava dentro come una lama calda e buona.

Del giorno felice in cui sposò Mario Pecoraro – era il 28 dicembre 1970 – Lina Pata non ha dimenticato niente: “C’era un bel sole. Don Pino Puglisi lo avevo incontrato in istituto, rappresentava una figura essenziale per noi. Un sacerdote, un genitore, uno psicologo. Non so dirle che gioia quando accettò di celebrare la Messa per il mio matrimonio”. Invece, Lina lo dice benissimo. E Mario, accanto a lei che parla al telefono, commenta, in sottofondo, con identica tenerezza.

La storia di Lina e Mario è solo una delle tante, declinate per immagini e parole, in cui ti imbatti, quando entri nel cuore di Mondello che non tutti conoscono. La cronaca invade, come la pioggia, la bellezza della borgata in riva al mare. Ed è, ogni volta, una follia di strade allagate, di tombini scoppiati, di munnizza che galleggia e di gente giustamente esasperata che si sente abbandonata a se stessa.

Ma c’è anche tanta meraviglia segreta, se sai guardare negli angoli. Ma c’è un luogo della memoria che è un tentativo di costruire spazi umani condivisi. Su Facebook campeggia il gruppo ‘Insieme per Mondello’, è qui che si narra di Mario, di Lina e di altre cento storie a lieto fine.

Il custode è Mario Cucina, personaggio notissimo da queste parti: “Oggi – dice lui – c’è molta esasperazione, c’è molta rabbia. Volevamo una boccata d’aria fresca e un posto in cui la gente potesse stare comoda, serena, ricordando come eravamo e valorizzando le cose belle del presente”. Mario, oltretutto, contribuisce in prima persona, con la macchina fotografica a tracolla, immortalando residenti, Super Santos e paesaggi con innegabile maestria.

Alla fine, il gioco dell’amarcord è piaciuto a tanti. Così, sulla pagina, sono spuntati, al netto di qualche timidezza, di qualche imbarazzo, le immagini di epoche stratificate, soprattutto in bianco e nero.

Gli adulti contemporanei hanno postato gli scatti di quando, da bambini, pasticciavano la sabbia, con cuffietta e secchiello, davanti alle cabine, con una implicita lacrimuccia di nostalgia. C’è chi ha donato le istantanee della Mondello trascorsa, con le reti di pescatori, con le auto d’epoca. C’è chi ha segnalato momenti conviviali al bar, con vestiti, macchinette del caffè e profumi – le memorie hanno un profumo – di molti anni fa. E non è raro intravvedere polipi vegliardi, dall’aspetto imponente, che sembrano usciti da documentari circa le mostruose specie marine.

Al tempo che fu si aggiungono le meraviglie di adesso, i tramonti in riva alla spiaggia, l’acqua di settembre, finalmente azzurra, depurata dalle chiazze giallastre che la ricoprono ad agosto, certi gelsomini sorpresi in tutto il loro candore, palloni, chitarre e ragazzi che annunciano la prossima estate, mentre l’attuale, in dissolvenza, cede il passo all’autunno.

Ed è questo che fa la bellezza, nella sua missione più cristallina: conserva la felicità che c’è stata per la felicità che verrà. Tutto si ritrova, a poco a poco, guardando in quegli angoli: le canzoni, gli amori, una indimenticabile conchiglia dell’infanzia. Perfino la grazia di un giovane prete che sapeva sorridere sempre, tanto da offrire il sorriso, come un dono, come una conversione, come una profezia, ai suoi carnefici, nel giorno in cui lo ammazzarono.

MONDELLO, LE FOTO DELL’AMARCORD 

 

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