I soldi si amano | Ma non si dice - Live Sicilia

I soldi si amano | Ma non si dice

Daniela Santanché e tutto quel rumore per nulla.

Manovra a Tinaglia
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2 min di lettura

Chissà perché, ma ogni volta che si affronta questo tema, ci sentiamo costretti a fare ricorso a scudi argomentativi. Il denaro non è tutto, il denaro non da la felicità, ci sono altri valori. Sono concetti banali, scontati, che però ci curiamo sempre di sottolineare e rimarcare, a scanso di equivoci. Forse per un retaggio religioso che considera il denaro “lo sterco del diavolo”.

Eppure, il denaro è l’obiettivo al quale tutti miriamo. Non certo per raggiungere la felicità. Il fatto è che senza il denaro ci troviamo ad essere agonizzanti, tristi, infelici. Per carità, anche i ricchi sono infelici, ma sono pronto a scommettere che senza il denaro lo sarebbero di più. Cosa c’è di male ad ammettere questa semplice, inossidabile verità?

Me lo chiedo a seguito delle polemiche suscitate dalle dichiarazioni di Daniela Santanchè la quale ha detto che “i soldi servono ad essere liberi”, e che “il denaro è l’unico vero strumento di libertà”. Ho la dannata sensazione che il vespaio di polemiche suscitato dipenda non tanto dal concetto, quanto piuttosto da chi lo ha espresso. Credo che sia stato proprio questo a caricare di oscuri significati le esternazioni della vulcanica parlamentare, la quale ha risposto ad una domanda diretta “cosa vuol dire per lei il denaro?”.

Si, forse avrebbe dovuto fare qualche premessa, qualche distinguo. Lei è invece andata dritta come un siluro, dicendo ciò che tutti sappiamo. Perché, ci piaccia o no, il denaro rende davvero più liberi. Dilata la quantità di opzioni alle quali ciascuno di noi puoi fare ricorso, consente di scegliere. In fondo la libertà cosa è, se non libertà di scelta?

Prendete per esempio il direttore della vostra banca. Quante volte avete desiderato di mandarlo a quel paese dicendogli “chiudo il conto”, e di non poterlo fare perché siete in rosso? Provate a pensare quante e quali soddisfazioni potreste prendervi con un preposto arrogante ed altezzoso, se soltanto il vostro conto fosse più che capiente, se non addirittura debordante.

Gli esempi potrebbero continuare all’infinito. Dalla donna che non può ribellarsi alle angherie del compagno perché ne dipende economicamente, ai giovani “riders del delivery” che ci consegnano a domicilio, mentre siamo in pantofole, al calduccio, la quattrogusti. Con mozzarella di bufala. Forse dovremmo chiedere a loro, cosa pensano del denaro, qual è il loro concetto di libertà. Eppure, siamo tutti lì a storcere il naso e aggrottare la fronte davanti a verità, magari crude, ma che tutti noi sperimentiamo sulla nostra pelle, giorno dopo giorno, a tutti i livelli, chi più, chi meno.

Qualcuno ha detto che la Santanchè ha trasmesso un messaggio diseducativo, perché l’unico vero strumento di libertà è la cultura, l’istruzione, e che solo chi si istruisce comanda, e non è schiavo. Tutto vero. Sono considerazioni da sottoscrivere. Peccato che il mondo viaggi su altra dimensione. Peccato che questa libertà, quella vera, quella che tanto ci piace, evapori di colpo quando ti arriva la bolletta della luce e non puoi pagarla.


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