"Seviziati con i cavi elettrici"| Ergastolo per il nigeriano 'Rambo' - Live Sicilia

“Seviziati con i cavi elettrici”| Ergastolo per il nigeriano ‘Rambo’

L'arresto di "Rambo"

Il drammatico racconto dei migranti prigionieri in un ghetto libico.

PALERMO – Ergastolo per avere ucciso, seviziato e violentato alcuni migranti in un campo di prigionia libico. È la prima volta che un giudice, si tratta del Gup Marcella Ferrara, decide il massimo della pena per gli imputati. Si tratta del nigeriano John Ogais e del ghanese Sam Eric Ackom.

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Ogais fu arrestato nel Cara “S.Anna” di Isola di Capo Rizzuto dai poliziotti delle squadre mobili di Agrigento e Crotone e dallo Sco, su richiesta del procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e dei pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia Calogero Ferrara e Giorgia Spiri.

È accusato, assieme ad Ackom, di far parte di un’organizzazione criminale che gestiva la tratta di migranti tra la Libia e la Sicilia, di sequestro di persona, violenza sessuale, omicidio aggravato e favoreggiamento di immigrazione clandestina. Ed ancora di torture e sevizie nella prigione di “Alì il Libico”, e cioè l’uomo che gestiva il campo dove venivano ammassati i migranti prima di imbarcarsi in uno dei tanti viaggi della speranza.

“Durante la mia permanenza all’interno di quel ‘ghetto’ da dove era impossibile uscire ho sentito che l’uomo che si faceva chiamare Rambo ha ucciso un migrante. So che mio cugino e altri hanno provato a scappare e che sono stati ripresi e ridotti in fin di vita, a causa delle sevizie cui sono stati poi sottoposti”: cominciava così il drammatico racconto di una delle vittime di Ogais,

“Vi era un altro tale Rambo della Nigeria – confermò un altro testimone – … sono stato torturato con i cavetti elettrici in tensione. Mi facevano mettere i piedi per terra dove precedentemente avevano versato dell’acqua. Poi azionavano la corrente elettrica per fare scaricare la tensione addosso a me. Subivo delle scariche elettriche violentissime. Questo avveniva circa due volte alla settimana. Alcune volte mi picchiavano, in varie parti del corpo, con dei tubi. Alcune volte mi legavano le braccia e poi mi appendevano in aria, per picchiarmi violentemente”.

“Una volta – proseguiva il drammatico racconto – ho avuto modo di vedere che Rambo, il nigeriano, ha ucciso dopo averlo imbavagliato e torturato a lungo, un migrante suo connazionale che si trovava lì con noi”.

 


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