Dio ha perso la barba? | Colpa del femminismo... - Live Sicilia

Dio ha perso la barba? | Colpa del femminismo…

Una riflessione che parte da un fatto di cronaca.

Uomini e dei
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2 min di lettura

Tra i molti pregi di internet, ti fa conoscere opinioni e personaggi così lontani dal tuo giro solito che – senza la rete – non avresti mai incontrato.

In questi casi, gli stupidi cominciano a ‘postare’ ingiurie e sconcezze; gli altri proviamo ad ascoltare, imparare, riflettere e – se è il caso – aprire una riflessione critica pubblica. Qualcosa del genere mi capita quando m’imbatto in siti cattolici tradizionalisti, anzi francamente reazionari, in questo periodo scatenati contro papa Francesco e quanti (in qualche modo) sono a lui ricollegabili.

Come ad esempio monsignor Hermann Glettler, consacrato vescovo della diocesi di Innsbruck dal papa attuale il 27 settembre 2017. Cosa avrebbe combinato di tanto grave il neo-vescovo austriaco da meritare la gogna mediatica del sito ultraconservatore www.corrispondenzaromana.it con un articolo rovente a firma di tale Lupo Glori? Avrebbe nientepopodimeno che autorizzato l’artista Katharina Cibulka a stendere, sulla facciata Cattedrale di San Giacomo di Innsbruck, un grande telone su cui campeggia la scritta a caratteri cubitali: «Fino a quando Dio avrà la barba io sarò femminista».

L’installazione fa parte di una serie di creazioni simili già comparse, per esempio, sulla facciata dell’Accademia delle Belle Arti di Vienna («Finché il mercato dell’arte è un club per ragazzi, sarò una femminista») e all’ingresso di un cantiere di Innsbruck («Fino a quando l’uguaglianza di genere rimarrà un cantiere senza fine, sarò una femminista»).

Per lo scandalizzato autore dell’articolo, il vescovo avrebbe permesso, sul principale luogo cattolico della sua diocesi, l’affissione di “una scritta evidentemente blasfema che si fa beffa del secondo comandamento che ammonisce di Non nominare il nome di Dio invano” , per giunta accompagnata da “una gigantesca scritta a punto croce rosa incitante la parità di genere”.

Ai lettori la (assai poco) ardua sentenza! Personalmente, come filosofo attento anche alla contemporaneità e come teologo laico, trovo se mai scandalizzante che nel XXI secolo un vescovo ritenga necessario ospitare degli slogan che dovrebbero, invece, risultare ovvi e scontati da almeno un secolo.

Se c’è bisogno di ricordare che Dio non ha la barba perché non è un maschio, anzi non ha neppure un volto perché non è un essere umano e neppure un Superuomo, essendo il Mistero originario da cui scaturisce l’intero cosmo, siamo messi davvero male: sia chi dice di crederci sia chi dice di non crederci sta giocando con un idolo, un fantoccio puerile.

E se c’è bisogno di ricordare che la natura di questa Energia – che abbraccia l’immensità dell’universo e ne sostiene, dall’interno, l’evoluzione – non è sessuata, e dunque nessun regime maschilista e patriarcale in terra può appellarsi all’idea di un Padre padrone in cielo, siamo messi davvero male: vuol dire che la religione come ideologia è ancora predominante rispetto alla spiritualità universale (non esclusa​ l’evangelica) come uguaglianza nella differenza, parità di diritti e di doveri, sinergia complementare fra attitudini psico-fisiche irriducibili.  www.augustocavadi.com

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