La legge è uguale per tutti | Salvini dovrebbe saperlo - Live Sicilia

La legge è uguale per tutti | Salvini dovrebbe saperlo

Le sentenze sono emesse dai giudici, non dal popolo sotto il balcone.

Semaforo Russo
di
3 min di lettura

Si può discutere su qualunque argomento, sulla giustezza o meno della politica migratoria adottata dal governo giallo/verde, sui porti chiusi, sullo smantellamento dei Cara, sul “decreto sicurezza”, sulla temuta invasione nera pronta a minacciare noi e l’intera cultura occidentale, sulle critiche all’Europa per averci lasciato spesso da soli nell’accoglienza di chi fugge da guerre e violenze, sullo scontro con la Francia.

Ma c’è un principio cardine della nostra Costituzione e di ogni democrazia degna di tal nome, che non ammette deroghe o giustificate riduzioni: l’uguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge. Ne esiste un altro di principio ancora più assoluto, di diritto naturale e a cui il diritto positivo (l’ordinamento vigente), se non è il prodotto liberticida di una tirannia, deve uniformarsi: il rispetto della persona e della vita umana.

Per i giudici del Tribunale dei ministri di Catania Salvini ha abusato del suo potere di ministro dell’Interno e commesso una pluralità di violazioni di disposizioni cogenti, nazionali e internazionali, privando della libertà personale i 177 migranti a bordo della nave “Diciotti” dal 20 al 25 agosto del 2018. Violazioni da richiedere un processo per l’accertamento giudiziale dei fatti (che, sia chiaro, potrebbe scagionarlo) e che ben poco hanno a che fare con la politica, con le scelte insindacabili di un governo e la separazione dei poteri, contrariamente a quanto sostenuto dalla Procura etnea guidata da Carmelo Zuccaro con la richiesta non accolta di archiviazione.

Il leader leghista non si aspettava un simile epilogo e a caldo si è lasciato andare a dichiarazioni di fuoco per tentare di sottrarsi a quel principio sopra ricordato (la legge è uguale per tutti) appellandosi direttamente al popolo, così spingendosi verso pericolose derive oggettivamente quasi eversive, intorbidendo ulteriormente le acque con la stupefacente affermazione che se reati ha commesso intende reiterarli, se necessario, per difendere i “confini della patria”.Quale cittadino potrebbe lanciarsi in una uguale sortita senza subirne le pesanti conseguenze?

Poi, nella concitazione di chi aveva già archiviato la pratica “Diciotti” e invece si ritrova dentro una realtà completamente diversa, ammette di avere accarezzato l’idea di rinunciare all’immunità. Ecco l’unica cosa sensata detta da Salvini nelle ultime ore, sperando si tratti di una intenzione seria. L’inchiesta nasce dalla contestazione di violazioni di norme nazionali e internazionali, il proseguimento della vicenda sarà, invece, di carattere eminentemente politico.

In Senato, dove si dovrà votare sulla richiesta di autorizzazione a procedere, il senatore Salvini ha i numeri per scansare il processo rischiando, però, di mettere in scena il solito copione tipico della Prima Repubblica ( in verità pure dopo) quando esponenti politici di varie estrazioni venivano “giudiziariamente” salvati dai colleghi per solidarietà di partito e di casta. Qual è allora l’elemento che distingue gli attuali governanti, auto proclamatisi “del cambiamento”, da quelli del passato?

Una domanda che va posta innanzitutto al M5S che a differenza della Lega, compromessa con il potere avendo già governato il Paese, dovrebbe mostrare una coerenza granitica circa l’invocata distanza siderale del movimento e dei suoi appartenenti dal modus operandi dei vecchi partiti e dei vecchi politici. Forse stando al governo si cambia facilmente idea sul fronte delle battaglie etiche in politica e nelle istituzioni?

Salvini potrebbe essere penalmente innocente ma in Italia, fino a oggi, le sentenze non sono emesse dal popolo riunito sotto un balcone o a guardare una diretta facebook, sono emesse dai giudici “in nome del popolo italiano”. Almeno per i comuni mortali.


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