Chiedo scusa se esisto | Essere ciclisti a Palermo - Live Sicilia

Chiedo scusa se esisto | Essere ciclisti a Palermo

Gli automobilisti detestano le due ruote...

Manovra a Tinaglia
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Ormai, dopo tanti anni, interviene autonomamente. Parlo del titolare del garage dove posteggio la mia bici quando vado allo studio. La sera, quando fa buio e devo tornare a casa, lui mi aiuta ad indossare il gilet smanicato rifrangente giallo. Guardate che non è facile. Il primo braccio si infila che è un piacere. E’ l’altro che mi procura sempre qualche difficoltà. Lui dopo avermi visto varie volte in preda a varie contorsioni, viene sempre ad aiutarmi. “Ecco fatto, ‘avvocà’, può andare”.

Accendo pure le potenti lampadine al led che ho montato, (anteriori e posteriori), e mi incammino. Sono elementari presidi di sicurezza. Ma per me vanno oltre. E’ una sorta di monito che mando agli automobilisti palermitani. So bene che detestano i ciclisti (a volte hanno pure ragione) e quello di rendermi ben visibile è il mio modo per dire che se vogliono possono arrotarmi in tutta tranquillità. L’importante è che sappiano bene che non avranno una, che sia una, ragione, per invocare una assenza di colpa o una qualche mia corresponsabilità. Insomma, fatelo pure, ma dovrete pagarmi per l’intero.

Naturalmente questi presidi di sicurezza, sono corredati da una guida molto prudente e rispettosa del codice della strada (con la ovvia precisazione che anch’io, quando è il caso e posso farlo in condizioni di sicurezza, qualche marachella la combino). Per il resto, nisba. Sono un utente della strada ideale. Per dire, talvolta ho la tentazione di utilizzare le strisce pedonali restando in sella alla bici. Li dovreste vedere gli automobilisti. Mi danno l’impressione di puntarmi, intenzionati a tutto, tranne che a fermarsi.

Ma io li fotto. Scendo dalla bici e..oplà, mi trasformo in un attempato pedone che spinge la bici come fosse il carrello della spesa. Si fermano schiumando di rabbia. Negli ultimi tempi, però, le cose sono cambiate. Gli automobilisti sono diventati più tolleranti e prodighi di affettuosi consigli.

L’altra sera, in Via Dante mentre percorrevo la pista ciclabile (naturalmente col mio gilet, e scampanellando di tanto in tanto) una tizia ha aperto improvvisamente lo sportello lato passeggero e mi si è parata davanti. Per fortuna non è successo nulla. Ma tanto lei, quanto il conducente, mi hanno fatto una paternale che ancora me la ricordo. “Ma pure lei, con la bici, a uno chi glielo deve dire, come si può aspettare che scendendo dalla macchina debba trovare lei? Ha tutta la Via Dante che è un’autostrada, stia più attento, no? Era talmente stringente il loro ragionamento che non ho potuto fare altro che chiedere scusa.

Stessa scena qualche giorno dopo, in Via Noce, mentre andavo al Palazzo, proprio di fronte il Commissariato Zisa. Un tale, da fermo che era, fa un’ improvvisa inversione ad U, e appena ha visto che tiravo un respiro di sollievo per essere riuscito a fermarmi, se ne è uscito, con un “ ma lei che ci fa in Via Noce con la bici? Zio, voli cunsumari i cristiani?

Anche in quel caso, ho alzato la mano in segno di scusa e mi sono allontanato sorridendo. Sono certo che avrà apprezzato.​ Ad ogni modo, sono giorni e giorni che mi spremo le meningi, per riuscire a chiudere questa falla nei miei presidi di sicurezza che i miei amici automobilisti mi hanno affettuosamente segnalato. Ma non è facile. Credetemi, non è facile.

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