La casa di cura Candela:| "Contaminazione dei reperti" - Live Sicilia

La casa di cura Candela:| “Contaminazione dei reperti”

La clinica Candela

Riceviamo e pubblichiamo la nota della clinica sulla notizia della neonata morta sei anni fa.

Riceviamo e pubblichiamo integralmente la nota della clinica Candela:

In relazione all’articolo “Bimba morta dopo il parto – analizzati i reperti sbagliati -” a firma di Riccardo Lo Verso e pubblicato sulla cronaca di Palermo dell’odierna edizione del Vostro quotidiano, per completezza d’informazione, Vi significhiamo quanto segue.

Il Dott. Nicolò Polizzi, perito nominato dal Giudice per accertare il profilo genetico della placenta, non ha affatto riscontrato la presenza di un DNA maschile in tutti i reperti esaminati.

Infatti il predetto ha osservato, con certezza, un profilo genetico maschile soltanto in quattro dei preparati istologici della placenta rispetto i 74 esaminati, mentre nessun profilo genetico è stato osservato nei preparati istologici di organi e tessuti prelevati durante l’autopsia della neonata.

La circostanza appare contraddittoria ed incompatibile con un giudizio esaustivo, apparendo ben possibile che i quattro reperti abbiano subito una contaminazione nel corso delle numerose consulenze tecniche effettuate dalla Autorità Giudiziaria.

Per quanto concerne l’operato di questa Casa di Cura e le procedure dalla stessa seguite, si tiene a precisare che, ogni qual volta si verifica un “evento critico” in occasione di un parto, si procede alla conservazione della placenta della partoriente e del cordone ombelicale del neonato, al fine di operarne l’invio ad un organo istituzionale sanitario “super partes”.

La detta procedura viene attuata prescindendo da eventuali valutazioni critiche che potrebbero formularsi, dai congiunti del neonato, circa l’operato della struttura e, tantomeno, dalla sussistenza di un contenzioso o dalla possibilità che lo stesso possa esperirsi.

La Casa di Cura, infatti, a tutela dei diritti del neonato e/o dei congiunti dello stesso, ha sempre valutato come obbligo morale e deontologico rapportarsi con organi istituzionali quali, appunto, come detto, l’Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Palermo, al fine di richiederne una valutazione oggettiva e responsabile di quelle che potrebbero essere state le cause del decesso del neonato.

Pervenuti all’Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Palermo la placenta ed il cordone ombelicale, detto Istituto, come nel caso in esame, ne attesta l’avvenuto ricevimento.

Fermo restando quanto sopra, occorre, ulteriormente, precisare che sia nei giorni precedenti nè il giorno del parto, né nei giorni successivi, presso questa Casa di Cura, si sono avute nascite che abbiano comportato patologie simili a quelle riconducibili alla neonata.

Non può, per ultimo, non evidenziarsi come il GIP, nella Ordinanza di archiviazione del 7 febbraio 2018, prescindendo dalla paventata ipotesi dell’esame di una placenta non riferibile alla partoriente ha, così, argomentato: ‘gli elementi emersi dai dati autoptici lascerebbero residuare una situazione altamente dubbiosa tale da non potere escludere lo shock settico, sì da non consentire il sostenimento dell’accusa in giudizio’.

Naturalmente questa Clinica si riserva di promuovere le opportune iniziative giudiziarie a tutela della propria immagine e conseguenti alle notizie parziali diffuse”.

 

 


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