Inchieste, perquisizioni e sequestri| L'annus horribilis del Palermo - Live Sicilia

Inchieste, perquisizioni e sequestri| L’annus horribilis del Palermo

Maurizio Zamparini e Giovanni Giammarva

Le tappe giudiziarie: dal mancato arresto di Zamparini alla sospensione di Giammarva e Sidoti.

NON SOLO CALCIO
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PALERMO – Le prime indiscrezioni sui guai giudiziari del Palermo arrivano a giugno 2017. Le voci si rincorrono fino al 7 luglio successivo quando i finanzieri si presentano nella sede della società in viale del Fante con un mandato di perquisizione.

Sotto inchiesta finiscono otto persone, a cominciare da Maurizio Zamparini. I reati ipotizzati sono falso in bilancio, appropriazione indebita, riciclaggio e auto riciclaggio, impiego di proventi di provenienza illecita e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Il tutto aggravato dalla transnazionalità.

Le indagini si muovono su due percorsi paralleli: quello penale e quello contabile. Il 18 novembre i pm chiedono il fallimento della società. Ritengono che i bilanci del Palermo non siano in regola. Sarebbero stati gonfiati inserendo la vendita di Mepal ad Alyssa per una cifra sovrastimata di 40 milioni di euro. Sovrastimata e non incassata. Il fascicolo finisce sul tavolo dei giudizi fallimentari. Una controperizia della difesa smentisce la ricostruzione dell’accusa.

Il collegio, presieduto da Giuseppe Sidoti, decide di nominare tre periti che il 16 marzo, seppure non risparmiando critiche all’operato della società, stabiliscono che il Palermo non deve fallire. E così il 20 marzo il Tribunale boccia l’istanza della Procura.

Nel maggio scorso si scopre che i pm avrebbero voluto arrestare Maurizio Zamparini e sequestrare il Palermo, ma il giudice per le indagini preliminari ha respinto la richiesta. Mentre avanzava la proposta di fallimento della società, la Procura proseguiva le indagini penali con la richiesta di emissione un’ordinanza di custodia cautelare per Zamparini e altre due persone: il commercialista Anastasio Morosi e per la segretaria Alessandra Bonometti.

Secondo l’accusa, il patron friulano meritava di finire ai domiciliari. Alla fine al vaglio del giudice per le indagini preliminari regge il sequestro di un milione e duecento mila euro che sarà, però, annullato dal Riesame.

I primi giorni di ottobre sempre il Riesame accoglie il ricorso della Procura: Zamparini avrebbe meritato di finire agli arresti domiciliari. Il resto è storia recente con le misure interdittive che raggiungono Giuseppe Sidoti e Giovanni Giammarva che nel frattempo, in piena estate, aveva lasciato il suo incarico. Adesso c’è da capire quali saranno le prossime tappe. Di certo ci sarà l’avviso di conclusione delle indagini penali, ma la Procura potrebbe anche rivalutare, cosa che finora non è avvenuta, una nuova istanza di fallimento. I pm non hanno fatto ricorso dopo il primo rigetto, divenuto definito, ma alla luce di nuovi elementi il caso potrebbe riaprirsi. Senza contare il peso che l’indagine di Caltanissetta potrebbe avere sull’intera vicenda.


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