Paternò e quella follia | Ma la pillola è 'normale' - Live Sicilia

Paternò e quella follia | Ma la pillola è ‘normale’

Una tragedia e gli antidepressivi. C'è un legame?

Manovra a Tinaglia
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3 min di lettura

Tempo fa concordai con una mia cliente un appuntamento in un’aula del vecchio Palazzo di Giustizia. Naturalmente ebbi cura di fornirle tutte le necessarie indicazioni per raggiungere l’aula, e lei mi ringraziò per la mia chiarezza. Però mi disse pure che avrebbe fatto un sopralluogo preventivo qualche giorno prima dell’udienza, “per mettersi al sicuro”. “Sa, avvocato – chiosò, abbassando gli occhi – sono un tipo ansioso. Io mi limitai a rassicurarla con un sorriso di circostanza. Ma fu un attimo. Perché poi abbassai la guardia confessandole che avrei fatto la stessa, identica cosa. Ne seguì una risata e la cosa finì lì, ma mi venne in mente la scena di quel film in cui Carlo Verdone e Margherita Buy scoprirono, e si confessarono, di fare largo uso di tranquillanti e cose del genere. Sì, in effetti, lo ricordo come un bel momento di reciproca, salutare catarsi.

Chissà perché, ma c’è sempre una sorta di ritrosia ad ammettere le proprie debolezze, chiamati, come siamo, ad ostentare sempre e comunque una sicurezza che non ci appartiene. Forse è proprio lì, in questa finta corazza, che vanno ricercate le ragioni di tragedie come quella di Paternò. Apprendo che gli inquirenti, tra le altre possibili causali dell’insano gesto, (quali la gelosia o le difficoltà economiche), seguono anche la pista della depressione. Nell’abitazione è stata infatti trovata una discreta quantità di psico-farmaci (antidepressivi). Lo dico da profano, ma mi sembra la pista più attendibile, forse perché sarebbe la più consolatoria per tutti noi.

Il fatto è che mi sono messo nei panni dei tanti, tantissimi, che fanno uso di questi farmaci. Pare che in Italia, siano ben 11 milioni. Alcuni ricorrono addirittura al “fai da te”, o al passa parola. Insomma, la sensazione che ho ricavato leggendo vari articoli “si indaga sugli anti depressivi ”- “familiari della coppia interrogati sugli antidepressivi , trovati antidepressivi” – (manco fossero cariche di tritolo), è che il fare uso di antidepressivi sia una circostanza vagamente “indiziante”, una sorta di comportamento a rischio. Magari avrò capito male ma, se permettete, vorrei metterci un bemolle. Nel senso che, per quanto in mio potere, vorrei tranquillizzare tutti, ma proprio tutti, depressi, ansiosi, nevrotici e chi più ne ha ne metta, esortandoli a non svuotare in tutta fretta, per timore di essere “beccati” con le mani nella marmellata, gli armadietti per disfarsi dei loro preziosi farmaci, e a continuare tranquillamente (oopss) ad assumerli, se questo può servire a farli stare bene o solo meglio.

Senza lasciarsi condizionare da ciò che la gente può pensare oggi, o magari domani, visto che la nostra imprevedibile esistenza può sempre riservarci delle sorprese. In fondo, sono tanti, tantissimi i comportamenti largamente condivisi che, in condizioni di normalità non producono obiezioni di sorta, ma che ad un certo punto vengono tratteggiati a tinte fosche. Metti Youporn, per dire. Uno ci si trastulla nel segreto della propria casa, poi magari viene coinvolto in una inchiesta, gli sequestrano il computer, e il fatto di esserne un utente diventa una chiave di lettura per ​ lumeggiarne in senso negativo la personalità. Certo che può accadere, ma non mi pare un buon motivo per non cliccarci più. ​

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