Niente soldi in più per Reset| I sindacati: "Stato d'agitazione" - Live Sicilia

Niente soldi in più per Reset| I sindacati: “Stato d’agitazione”

Il bilancio di previsione stanzia solo 31 milioni l'anno. Orlando: "Troveremo altre risorse".

PALERMO – Il bilancio di previsione 2018 del comune di Palermo provoca le prime reazioni. La manovra approvata ieri dalla giunta, e che adesso inizierà il suo iter a Palazzo delle Aquile, ha fatto saltare sulla sedia i sindacati di Reset, la società consortile dell’ente, visto che, a differenza del pluriennale dello scorso anno, la cifra stanziata dal 2018 al 2020 è rimasta ferma a 31 milioni di euro l’anno.

Insomma, niente soldi in più per la partecipata che invece sperava in una dotazione economica maggiore per l’aumento delle ore e i buoni pasto. “Veniamo a conoscenza, solo attraverso gli organismi di stampa, del fatto che la giunta ha approvato il bilancio di previsione 2018 e il pluriennale 2018/2020 e, con mero stupore, leggiamo che non solo non sono stati rispettati gli accordi sottoscritti, ma addirittura diminuiscono le quote previste nel pluriennale dello scorso anno, 2017/2019, dove erano previsti 33 milioni di euro. In sintesi mancano cinque milioni di euro per il 2018 e altrettanto per gli anni a seguire”, scrive su Facebook Salvo Barone di Asia-Uil Trasporti.

“Questa previsione non solo non consentirebbe gli aumenti previsti, ovvero due ore settimanali e buono pasto di tre euro circa, ma farebbe andare in perdita l’unica azienda municipalizzata con i conti i regola – continua Barone – Scelta paradossale, che non si addice al modus operandi di questa amministrazione. Nessuno ci dica che le modifiche saranno presentate in fase di variazioni di Bilancio (previsti entro dicembre 2018) o che saranno presentati emendamenti aggiuntivi (soprattutto se provenienti dalle opposizioni). Abbiamo già sollecitato la continuazione dei lavori nelle commissioni consiliari congiunte, bilancio e partecipate, dove affronteremo la questione con dati alla mano, e al sindaco l’immediata attuazione del tavolo politico dove parlare di riordino complessivo e di mobilità orizzontale. Abbiamo già proclamato lo stato di agitazione in quanto, anche se ufficiosamente, si vocifera un ritorno a 32 ore settimanali, che naturalmente ci vedrà costretti ad azioni di forza anche nei confronti dell’azienda”.

“Rispettare gli accordi sulla Reset” perché “senza un colpo di reni i lavoratori rimarranno inchiodati alle 34 ore, senza inquadramento, senza le altre previsioni economiche e normative del contratto”. Pietro La Torre, segretario generale del sindacato Ursas, dopo l’audizione presso la commissione Partecipate del Comune spiega che “il quadro emerso induce a pensare che allo stato attuale neanche il 2019 sarà l’anno di svolta di questa società partecipata. Eppure la Reset risulta la migliore sia per i servizi resi in via strutturale sia per la miriade d’interventi che il Comune estemporaneamente affida per tappare buchi e le emergenze non diversamente gestibili”.

Assieme ai sindacati Alba e Usb, La Torre parla di un quadro di incertezza e di un Comune “che sembra avere rimosso dalla sua memoria gli impegni sottoscritti con le organizzazioni sindacali nel 2014, che dovevano riportare a normalità i rapporti di lavoro nel 2018, anche attraverso l’integrale applicazione del contratto di lavoro Senza fare inutili polemiche ci chiediamo come possa una azienda, il cui cuore sono i servizi che le persone realizzano, dotarsi di una programmazione quando ancora oggi non appare chiaro se il corrispettivo di questo 2018 sarà di 30 o di 33 milioni come si era convenuto”. Secondo La Torre, “non possono più coesistere nel sistema delle partecipate lavoratori di serie A e lavoratori di serie, gli accordi a suo tempo stipulati hanno da un lato perso efficacia e quindi impongono il ripristino di condizioni di legalità contrattuale. I conti fatti a suo tempo e i discendenti accordi parlavano di circa 40/42 milioni di euro a regime, per il ripristino di una condizione di regolarità contrattuale, ovvero l’implemento di tre milioni di euro per ogni esercizio finanziario a cui andavano ad aggiungersi il risparmio dell’iva, gli esodi incentivati, il transito di lavoratori ad altre partecipate, servizi aggiuntivi e qualificanti anche con la formazione del personale e il regime doveva raggiungersi nel 2018. Poco di tutto ciò è stato fatto”. La Torre ricorda anche di avere provocatoriamente proposto di implementare la Rap di 300 unità lavorative per lo spazzamento senza però risposte. “Certo – conclude La Torre – aprire tanti ragionamenti e fiumi di polemiche a volte serve a non trovare soluzione per nessuno. Muovere critiche argomentate e documentate va bene, ma muoverle gratuitamente all’attuale management che pure tra mille difficoltà ha difeso un percorso e una prospettiva tradisce l’ansia o l’aspettativa per un ritorno al passato. Ma oggi l’unico ritorno al passato è quello della dignità lavorativa di questi lavoratori a cui subito il Comune deve permettere l’applicazione integrale del contratto loro spettante di diritto”.

“La notizia dello stanziamento di 31 milioni per Reset, addirittura 2 milioni in meno dell’anno scorso, è assolutamente inaccettabile e denota il livello di inaffidabilità di questa amministrazione”. Lo affermano i segretari generali di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, Monia Caiolo, Mimma Calabrò e Marianna Flauto. “GLi accordi sottoscritti con l’amministrazione – proseguono – prevedevano l’incremento delle ore dei lavoratori a tempo pieno e la messa a regime di tutti gli istituti contrattuali. Certamente le somme stanziate non basteranno neanche a mantenere le attuali 34 ore settimanali. Non vogliamo più sentirci raccontare che con i contratti di servizio aggiuntivi e con i progetti saranno garantite maggiori risorse. Ormai da anni abbiamo avuto modo di constatare concretamente che si tratta di attività marginali anche dal punto di vista dell’entità economica e comunque rimarrebbero nell’alveo delle attività straordinarie che non possono certo garantire l’incremento delle ore ordinarie di lavoro in termini stabili e l’adeguamento contrattuale. Alla luce di tutto ciò siamo convinti che il buon senso non paga più e che bisognerà assumere le decisioni conseguenti anche attraverso azioni di rivendicazioni dei diritti oggi calpestati”.

LA NOTA DEL COMUNE

“Nell’attuale schema di bilancio sono stanziate le somme previste dal contratto di servizio con la Reset. Non potrebbe essere altrimenti e non è corretto da parte di chiunque parlare di somme diverse.” Lo afferma il sindaco Orlando. “Comprendo bene la preoccupazione di sindacati e lavoratori – prosegue Orlando – visto che in passato, con la precedente Amministrazione comunale era effettivamente successo che i soldi per quella che era allora la Gesip fossero cancellati dal bilancio. Ma voglio rassicurarli. Così come quei lavoratori e i servizi sono stati salvati creando la Reset dopo il fallimento Gesip, così c’è alcuna intenzione di portare di nuovo le aziende al fallimento. Già quest’anno, in fase di assestamento di bilancio saranno trovate ulteriori risorse, Ma soprattutto si avvierà la necessaria revisione del Contratto di Reset, come di quello di tutte le altre aziende, proprio per evitare che scelte sbagliate sul piano finanziario o sul piano organizzativo possano portare di nuovo ai fallimenti, con la perdita di servizi per la città e di migliaia di posti di lavoro.”


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