Lettera a Babbo Natale| "Un giorno al posto di..." - Live Sicilia

Lettera a Babbo Natale| “Un giorno al posto di…”

Italiani sempre più "incattiviti", e allora per queste feste un desiderio particolare...

Semaforo Russo
di
3 min di lettura

Caro Babbo Natale, mi sa che dopo l’ultimo rapporto del Censis che rileva un’Italia “incattivita” e “rancorosa” non avrai un gran lavoro quest’anno, pochi i buoni da premiare a quanto pare o nascosti. Scendendo giù con la tua slitta rischieresti, se qualcuno ti becca a distribuire doni e caramelle, la condanna in pubblica piazza quale capo e fomentatore dei “buonisti” e, quindi, causa di tutti i mali passati e presenti.

La bontà? Brutta bestia la bontà in effetti, ci consegna alle orde di ladri, spacciatori e stupratori che hanno invaso la patria e premono contro i nostri sacri confini. Resta al Polo Nord, senti a me, non è aria. Anzi no, ti faccio una proposta. Regala a ognuno di noi “un giorno al posto di…”. Sì, per un giorno, nel senso a-temporale del termine, tanto la tua magia non ha limiti, tutt’a un tratto saremo nel corpo di un altro a vivere le medesime esperienze, di oggi o di ieri. Per esempio: regalaci “un giorno al posto di…” un ebreo deportato, dal momento del rastrellamento in cui viene violentemente strappato alla propria casa, agli affetti più cari tra urla, calci, spari e abbaiare di cani fino all’ingresso nel campo di sterminio e trascinato dinanzi alla camera a gas, e poi vediamo chi, tornato alla realtà, violerebbe i simboli della Shoah, si diletterebbe a indossare magliette spiritose su Auschwitz, a rubare le cosiddette “pietre d’inciampo” dedicate alle vittime dell’Olocausto, a imbrattare i muri con scritte tipo: “morte agli ebrei”. Regalaci “un giorno al posto di…” un nero, per un giorno trasforma la nostra pelle, cambiale colore, e gettaci in pasto a coloro che si rifiutano di sedere nei mezzi pubblici accanto a uno sporco negro, alle ronde che si divertono a gridare: “vai a casa tua a mangiare banane”, a sparare addosso al “negro puzzolente” con armi ad aria compressa o a picchiarlo da mandarlo in ospedale o al cimitero, salvo pretendere i crocifissi nelle aule scolastiche, beninteso, ed esibire vagonate di bibbie e rosari. Regalaci “un giorno al posto di…” un migrante dentro un barcone stracolmo di disperati, preda di torturatori e trafficanti di uomini, in rotta verso la speranza di una vita decente che vede sparire tra le onde un figlio, una madre, una moglie, un fratello e giunto miracolosamente in Italia viene nutrito da italianissimi truffatori con cibo avariato e sistemato in un letto zeppo di pulci, mamma che eccitazione.

Regalaci “un giorno al posto di…” un omosessuale e facci provare il brivido dei sorrisetti di scherno, di frasi tipo “frocio di merda”, rifiutati dalla famiglia e dalla parrocchia, derisi per strada e ammazzati di legnate da maschi tanto duri quanto vili. A proposito, regalaci, a noi maschi, “un giorno al posto di…” una donna dal volto tumefatto per le bastonate quotidiane del marito o del fidanzato che la considera una proprietà privata pronto a ucciderla (e la uccide) o del padre per motivi cosiddetti “religiosi” che mal sopporta la figlia amante degli abiti “all’occidentale” o decisa ad andare all’Università. Violentata dal maniaco di turno o dal solito branco di vigliacchi e accusata dai benpensanti, frequentatori di chiese e sacramenti, “di essersela in fondo cercata” soltanto perché vorrebbe vestirsi e uscire come e quando cacchio le pare. Regalaci “un giorno al posto di…” un disabile, costretto a rimanere in casa perché l’ente pubblico competente non ripara l’ascensore guasto da mesi e magari non eroga il contributo per l’assistenza, oppure deve rinunciare al disbrigo di affari importanti, già di per sé faticoso per i sedicenti “normali”, o a una semplice passeggiata perché gli scivoli e i parcheggi riservati sono occupati dalle auto degli onnipotenti “sani” che se ne fottono altamente di paraplegici, paralitici e rompicoglioni vari in carrozzina. Regalaci “un giorno al posto di…” un disoccupato che perde il lavoro a 50 anni senza sua colpa, un anziano abbandonato dai parenti, un malato in attesa della morte, un bambino estromesso dalla mensa scolastica perché straniero o nato in Palestina, in Siria tra bombe e gas asfissianti privato del diritto a un giocattolo, a un vestitino elegante per le feste. Un giorno solo, caro Babbo Natale, regalaci un solo giorno da vivere al posto di…chissà dopo come sarebbe il mondo. Buon Natale.


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