La norma "nascosta" affossa l'Ars | "Sgravi per i centri commerciali" - Live Sicilia

La norma “nascosta” affossa l’Ars | “Sgravi per i centri commerciali”

Si discute di prodotti agricoli a km 0, ma un articolo della legge firmata Ragusa non piace al Pd.

PALERMO – All’Ars, sono passati 56 giorni dall’approvazione dell’ultima legge, quella per l’istituzione della Giornata regionale della legalità. Ma oggi i deputati saranno chiamati a votare il disegno di legge sulla Vendita diretta dei prodotti agricoli, già rinominata “ddl per il chilometro zero”, primo firmatario Orazio Ragusa. Ma c’è uno scoglio da superare, che già nella seduta di ieri ha provocato lo stallo e il rinvio del testo in Commissione: si tratta dell’articolo 6, indicato dall’opposizione dem come “una norma nascosta pro centri commerciali”. Il Partito democratico in Aula è insorto, infatti, contro le possibili riduzioni degli oneri di costruzione di centri commerciali nelle aree destinate alla vendita diretta di prodotti agricoli. La maggioranza, per non perdere la possibilità di approvare la legge, ha chiesto e ottenuto quindi il rinvio della seduta, e il Movimento 5 stelle ha interpretato la richiesta come un segno di debolezza delle forze che appoggiano il governo Musumeci.

Il contestato articolo 6 prevede che “le Amministrazioni comunali possono ridurre fino a un massimo del cinquanta per cento il contributo per il rilascio del permesso di costruire per le strutture di vendita ed i centri commerciali nei quali si esercita anche la vendita diretta di prodotti agricoli”. Stando ai dubbi di alcuni deputati, però, la norma “potrebbe favorire speculazioni”. E così ieri Giuseppe Milazzo (Fi), appoggiato da Eleonora Lo Curto (Udc), ha chiesto il rinvio della discussione a oggi per una maggiore riflessione. Valentina Zafarana (M5s) si è opposta accusando il capogruppo dei forzisti di volere rinviare “per le frizioni evidenti nella maggioranza”. Mentre Giuseppe Lupo (Pd) ha consentito al rinvio ammonendo: “Voteremo comunque contro se il contenuto sarà lo stesso”.

Il presidente della Commissione Attività produttive dell’Ars Orazio Ragusa (Fi) ha difeso il testo arrivato in aula dagli emendamenti presentati da tutti i deputati. Antonello Cracolici (Pd) ha presentato un emendamento per sopprimere dal testo tutto l’articolo. “Questa norma – ha fatto notare il democratico – consentirebbe di non fare più pagare gli oneri di concessione edilizia sia alle nuove strutture di vendita che ai centri commerciali, sulla base di una dichiarazione che direbbe che tali edifici sono destinati anche ad attività diretta dei prodotti agricoli”.

I dubbi sull’articolo hanno convinto il presidente della seduta Giovanni Di Mauro che rivolgendosi a Ragusa ha chiesto il parere della Commissione per accantonare l’articolo e rinviarne la discussione ad oggi. “Sembra evidente – così ha commentato Di Mauro – come centri commerciali di 20 mila metri quadrati non possano essere esenti dal pagamento degli oneri di urbanizzazione”.

Orazio Ragusa ha passato la parola alla vicepresidente della Commissione Angela Foti (M5s) che ha difeso l’articolo. “Già la norma nazionale – ha detto la pentastellata – prevede che per la sola parte destinata alla vendita dei prodotti direttamente da parte degli agricoltori ci siano degli sgravi per gli oneri di costruzione degli edifici, siano di piccola di media o di grande taglia. L’unico elemento in cui il ddl si discosta dalla normativa nazionale – ha spiegato Foti – è la possibilità di uno sgravio maggiore. La legge nazionale prevede un massimo di riduzione degli oneri fino al 30 per cento mentre la legge regionale alza la possibilità di riduzione fino al 50 per cento”. L’emendamento, messo ai voti, non è stato accolto.

Ma un secondo emendamento sullo stesso articolo ha proposto di eliminare solo le parole “centri commerciali”. “Cosa ci può provare che non si usi questa norma per abusi? – ha chiesto Anthony Barbagallo (Pd) –. Senza un vincolo di destinazione permanente delle aree alla vendita diretta si rischia che dopo cinque anni quelle aree siano destinate ad altre attività con un’elusione degli oneri”. Angela Foti ha così troncato: “Tagliando le parole ‘centri commerciali’ facciamo finta di ignorare che queste realtà commerciali esistono. I Comuni possono decidere se applicare le riduzioni e inoltre hanno i poteri sanzionatori per reprimere gli abusi”.

Le perplessità di Di Mauro, sono aumentate e, così, il presidente è tornato a invitare la Commissione a riflettere sulla questione. Giuseppe Milazzo, capogruppo di Forza Italia ha chiesto, quindi il rinvio della discussione dell’articolo ad oggi. “Consentiamo alla Commissione di approfondire per evitare che si arrivi all’improvvisazione e per non fare valere la sola forza dei numeri”. Un rinvio ostacolato da Valentina Zafarana del Movimento 5 stelle. “La richiesta mi sembra inconsueta. C’è stato un lavoro della commissione guidata da un esponente della maggioranza di questo Parlamento. Il testo ha avuto l’apporto di tutte le parti politiche alla presenza delle parti sociali e degli assessori. Il rinvio a domani – ha continuato la capogruppo del M5s – non si spiega quando siamo alla fine dell’esame del testo e rimangono da esaminare quattro articoli e di questi solo uno ha tre emendamenti. Se non vi sono delle discrasie e delle frizioni evidenti, per quanto si è palesato, in questa maggioranza, per quanto ci riguarda si può andare avanti”.

Alla fine, però, la richiesta di rinvio è stata appoggiata da Giuseppe Lupo, capogruppo dei dem all’Ars, che ha comunque ammonito l’Aula sulle intenzioni di voto del Partito democratico. “Riteniamo che una legge che riguardi i prodotti agricoli non ha nulla a che vedere con norme in materie di edilizia e di urbanistica. Secondo noi va direttamente stralciato perché se ne tratti quando si affronterà la materia di edilizia ed urbanistica. Siamo disponibili ad aggiornarci a domani ma anticipiamo il voto contrario: non basterà una riscrittura della norma”. E da qui, dunque, dalla contrapposizione e dalle tensioni, ripartiranno i lavori di oggi.


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