"Moderati uniti, contro i populisti | Orlando? Non siamo così diversi" - Live Sicilia

“Moderati uniti, contro i populisti | Orlando? Non siamo così diversi”

Gianfranco Miccichè: “Qui il centrodestra ha il 40 per cento. Serve una nuova proposta che piaccia ai siciliani. Sì al dialogo con pezzi del Pd”.

L’INTERVISTA
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4 min di lettura

PALERMO – “I moderati devono unirsi contro i populisti. I tempi sono maturi. La questione della ‘giustizia’ che per anni ci ha diviso, non è più di attualità. Lo dimostra il fatto che per la prima volta nelle ultime legislature, il primo anno si è concluso senza arresti tra i deputati”. Gianfranco Miccichè è sospeso tra Palazzo dei Normanni e un nuovo partito. Anzi, al momento, spiega, si può parlare solo di… brainstorming.

Presidente, il brainstorming è un’operazione di gruppo. Con chi sta discutendo della nascita di una nuova forza politica?

“Innanzitutto con le forze del centrodestra. Se si unissero, rappresenterebbero oggi il 40 per cento in Sicilia. Poi, dobbiamo ovviamente pensare di allargare agli altri moderati”.

Già. Perché i moderati stanno sia nel centrodestra che nel centrodestra che nel centrosinistra.

“Certamente. E per anni siamo stati divisi da quelli che stanno nel centrosinistra dal problema della ‘giustizia’. Ma oggi questo problema non c’è più. Il vero pericolo sono i populismi”.

Insomma, lei pensa a una grande aggregazione…

“…. a un argine. Oggi viviamo una situazione politica molto interessante. Credo che nel periodo che verrà assisteremo a modificazioni nette del quadro politico. A cominciare dalla Sicilia”.

Quello che accadrà in Sicilia non è legato a quello che accade a Roma?

“No, direi che è molto diverso. Ma c’è un dato che è costante: i partiti non ci sono più. Restano solo Forza Italia e il Pd. E il centrodestra e il centrosinistra non esistono più”.

C’è la Lega, che è pure il partito più “antico”.

“No, quello non è un partito. Quello è solo populismo. Tra l’altro questa Lega non ha nulla a che vedere con quella del passato. Quello era un fenomeno territoriale: il partito aveva a cuore gli interessi del proprio bacino elettorale. Questa nuova Lega no, punta solo a tenere in piedi il governo nazionale. Bossi e Maroni non avrebbero mai consentito di proporre il reddito di cittadinanza”.

Lei dice che la Lega è puro populismo. E Berlusconi? Non è il prototipo del populista?

“Assolutamente no. Certamente ha usato dei temi che erano molto graditi all’elettorato. Ma ha sempre fatto gli interessi del Paese. Oggi invece la gente è contenta per l’aumento del disavanzo e per un manovra economica mortale”.

La Lega di Bossi, però, concentrata sul Nord aveva lasciato qui al Sud lo spazio per un partito autonomista, sicilianista. Con risultati altalenanti, compreso il suo Grande Sud. Crede che oggi ci sia spazio ancora per una idea di questo tipo?

“Penso che oggi ci sia ancora più bisogno, che avrebbe più senso di prima. Perché oggi non esistono più i partiti, mentre prima avevi una serie di ‘no’ da parte, ad esempio, dell’Udc o di Alleanza Nazionale. Forse, quello che dicevo allora, quando parlavo di partiti ‘siciliani’ è ancora più realizzabile oggi. Sempre se il sindaco di Catania è d’accordo…”.

Cioè Salvo Pogliese che non sembra entusiasta del “listone dei moderati”.

“La strada però è quella. Il centrodestra allargato oggi potrebbe rappresentare in Sicilia il 40 per cento. Cioè il 4 per cento nazionale. Nemmeno la Meloni ha oggi il 4 per cento in Italia”.

Qualche giorno fa, a Cefalù, l’impressione che si fossero gettate le basi per questo progetto.

“Direi di sì. Penso che tra un po’ di anni ricorderemo quella data. È il momento in cui i moderati e il centrodestra dialoghino, lavorino insieme”.

Sotto le insegne di Forza Italia?

“Io non intendo allargare Forza Italia. Intendo allargare il centrodestra. E in questo senso, già il presidente Tajani ha detto apertamente che il partito è pronto anche a cambiare nome, pur di ampliare i confini. Ma al momento la questione è solo siciliana”.

Cioè?

“Io ragiono riferendomi alla situazione politica in Sicilia”.

Dove da tempo si parla di una apertura anche al Pd. Lei stesso, del resto, ha presenziato all’ultima Leopolda Sicula del candidato segretario del Pd Davide Faraone.

“Le primarie dimostrano il forte travaglio che c’è al loro interno. Se dovesse nascere una cosa che piace ai siciliani, perché non dovrebbe coinvolgere anche i moderati del Pd?”.

Del resto, molti di loro provengono da esperienze politiche nell’Udc o nel Cantiere popolare…

“Esatto. Ma le dirò di più: io mi riferisco anche a Leoluca Orlando perché sui temi della cultura, o dell’accoglienza o della religione l’abbiamo sempre pensata allo stesso modo”.

Beh, in realtà non siete sembrati mai così vicini. Ci risiamo: il tema della giustizia, ad esempio.

“Il mondo cambia. E bisogna andare avanti. Non è più quello del 1994. Sono passati quasi 25 anni. In fondo, se togliamo il tema della giustizia, cosa ci ha distinto? Le tasse? Quelle le voleva Bertinotti, mica il Pd. Siamo stati divisi, un’intera classe dirigente politica è stata divisa, diciamo così, dalle Procure”.

Quindi apertura ai moderati. Nel frattempo però i grillini hanno aperto a Musumeci.

“Non credo proprio che Musumeci sia minimamente interessato alla proposta dei grillini”.


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