Liti, disagi, coccinelle, grillini | Villa Sofia: i martiri della sanità - Live Sicilia

Liti, disagi, coccinelle, grillini | Villa Sofia: i martiri della sanità

Aurelio Puleo, Giorgio Trizzino, Walter Messina

Ispezione a Villa Sofia dopo il caos di giorno 6 gennaio. Ecco chi c'era e cosa abbiamo scoperto.

PALERMO – Sono vite naufragate quelle che si accalcano nel pronto soccorso di Villa Sofia, oltre ogni buona volontà, essendo i nostri ospedali, quasi tutti, barconi alla deriva. Né occorrono ricerche sociologiche per l’assunto, basta recarsi sul posto.

Ecco le esistenze dei migranti della terapia, i martiri della sanità in fervida speranza di un approdo meno precario. Ci sono i pazienti, con i colpi di tosse sinfonici, con la copertina gialla per riscaldarsi, con la disperazione di chi sta male e non vorrebbe essere lì, dov’è. Ci sono i medici e gli infermieri che, come gli altri esseri umani, saranno buoni, un po’  meno buoni, efficaci, indolenti, chissà… Eppure, sotto ogni camice bianco resiste una sorta di metamorfosi spirituale, batte un cuore nascosto e raddoppiato. Quando hai visto soffrire il prossimo in troppe occasioni, qualcosa prende un posto diverso dentro di te. E ti cambia.

Entrare in un pronto soccorso siciliano, perfino per il siciliano più scafato, è spesso una discesa all’inferno, un naufragio, una migrazione. Ti segni con la croce e speri di uscirne. Ogni luogo ha i suoi aneddoti e i suoi usi. Si dice che a Villa Sofia, di sera, nel recinto dei parenti e dei sospiri, qualcuno ordini pizze croccanti da consumare all’aperto. Ogni tanto, un credente fende la calca per distribuire santini e sogni, in effigie, col pretesto dell’evangelizzazione.

E’ la capitale degli smarrimenti, il pronto soccorso. Chi dimenticherà mai quella signora che si aggrappava al braccio di uno sconosciuto perché credeva di avere un infarto?

E infondeva tenerezza, nell’ansia notturna, che l’aveva cacciata via da casa, in vestaglia, pantofole, con un rosario al collo. Né mancano i furbetti, veri o presunti. Si narra di un tale incatenato al suo codice bianco con la certezza di un tempo lunghissimo. Si narra appunto che il tale, allontanatosi dall’astanteria, ricomparisse qualche minuto dopo su un’ambulanza dal medesimo convocata. Si narra pure che un’infermiera l’abbia riconosciuto, beccato e ‘premiato’ con un codice bianco nuovo di zecca.

Sono vite pressate, pure stamattina, cioè, ieri mattina, quelle che si addensano al pronto soccorso di Villa Sofia. Cose drammaticamente normali che si trasformano in notizia per via di altre notizie, pubblicate sul giornale.

La più recente in catalogo è il resoconto di un trambusto che ha visto coinvolto un avvocato che assisteva la propria consorte. Secondo le cronache iniziali fin qui disponibili, dopo cinque ore di attesa al fianco della moglie a cui era stato assegnato il codice giallo, il legale ha realizzato alcuni video: era il sovraffollatissimo giorno della Befana. Un metronotte ha chiamato la polizia che lo ha portato via in manette, dopo qualche momento di tensione. Lui, che è stato denunciato, annuncia, dal canto suo, un esposto. La questura ha fatto sapere che ci sono ”approfondimenti in corso”. Il nosocomio avrà una relazione con la propria ricostruzione dell’accaduto. L’Ordine degli avvocati è sceso in campo. Si vedrà, con i successivi aggiornamenti.

A margine, brucia una mattina di confusione straordinaria, nell’essenzialità di una deriva a cui si oppongono alcuni volontari dell’impossibile. C’è, in aggiunta, l’ispezione di due parlamentari a Cinque stelle, venuti a vedere di persona l’effetto che fa, dopo tanto clamore. Eccoli, Giorgio Trizzino e Aldo Penna, nella corsia delle vite migranti, scortati, tra gli altri, dal direttore generale, Walter Messina, dal primario, Aurelio Puleo, dal direttore sanitario, Pietro Greco.

Un accompagnatore acchiappa il momento propizio: “Senta, dottò, mia mamma ha novantadue anni ed è in corridoio da ieri sera col femore rotto. Deve stare ancora una notte così?”. Il dottore Puleo dice di no. Un signore di nobili maniere racconta: “Sono qui per mia sorella. Il 118 si è messo a disposizione per aiutarci, anche se le ambulanze erano occupate. Siamo arrivati con un mezzo nostro. A Villa Sofia ci sono medici e infermieri eccezionali, mi creda”.

La processione incede, perlustra, annota. E sfocia in una mini-riunione nella stanza del dottore Puleo, il comandante operativo che tiene una coccinella, in forma di soprammobile, aggrappata al suo pc, come garanzia di felice ventura.

Nessuno, onestamente, nega i problemi. Il direttore Messina promette azioni concrete su “accessi inappropriati, programmazione e spazi”. E’ qui da un paio di mesi, perciò ha diritto al beneficio dell’entusiasmo.

I problemi, appunto. Quelli soliti. Una marea di gente accorre, non rintracciando niente altro che offra sollievo: cinquantamila ingressi l’anno scorso. Un pronto soccorso con venti medici, ma, tra acciacchi di salute e anzianità, l’organico, già sottodimensionato, scricchiola. Un posto di osservazione breve che registra soggiorni di settantasette ore: la metà dei degenti viene dimessa senza alcun ingresso in reparto. I posti letto che latitano… Un deja vuIl dottore Puleo e propone le sue soluzioni, fra triage ed esasperazione. Un’idea? Piazzare un medico all’accoglienza per rassicurare chi si sente male. Ci saranno incontri successivi.

Giorgio Trizzino commenta: “Ci sono condizioni difficili e criticità, sulla valutazione dei codici e della complessità dei casi, sull’organizzazione, sull’uso delle strutture. Mi pare che il direttore generale sia orientato a occuparsene. Io sono qui come parlamentare e come medico, per affiancare i medici che coraggiosamente assolvono al proprio compito. E senza dimenticare, ovviamente, che i malati hanno diritto all’assistenza e alla dignità”. Aldo Penna, nel filmino di prammatica pubblicato su facebook, parla di “amarezza nel constatare le lamentele degli utenti”.

Finisce così la mattina drammaticamente normale, o normalmente drammatica, di Villa Sofia, con infermieri e dottori che corrono di qua e di là, scansando taccuini, ‘ispettori’ e domande. Loro devono obbedir tacendo, ma chissà quante ne racconterebbero, se potessero, di una carriera in trincea, sempre indifesi e abbandonati. Finisce con i pazienti che ripiombano nella malinconia di chi ha imparato che nessuna bella promessa ha mai realizzato il miracolo di una sanità decente.

Finisce con un video dei grillini e una coccinella in apprensione ai bordi di un pc. L’ultimo sguardo è per una mano che si tende, dalla barella, verso uno sconosciuto, mentre una voce cantilena: “Dottore, la prego, mi aiuti…”.


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