Alla Regione non si muove nessuno | Stop alla mobilità dei dipendenti - Live Sicilia

Alla Regione non si muove nessuno | Stop alla mobilità dei dipendenti

L'incontro con l'assessore Grasso: "Dobbiamo garantire i servizi". I sindacati esultano, ma i dipartimenti sono in affanno.

ALL'ARAN SICILIA
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PALERMO – Nessuno si muova dalla sua scrivania. Questa mattina i sindacati hanno incontrato all’Aran Sicilia l’assessore alla Funzione pubblica Bernadette Grasso per parlare di mobilità dei dipendenti dopo gli ultimi allarmi lanciati dai rappresentanti dei lavoratori. L’intenzione dell’assessorato, che ha invocato l’eccezionalità delle manovre, era quello di ottenere flessibilità da parte delle organizzazioni sindacali per coprire i fabbisogni di personale nei dipartimenti, ma alla fine del tavolo di confronto i sindacalisti hanno ottenuto più tempo. E l’assessore precisa: “Nessuno stop, ho solo dato tempo al confronto”. 

“La mobilità del personale non si può effettuare solo per far fronte alle emergenze, ma deve essere funzionale ed organizzata, i trasferimenti così come erano stati avviati erano inaccettabili, soprattutto perché privi di criterio e potenzialmente dannosi per l’amministrazione stessa”, aggiungono i sindacalisti, che invitano poi l’assessore a rispettare gli impegni presi: incentivi, incontri tra sindacati e dipartimenti regionali, una nuova circolare sulla mobilità. “Dopo questo ennesimo intervento ‘d’urgenza’ – dicono Gaetano Agliozzo e Clara Crocè della Fp Cgil, Paolo Montera e Fabrizio Lercara della Cisl Fp, Enzo Tango e Luca Crimi della Uil Fpl – aspettiamo la convocazione da parte dell’assessore e dell’Aran per un nuovo incontro con tutti i direttori generali per definire il reale fabbisogno dei dipartimenti, considerando il carico di lavoro per dipendente, così da costruire un piano industriale che miri contemporaneamente all’efficienza dei servizi e, allo stesso tempo, rispetti i diritti dei lavoratori”.

Tentativi di spostare il personale in questi mesi non ne sono mancati e l’assessore prima e il presidente della Regione poi hanno sempre fatto presente come si tratti di misure straordinarie ma necessarie.  Prima con la mobilità di 150 unità di personale da mettere nelle guardianie delle dighe, poi con quella di 68 dipendenti del settore dei beni culturali da spostare alle Attività produttive. Lo schema in tutti e due i casi è stato lo stesso. Il governo prova a cambiare la sede di lavoro, e, conseguentemente, le mansioni dei dipendenti ma poi fa marcia indietro a causa delle proteste dei sindacati: non si fanno trasferimenti senza capire quali strutture ne hanno più bisogno.

Il risultato però è che la Regione resta immobile, costretta dalle regole sul contratto di lavoro e dai sindacati che fanno di tutto per farlo rispettare. È il gioco delle parti: il governo vorrebbe coprire velocemente i posti vacanti che ha e le organizzazioni sindacali tirano il freno a mano. La posizione dei sindacati è risultata chiara e unitaria: prima di fare i trasferimenti sarebbe opportuno fare il piano del fabbisogno di ogni singolo dipartimento e magari realizzare la mobilità su base volontaria e con l’attribuzione di un incentivo.

Di questa opinione, infatti, sono pure i sindacati autonomi per cui però sarebbe necessario un ulteriore passaggio, previsto dalla legge e “fin ora – dicono – ignorato”: quello dal Cug, il Comitato unico di garanzia. “Apprezziamo – dicono i segretari Marcello Minio e Dario Matranga di Cobas/Codir, Fulvio Pantano e Franco Madonia di Sadirs, Angelo Lo Curto di Siad e Vincenzo Bustinto ed Ernesto Lo Verso di Ugl – che l’assessore Grasso abbia fatto dei passi indietro rispetto alla posizione iniziale con cui si era presentata all’incontro. Riteniamo inopportuno continuare a volere ricorrere alla mobilità straordinaria, con cui si potrebbe derogare al contratto collettivo. L’uso di questa clausola deve essere episodico e riteniamo che adesso sia l’ora di soluzioni strutturali, regole precise che impediscano ai i dirigenti generali di potere emanare delle vere e proprie  liste di proscrizione con le quali potrebbero disfarsi del personale ritenuto meno efficiente o poco gradito”.

Anche oggi non è mancata la richiesta dei sindacati affinché l’assessorato alla Funzione pubblica rediga il fabbisogno dell’amministrazione regionale. Secondo indiscrezioni, il piano sarebbe pronto ma avrebbe numeri “impresentabili”: con tutti i dirigenti generali che chiedono risorse, l’unica strada possibile è quella dei concorsi ma c’è ancora il blocco delle assunzioni.

Nel frattempo, però, i dipartimenti sono bloccati. Oggi Bernadette Grasso ha fatto presenti le necessità dell’assessorato alle Attività Produttive; il presidente della Regione Nello Musumeci ha confessato che alla Regione manca il personale per scrivere la Finanziaria e la scelta di ricorrere al Formez per qualche unità di personale è stata spiegata così in una recente conferenza stampa a Palazzo d’Orleans: “Scrivere la Finanziaria, per rispettare la scadenza del 31 dicembre, mentre è in atto una corsa contro il tempo per la certificazione dei fondi europei è un impegno immane”, aveva detto il presidente, sottolineando proprio la carenza di personale negli uffici.

“Far funzionare alcuni dipartimenti particolarmente in affanno è la priorità del governo Musumeci al fine di garantire i servizi ai 5 milioni di siciliani – dice Bernardette Grasso -. Pertanto nell’incontro di oggi con i sindacati non si è affatto discusso di fermare la riorganizzazione delle strutture regionali, utile a rendere maggiormente efficiente ed efficace la Regione, bensì è stato un ulteriore momento di confronto con i rappresentanti del personale della Regione Siciliana al fine di condividere il percorso avviato. Ribadisco che l’impegno del governo Musumeci è quello di garantire i servizi ai cittadini e alle imprese siciliane”.

“Prima di mettere in campo ogni cambiamento – afferma Giuseppe Badagliacca segretario del sindacato Csa – ribadiamo che occorre fare un aggiornamento dei fascicoli di tutte le professionalità presenti alla Regione. Andare avanti e procedere con provvedimenti spot o semplici slogan non serve a rafforzare gli uffici che necessitano delle figure mancanti. I tentativi da parte della Regione di cercare soluzioni  – prosegue il sindacalista – senza avere chiare le professionalità a disposizione rischia di vanificare gli sforzi e mortificare quanti già presenti tra gli uffici regionali potrebbero dare il loro contributo a rendere più efficiente la macchina burocratica”. 


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