Ars, i "ribelli" sono tornati | Ma il malcontento dura poco - Live Sicilia

Ars, i “ribelli” sono tornati | Ma il malcontento dura poco

Salta il numero legale sui debiti fuori bilancio. "Sospetti" sulla riunione di maggioranza di oggi.

PALERMO – Giallo all’Ars sul ritorno dei “ribelli” di Forza Italia. Un gruppo di sei deputati di maggioranza lascia l’Aula poco prima del voto sulla legge sui debiti fuori bilancio e fa saltare il numero legale. Il sospetto è che a generare i mal di pancia sia stata una riunione di maggioranza che si è tenuta oggi tra il presidente della Regione Nello Musumeci, alcuni assessori e deputati che potrebbe aver fatto saltare gli equilibri già precari di una maggioranza risicata. Ma in serata una nota del gruppo di Forza Italia smentisce: “Non esiste nessuna crepa, gruppo coeso e granitico a sostegno di Musumeci”.

I fatti

Questo pomeriggio, durante la seduta del Parlamento regionale, al momento del voto sulla legge sui debiti fuori bilancio, sei deputati della maggioranza si sono alzati e hanno lasciato Sala d’Ercole. Tra i sei, tutti gli azzurri (o ex azzurri) che crearono un po’ di scompiglio nel gruppo di Forza Italia poco tempo dopo l’insediamento: Marianna Caronia, ex ribelle di Forza Italia, oggi presidente del gruppo Misto; Tommaso Calderone, Rossana Cannata e Riccardo Gallo, deputati di Fi ed ex ribelli anche loro; Luigi Genovese, deputato di Forza Italia, ma considerato sempre con un piede sulla porta; e Vincenzo Figuccia, parlamentare regionale dell’Udc.

Ed è proprio quest’ultimo che prova a spiegare perché si sono alzati tutti insieme: “Una reazione alla riunione di maggioranza di oggi”. Ma gli altri deputati si affrettano a smentire, anche se solo Marianna Caronia fornisce una spiegazione: “Una scelta fatta per sottolineare la necessità di un approfondimento tecnico sui debiti fuori bilancio”. Anche il capogruppo di Forza Italia Giuseppe Milazzo minimizza: “Si sono lasciati convincere che servivano più approfondimenti, ma io faccio Commissioni Bilancio da 23 anni quindi ho spiegato che potevano essere tranquilli”. Rientrati in Aula, però, il numero legale è mancato lo stesso e il ddl è saltato.

“La mia scelta – aggiunge Caronia – non ha alcun collegamento politico con il dibattito in corso sulla allargamento della maggioranza”. “Io invece – replica Figuccia – sono uscito proprio perché penso che la maggioranza in Parlamento esiste ed è composta da 36 parlamentari, non serve andare a pescare nelle acque torbide delle opposizioni, basta tenere unita la coalizione. Penso che Miccichè non sia in grado di assolvere contemporaneamente ai due ruoli di coordinatore regionale del partito e presidente dell’Ars: faccia un favore a Berlusconi, si dimetta da coordinatore per non compromettere la lista alle Europee”.

La riunione di maggioranza

A quanto pare, durante la riunione di maggioranza che si è svolta oggi a Palazzo dei Normanni, in vista soprattutto della nuova sessione di bilancio, ci sarebbero stati alcuni momenti di “frizione” tra il presidente Musumeci e i deputati. Per cominciare, questi ultimi avrebbero  lamentato un rapporto troppo debole tra parlamentari e assessori, tra governo e parlamento. Musumeci allora ha rilanciato.

Intanto, ha annunciato che il suo governo firmerà soltanto una decina di leggi. E per spiegarsi Musumeci avrebbe parlato di “qualità piuttosto che di quantità”. Poi, ha chiesto ai deputati di ritrovarlo il rapporto con la giunta, cominciando dal confronto con gli assessori sui documenti contabili. La proposta del presidente sarebbe quella di non presentare emendamenti durante la discussione all’Ars, per non appesantire i testi con articoli su manifestazioni ed eventi locali, ma di parlare con gli assessori di quelli ritenuti davvero importanti per il proprio territorio e, se fattibili, farli inserire direttamente dal governo nei documenti.

Poi, si è tornati a parlare di numeri, constatando come sempre che “i numeri sono deboli”. “Noi non abbiamo una maggioranza, abbiamo una coalizione – spiega Milazzo – ma le cose le abbiamo fatte lo stesso cercando di aprire il dialogo con tutti”. Ma questa ipotesi di apertura alle opposizioni, non è piaciuta a tutti. Ma, nnonostantela smentita, sembra chiaro che nella maggioranza i nervi sono tesi.

 


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