Asilo, serrature e alberghi | Le spese "pazze" del sindaco - Live Sicilia

Asilo, serrature e alberghi | Le spese “pazze” del sindaco

Salvo Pogliese

Pogliese, ex deputato Ars e oggi primo cittadino di Catania, si difende: "Anticipai soldi al gruppo"

PALERMO – Salvo Pogliese si difende. Spiega al Tribunale che lo processa a Palermo di non avere utilizzato i soldi dell’Ars per finalità diverse da quelle istituzionali. Tra le spese cosiddette “pazze” contestate all’attuale sindaco di Catania ce ne sono alcune insolite: 1.200 euro per la “sostituzione di varie serrature e varie maniglie per porte” nello studio catanese del padre, 30 mila euro per soggiorni in albergo a Palermo, anche assieme ai familiari, cene e spese di carburante, 280 euro per la retta scolastica del figlio e 30 mila ero in assegni girati sul conto personale. Da qui l’accusa di peculato.

Pogliese, che lasciò il parlamento europeo per la corsa vincente a sindaco, ha una sua spiegazione. Al pubblico ministero Laura Siani risponde che aveva anticipato molti soldi, circa 45 mila euro, al gruppo del Pdl all’Assemblea regionale siciliana, di cui era vice capogruppo. Soldi che servirono anche per pagare stipendi e Tfr ai dipendenti, acquistare materiali, pagare i fornitori e organizzare iniziative politiche. Non c’erano soldi in cassa e Pogliese mise mano al suo portafoglio. La fusione dei gruppi di Alleanza nazionale e Forza Italia creò il caos contabile. Poi, la cifra gli fu restituita poco alla volta e non tutta. Nessun illecito, dunque, anche se Pogliese ammette davanti al presidente del Tribunale Fabrizio La Cascia di non avere pezze d’appoggio per giustificare il rientro dei soldi da lui prestati al gruppo parlamentare.

Anche Rudy Maira rende si fa interrogare al pubblico ministero. L’ex capogruppo del Pid si sarebbe fatto rimborsare pure le spese (48 mila euro e 29 mila) per il leasing delle sue auto personali – una Audi A6 e una V6 3.0 Fap quattro Tiptronic – che l’imputato però sostiene di avere usato sempre per spostamenti legati alla sua attività politica. E le macchine erano a disposizioni di tutti i deputati. Sotto processo ci cono anche Giulia Adamo, Giambattista Bufardeci, Livio Marrocco e Cataldo Fiorenza.

I processi vanno avanti ormai da anni. Riguardano le spese della legislatura 2008-2012. Ci sono state già delle condanne, alcune definitive, tra cui quella inflitta a Maira, per danno erariale, ma anche assoluzioni. Queste ultime sono frutto del ragionamento del giudice per l’udienza preliminare che ha prosciolto una serie di imputati ed è stato accolto dalla Cassazione. Non basta che i parlamentari non abbiano giustificato le spese fatte con i soldi dell’Ars. Per poterli processare e condannare il pubblico ministero dovrebbe dimostrare che davvero quei soldi siano stati spesi per fini non istituzionali. La mancata giustificazione della spesa, di per sé, dunque, “non può costituire prova di un utilizzo improprio dei finanziamenti”.

 


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