Ancora una volta un papa passa da Palermo, attrae folle festanti, riparte con i ringraziamenti ufficiali delle autorità e, ancora una volta, nulla sembra cambiare nella gente che pure l’ha applaudito commossa. Che cosa non va come dovrebbe o, per lo meno, come ci si augurerebbe? Lo dichiaro subito: non lo so.
Non ho ricette né consigli. So che certamente, al suo posto, non farei meglio di lui. Eppure questa consapevolezza non mi esonera dal cercare di capire. Una giovane amica, Federica, nel corso di una cenetta familiare, mi ha offerto qualche elemento di riflessione: “Non sono riuscita ad assistere alla messa (quella dove veniva ricordato che i mafiosi non possono essere contemporaneamente cristiani) poiché il Cassaro era completamente intasato, ma sono riuscita a riservarmi un piccolo spazio per ascoltare il dialogo con i giovani a piazza Politeama. Ho pensato che, in quanto giovane, non potessi assolutamente perdermelo. Vedendolo arrivare sulla papamobile non nascondo di avere provato una sorta di euforia , forse data dall’empatia nei confronti delle persone che mi stavano vicine (non ho idoli, di solito). Ed ecco la folla gremita rivolge lo sguardo a lui: sessantamila occhi puntati addosso, sessantamila orecchie in attesa. ‘Cari amici, buonasera! ’ : sessantamila mani in festa. Ai ragazzi che gli chiedono come ascoltare Gesù risponde : ‘La parola di Dio è dinamica, non si ascolta stando in poltrona’. Il messaggio è così efficace che un vicino (pigro) propone, sul momento, alla sua ragazza di iniziare a correre alla Favorita. Aggiunge : ‘Sul telefonino le chiamate del Signore non arrivano, nemmeno in tv dove il Signore non possiede nessun canale, nemmeno nella musica assordante e nello sballo’; ‘Sporcatevi le mani’; ‘Sognate in grande’; ‘Aiutate’; ‘Servite’ , ‘Amate’ . Continua poi con un discorso sull’integrazione, ricordando che bisogna accogliere e amare, perché ‘Dio ama chi dona’. Tutto troppo bello e troppo condivisibile . Mi stufo di ascoltarlo. Spintonata e quasi schiacciata dalla gente sono andata via col mio ragazzo . Ho pensato che non avrei riconosciuto autorevolezza a quel discorso solo perché a pronunziarlo era stato il papa. Il trionfo dell’ovvio è proprio ciò che non mi aspetto. Parlare a tutti, farsi capire da tutti, non vuol dire dovere piacere a tutti. Vorrei un papa che mi metta in crisi, che mi sorprenda, che mi scuota . Immagino che trovare Dio nel proprio cuore sia molto costoso in termini d’impegno della vita : non si può parlare solo di amore in senso generico… Questo papa francescano – amato dagli atei, dagli agnostici, dai conservatori, dai gay (quelli la cui omosessualità si è presentata dopo i vent’anni e che non sono passati, da piccoli, per lo psichiatra), dalla destra, dalla sinistra – questo papa che si esprime su tutto e piace un po’ a tutti è simpatico, ma non centra il punto. Ho il vago ricordo di un passo evangelico in cui Gesù sostiene di essere venuto sulla terra per portare non la pace, ma la spada. Vorrei che le parole di un papa avessero su di me la stessa influenza esercitata da alcuni preti scomodi, da alcuni teologi laici… Ma forse questo lo posso dire perché io non devo piacere a tutti ”.
Ascolto; registro le considerazioni a caldo di una persona sveglia, onesta, di tutta un’altra generazione. E taccio. Ciò che riesco a pensare è solo che la nostra epoca – dopo la morte di Gandhi, di Martin Luther King, di Che Guevara, di Nelson Mandela – ha bisogno di profeti. La storia vive della dialettica fra istituzioni e profezia. Non si può chiedere agli esponenti delle istituzioni (che devono, diplomaticamente, mantenere la concordia interna alle proprie organizzazioni politiche o religiose o sociali) di giocare anche il ruolo di profeti. Già è molto quando l’istituzione. (a differenza di come è avvenuto per Socrate, per Gesù, per Giordano Bruno, per Galileo Galilei, per Rosa Luxemburg o per Antonio Gramsci) non soffoca il profeta, non mette a tacere la critica tagliente né l’utopia lungimirante.
Ciò che possiamo fare da cittadini è rifondare le istituzioni (politiche o religiose o sociali) eccessivamente verticistiche, gerarchizzate, sclerotizzate: sino a quando ci saranno Stati o Chiese o Partiti o Sindacati organizzati in funzione dell’autoconservazione – e non, come recitano ipocritamente gli statuti, in funzione del benessere collettivo – sarà illusorio sperare in guide carismatiche. I papi influenzano le curie, e i governi le burocrazie, meno di quanto le curie condizionano i papi e le burocrazie i governi. Solo chi, essendo privo di potere, non rischia di perderlo può permettersi di indicare ciò che è vero e giusto. Ed è già molto se non finisce bruciato su un rogo o assassinato in un agguato.
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la Costituzione, e’ la fonte primaria da cui attingere i valori che regolano la nostra esistenza, i nostri comportamenti, il nostro essere italiani, cittadini.
In Essa sono trasfusi i valori universali di solidarieta’ e di fratellanza professati dai cristiani e delle altre religioni.
Nel nostro paese e con modalita’ particolarmente accentuate a Palermo, si assiste ad un fenomeno che ha ripercussioni gravissime:
la Costituzione non viene osservata ne’ dai cittadini, ne’ dalle istituzioni.
ne consegue una realta’ collettiva di basso profilo, squallida, senza tensione etica, senza riferimenti, dove impera il privilegio e la prevaricazione degli uni sugli altri, il carrierismo, le tresche, le raccomandazioni.
In tale contesto che effetti puo’ avere il martirio di uomini e donne caduti per tutti noi per impedire alle mafie l’annientamento della democrazia?: nessuno;
che effetti possono avere la venuta del Capo dello Stato, del Presidente del Consiglio, del Papa?: nessuno.
Quale e’ la speranza allora?
la speranza e’ che ogniuno di noi scopra la bellezza di vivere alla luce della nostra Costituzione, nella osservanza delle leggi, di provare disgusto e ribrezzo nei confronti delle mafie, le tresche, le raccomandazioni, i depistaggi. in definitiva della mala-Italia che degrada e condiziona la vita civile e democratica del Paese.
Se ogniuno di noi e’ bello dentro, e le istituzioni limpide, trasparenti, regolate dalla Costituzione, allora si che hanno senso le manifestazioni, la venuta del papa e dei rappresentanti delle istituzioni altrimenti sono semplicemente manifestazioni di buone intenzioni che ricadono sul nulla, semi caduti sulla roccia che non possono germogliare e crescere.
Viviamo un’epoca che ha dato voce a tutti e ha abbattuto ogni simbolo: ad ogni argomentazione si scatena una moltitudine di reazioni critiche negative, per il semplice gusto di demolire qualunque personaggio pubblico.
E allora?
“Quale e’ la speranza allora?
la speranza e’ che ogniuno di noi scopra la bellezza di vivere alla luce della nostra Costituzione, nella osservanza delle leggi, di provare disgusto e ribrezzo nei confronti delle mafie, le tresche, le raccomandazioni, i depistaggi. in definitiva della mala-Italia che degrada e condiziona la vita civile e democratica del Paese.”
Ho riportato la soluzione indicata da Giovanni nel commento precedente, sulla quale concordo, ma alla quale aggiungo, da battezzato, che tutti i battezzati sono profeti, sacerdoti e re, non c’è necessità di aspettare che altri ci infiammino.
I gesuiti non mi sono mai piaciuti! E continuano a non piacermi, papa compreso. Quando qualcuno piace a tutti significa che qualche cosa non va e la cosa più ovvia è che vanno bene la cose come sono! dov’è la novità?
la ringrazio per avere riportato il mio pensiero.
Certo per noi cristiani battezzati il Vangelo e’ fonte esistenziale che da senso e bellezza alla nostra vita.
Ma il nostro e’ un Paese multietnico e multireligioso e occorre una fonte primaria che racchiude in se i valori universali di solidarieta’ e fratellanza e consente una comunanza arminosa fra essere umani di razze e religioni diverse: la nostra Costituzione.
Ma quanti profeti ci vogliono, quanti papi, quanta storia, quanta amarezza e disincanto per capire che è tutta una farsa, che dio non esiste. La ragazza non sente le parole del papa e va via, certo è l’impero dell’ovvietà, ci vuole il papa per capire che dobbiamo amarci e tenerci per mano per andare avanti? Papa Francesco non è altro che la risposta politica della chiesa alla società che cambia, la maturità sessuale delle masse va abbracciata altrimenti ti mandano a quel paese. La maggior parte delle persone però, essendo debole, ama i modelli, di qualunque tipo, attori, profeti, sofisti e ciarlatani, basta che siano convincenti, che li facciano sognare e dimenticare quant’è dura la vita. La soluzione? Accettiamoci per quello che siamo, teniamoci per mano e andiamo avanti. Dobbiamo avere fiducia in noi stessi, siamo così grandi che abbiamo inventato pure Dio.