Ma la Sicilia non si salva | con due firme in calce - Live Sicilia

Ma la Sicilia non si salva | con due firme in calce

Il "contratto" proposto dal Movimento 5 stelle a Musumeci sembra più che altro una mossa interna.

LIMAS SODA
di
2 min di lettura

Per “salvare la Sicilia” basta davvero “un foglio bianco ed un paio di penne” come, con finta leggerezza, ipotizzato dal vicepresidente dell’Ars Giancarlo Cancelleri durante un’intervista a La Sicilia?

Dando, comunque, finalmente uno scossone in questi primi 12 mesi di legislatura regionale caratterizzati da pochissime leggi e ancor meno fatti.

Una proposta di cui, con buona pace delle smentite, si parla nei corridoi sonnacchiosi di Palazzo dei Normanni. Una proposta che consentirebbe in un colpo solo di far uscire da una crisi profonda il governo regionale e anche il Movimento 5 stelle, entrambi abbastanza chiusi in un angolo. Il governo che sconta una costante mancanza di sostegno parlamentare e il M5s schiacciato tra il governo nazionale e un’opposizione in Sicilia che sembra segnare il passo e non incidere.

Un colpo di teatro che, è il sottinteso dell’offerta avanzata da Cancelleri, restituirebbe centralità al gruppo parlamentare più consistente dentro l’Assemblea regionale e, forse, consegnerebbe al governo Musumeci la maggioranza parlamentare.

Ma cosa dovrebbe contenere questo contratto in chiave sicula? Ed è qui che la proposta di Cancelleri si rivela debole. Potrebbe sbloccare il nodo politico che ha reso debole l’azione del governo Musumeci? Basterebbe un’iniezione di sostegno numerico a Sala D’Ercole per dare concretezza ad alcuni punti che sono rimasti lettera morta dal giorno dopo l’esito elettorale del novembre 2017? È la mancanza di due firme in calce sotto una paginetta che ha bloccato il superamento dei carrozzoni Iacp ? Oppure, ed è l’elemento che Cancelleri non sembra cogliere, è la mancanza di un coraggio politico di fondo che ha impantanato il programma elettorale con cui Musumeci si è presentato alle elezioni vincendole?

Quella mancanza di coraggio che ha, ad oggi, impedito di portare in discussione riforme e cambio di passo annunciato in conferenze stampa paludate e certamente più istituzionali di quelle del recente passato.

Il nodo sta tutto lì. Non servirebbe a Musumeci firmare contratti, basterebbe aprire una nuova stagione di confronto con il Parlamento. Magari presentandosi in aula invece di chiudersi a Palazzo Branciforte mostrando slides con mirabolanti risultati di cui, però, non pare esserci traccia nella realtà dei siciliani e delle siciliane.

Il Contratto proposto da Cancelleri, quindi, appare più come una mossa interna al Movimento cinque stelle che una vera ipotesi di svolta, un modo per ritrovare un ruolo e per far pesare il rapporto con il governo nazionale. Magari in modo più concreto che un generico ordine del giorno per sospendere il prelievo forzoso dalle casse delle ex province siciliane.

Alla Sicilia non serve un salvataggio burocratico, non servono firme e scimmiottature di schemi nazionali. Alla Sicilia serve un governo che governi e che si assuma l’onere di avanzare proposte coraggiose e che su queste sappia ascoltare un Parlamento regionale che rimetta al centro la politica e le grandi scelte strategiche.

Tutto il contrario di quanto successo, ed è solo l’ultimo esempio, con la legge sulla variazione di bilancio.


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