I "piccioli" dei boss di Brancaccio| Ecco la mappa degli investimenti - Live Sicilia

I “piccioli” dei boss di Brancaccio| Ecco la mappa degli investimenti

Da sinistra Antonino Lupo, Cesare Lupo, Salvatore Gambino

Coop per la gestione dei rifiuti, macellerie, pizzerie e società di catering affidate a prestanome.

PALERMO – Il 25 novembre 2011 l’avvocato Tommaso Scanio si presenta all’agenzia 18 di Banca Nuova, a Palermo. Porta all’incasso un assegno estero da 2 milioni di dollari americani. È stato emesso dalla Hsbc Bank Usa ed è tratto da un tale Michale Smith. Scanio chiede che l’assegno venga versato sul conto che quella stessa mattina vuole aprire in filiale. Un gesto fatale e forse anche disperato, dettato dalla necessità di fare soldi.

All’istituto di credito qualcuno si insospettisce e chiede informazioni ai colleghi americani. Risposta: l’assegno non risulta emesso. Da qui l’esposto alla Procura della Repubblica presentato dal dirigente della Direzione Legali affari generali di Banca Nuova.

Il mensile S in edicola dedica uno speciale, con nomi e intercettazioni finora inedite, all’inchiesta dei finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria che ha messo nei guai Scanio, ex vice procuratore onorario, e che ha portato ad un nuovo ordine di arresto per i fratelli Cesare e Antonino Lupo di Brancaccio e di Salvatore Gambino di Borgo Nuovo. Cersare Lupo sta scontando 28 anni per essere stato uno dei triumviri al potere nel feudo dei fratelli Graviano. Il fratello Antonino è stato condannato per mafia con sentenza definitiva e in primo grado per traffico di droga.

Il 9 giugno 2011 Scanio ci riprova: consegna in banca la copia di un messaggio con cui Hsbc Bank di Los Angeles attesta la regolarità dell’assegno. Chi è Scanio? Risulta titolare di uno studio legale con domicilio fiscale a Campofelice di Roccella e luogo di esercizio in viale Francia a Palermo. Dal 2005 al 2007 è stato consulente dell’Amia. Dall’ex municipalizzata dei rifiuti ha ricevuto parcelle per 80 mila euro. Una consulenza che gli è costata un processo per la stagione delle “spese pazze” dell’Amia nel quale è stato assolto con formula piena. In più è socio amministratore e legale rappresentante della “Fenice società cooperativa” con sede in via Celona, a Brancaccio. La coop all’inizio ha 35 dipendenti, ma a fine 2010 sono diventati 447, tra cui i fratelli Lupo.

C’è di più perché Scanio è stato presidente del Consiglio di amministrazione della “Sviluppo ambiente territorio”, una srl con sede in corso Domenico Scinà al Borgo Vecchio. Tra i soci c’è anche Maria Benedetta Lupo, figlia di Antonino. Ce n’è abbastanza per avviare l’indagine che viene però trasmessa a Caltanissetta, la cui Procura è competente quando ci sono di mezzo magistrati o giudici onorari, nel caso di Scanio, che lavorano a Palermo.

Nella coop Fenice sarebbe finiti 40 mila euro dei Lupo. Era Scanio nel 2013 a dire: “Il discorso dei soldi ora ci arriviamo al discorso dei soldi… perché il Lupo mi deve spiegare come… chi duemila chi tremila tutte queste cose comunque”.

L’elenco delle attività in cui sarebbero stati investivi i soldi della mafia prosegue con la “Recupero rottami” di via Pecoraino, intestata a Vito Ferrante, e con una macelleria in via dell’Orsa maggiore, ufficialmente di proprietà della moglie di Salvatore Alvares. Non sono gli unici affari ricostruiti dagli investigatori. Imprese edili, pizzerie e pollerie, una società di catering sono state intestate a presunti prestanome. Continua a leggere sul mensile S in edicola.

 


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