Dal lavoro in chiesa all'arsenale| L'ex Pip che fabbrica armi - Live Sicilia

Dal lavoro in chiesa all’arsenale| L’ex Pip che fabbrica armi

I retroscena del'arresto di Antonino Adelfio e la parentela con alcuni mafiosi di Palermo Centro.

PALERMO – Si è occupato per anni di droga. Poi, ha cambiato mestiere. Le armi sono diventate il business di Antonino Adelfio. Un business parecchio redditizio. Di certo con il suo sussidio da ex Pip impiegato nella chiesa di San Giuseppe Cafasso, in via dei Benedettini, non poteva permettersi quel lusso, un po’ pacchiano ma i gusti restano insindacabili, ostentato nella sua villa. Un’abitazione indipendente in via Francesco Zerilli, sulla montagna che sovrasta la borgata di Ciaculli, da cui si gode una vista mozzafiato sull’intera città di Palermo.

Un posto isolato dove Adelfio ha creduto di potere impiantare un laboratorio per fabbricare e modificare armi. Era convinto di farla franca. Quando i poliziotti della Squadra mobile del commissariato Zisa-Borgo Nuovo hanno bussato alla sua porta l’umo ha mostrato sicurezza: “Perquisite pure, non c’è niente”. Ed invece aveva maldestramente lasciato in bella vista una pistola giocattolo pronta per essere modificata.

Ci sono volute una dozzina di ore di perquisizione scrupolosa per scovare l’arsenale. C’erano armi vere e altre modificate: 2 revolver calibro 30, una Beretta calibro 22, 2 pistole Bruni, una Fas (tutte pronte per l’uso), decine di modelli giocattolo ancora da modificare e un migliaio di munizioni. Le aveva nascoste in un anfratto a cui si accedeva da una botola. Praticamente sotto terra. U’altra pistola pendeva da una corda che attraversava la canna fumaria del camino.

Ma chi è Adelfio? A parte i precedenti per droga e armi, si segnala la sua parentela acquisita, tramite la moglie, con la famiglia Bronte di Palermo Centro, più volte balzata agli onori della cronaca giudiziaria. Per ultimo Alessandro Bronte, l’anno scorso, si è beccato una condanna a 12 anni. Viene considerato il braccio destro e uomo della droga di Teresa Marino, moglie del boss Tommaso Lo Presti, subentrata al marito detenuto nella gestione del mandamento mafioso di Porta Nuova.

Per allestire il laboratorio scoperto a casa Adelfio, tra torchi e macchinari di precisione, servono alcune decine di migliaia di euro. Questo significa che in tanti si sono rivolti a lui per comprare una pistola. Insomma era un punto di riferimento per la criminalità. Una pistola modificata costa un paio di centinaia di euro, è perfettamente funzionante e non lascia quelle macchie sui bossoli che possono diventare la firma di un delitto. Oppure qualcuno, più importante di Adelfio, potrebbe averne finanziato l’attività clandestina. Adesso gli uomini della Mobile, diretta da Rodolfo Ruperti, analizzeranno le armi e metteranno a sistema le informazioni del commissariato Zisa.

A Palermo le armi vanno di moda, servono per le rapine ma anche per gli omicidi. Ce ne sono tanti irrisolti. Quello di Giuseppe Calascibetta, Francesco Nangano, Giuseppe Di Giacomo e Giuseppe Dainotti. Gli ultimi due sono stati commessi alla Zisa, la zona dove Adelfio si muoveva parecchio, anche se la sera andava a dormire a Ciaculli in una villa indipendente e arredata con mobili che non passano inosservati. A casa Adelfio l’ostentazione è una regola, sia nell’arredamento che nell’abbigliamento. In casa c’erano decine di paia scarpe Hogan, altrettanti piumuni Moncler e North Sail. Roba firmata,  chissà se tutta originale.


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