Truffe, debiti e Play Station | I bassifondi di Cosa nostra - Live Sicilia

Truffe, debiti e Play Station | I bassifondi di Cosa nostra

Il pentito Domenico Mammi

Le dichiarazioni di Domenico Mammi si spostano da Resuttana a Porta Nuova.

PALERMO – Da Resuttana a Porta Nuova. Le dichiarazioni di Domenico Mammi si spostano dal suo mandamento a quello della zona centrale della città. Ne viene fuori un sottobosco maleodorante, dove si muovono i livelli più bassi delle gerarchie mafiose. A tratti regna la confusione. O almeno confusi sono i racconti del collaboratore di giustizia.

Il 17 ottobre il pubblico ministero Amelia Luise interroga Mammi in una località protetta e gli mostra un album fotografico. Tutta gente sotto processo in appello e per quali le dichiarazioni del mafioso pentito potrebbero aggravare la situazione. Il mensile S in edicola dedica un ampio articolo alle dichiarazioni.

Sotto gli occhi gli mettono un album di foto. Riconosce quella di Rocco Marsalone che “ci fu presentato a me e a Macaluso da Domenico Tantillo al Borgo… ci fece questo appuntamento con Rocco Marsalone e Piero Abbate… c’era un problema che si dovevano riscuotere dei soldi che dovevano andare a Bonanno Filippo che aveva dato a un certo Tony Fardaci che si occupava di una truffa alle poste e il Bonanno aveva dato questi 3000 euro per potere fare entrare il figlio, cosa che non andò così… non è che aveva questo potere di fare”.

Filippo Bonanno, titolare di un panificio nella zona di viale Strasburgo, è stato arrestato alcuni mesi fa. Nonostante gli venga riconosciuto un ruolo di primo piano nella nuova mafia di Resuttana sarebbe stato vittima di una truffa: qualcuno gli avrebbe fatto credere che pagando il figlio avrebbe trovato lavoro. E Marsalone, “essendo una persona grande che al Borgo aveva il suo rispetto”, si sarebbe intestato la causa del recupero dei soldi: “Lo prendiamo per le corna e te li facciamo restituire”.

Nel carcere di Caltanissetta dove era stato detenuto Mammi aveva conosciuto “Totino Lauricella”, boss della Kalsa, soprannominato lo scintillone. Non ci volle molto per capire che Lauricella fosse un uomo d’onore, visto che “parlava lui” e “parlare significa per i palermitani era lui il rappresentante, di qualunque cosa doveva succedere decideva lui se si doveva o non si doveva fare, questo lo può fare solo un uomo d’onore e basta, nessuno può prendere la parola in un carcere se non è uomo d’onore fatto… tutti ci dovevamo rivolgere a lui per qualunque problema… parliamo di noi palermitani perché poi c’è quello che parla per Enna, quello che parla per Caltanissetta, per Catania”.

In carcere Mammi, che ricostruisce una sfilza di estorsioni, ha conosciuto anche Alfredo Geraci. Sarebbe stato quest’ultimo a raccontargli del pentimento di Giuseppe Tantillo”. Non godeva di grande considerazione Tantillo, “come un farfallone… lo prendevano pure in giro, stasera c’è il concerto di Giorgia all’aria, non ti preoccupare domani portano la Play station e lui ci credeva vero”. Continua a leggere sul mensile S in edicola. 

 


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