La Finanziaria non salva nessuno | I Teatri tra tagli, paure e speranze - Live Sicilia

La Finanziaria non salva nessuno | I Teatri tra tagli, paure e speranze

Livesicilia inizia un viaggio tra le categorie più penalizzate da una manovra lacrime e sangue

CAOS CONTI. LE STORIE
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PALERMO – Iniziamo oggi, con questo articolo, un viaggio tra le categorie penalizzate dai tagli della Finanziaria regionale. Le storie, al di là dei numeri, di chi ha saputo che il capitolo di bilancio sul quale fondava la propria attività è stato ridotto o prosciugato. Oggi partiamo dai Teatri dell’Isola.

Una Finanziaria che non risparmia nessuno. Dagli enti regionali agli stanziamenti per il sociale, passando per i Teatri siciliani che rischiano di essere in ginocchio: “Speriamo che i tagli vengano scongiurati, o per noi sarà molto difficile andare avanti” l’appello di sovrintendenti e direttori.

Ma la manovra è davvero “lacrime e sangue”. E così non si sono salvati nemmeno gli enti che fanno cultura. Nel caso dei teatri pubblici i tagli consistono nella riduzione delle risorse che la Regione versa alle fondazioni e agli enti. Nella maggior parte dei casi l’amministrazione regionale è uno dei soci della fondazione in altri ancora gli enti sono regionali e così le scelte di Palazzo dei normanni pesano di più sulla loro attività.

Le riduzioni sono di diverso ammontare. Secondo un report diffuso dal Partito democratico, si tratta di 1,8 milioni in meno al Teatro Massimo Bellini di Catania, 265mila euro in meno al Teatro Massimo di Palermo e 918mila euro al Teatro di Messina. E ancora per il “Taormina arte” il taglio varrebbe 543mila euro, per il Teatro Biondo di Palermo sarebbe pari 84mila euro mentre allo Stabile di Catania arriverebbero 100mila euro in meno. Sarebbero ridotti anche i finanziamenti all’Orchestra Sinfonica Siciliana per 429mila euro in meno, all’Inda di Siracusa per 48mila euro e alle Oresteadi per 12mila euro. Ecco cosa significano i tagli per alcuni teatri.

Il Teatro Massimo di Palermo chiude i conti in equilibrio da cinque anni ma questo non basta per considerare “non a rischio” l’istituzione. “Ogni anno – spiega il sovrintendente Francesco Giambrone – facciamo fatica a tenere il bilancio in ordine. Siamo da anni in un piano di rientro che prevede il ripianamento sia grazie ad azioni dell’ente, da noi interamente realizzate, ed anche attraverso i contributi erogati dagli enti pubblici. Il venir meno di questi fondi – chiosa – mette in pericolo il risanamento della fondazione”.

“Abbastanza rilevante – prosegue poi Giambrone – è anche il taglio al Furs che produce una entrata di circa un milione al Teatro Massimo”. Oltre al taglio diretto la manovra dovrebbe ridimensionare anche il Fondo unico regionale per lo spettacolo. Questo taglio ammonterebbe a 1,6 milioni per tutte le voci in cui è diviso il fondo che finanzia dai teatri pubblici e privati alle bande. Per la sola parte del Furs dedicata ai teatri pubblici la riduzione varrebbe 535mila euro mentre 300mila euro sarebbero tagliati ai teatri privati. “Se tutti questi tagli dovessero essere confermati – commenta il sovrintendente del Teatro Massimo – ci troveremmo davanti a grossi problemi”.

Per sventare il rischio finanziario infatti occorrerebbe incidere sulle produzioni. “Lavorando in equilibrio – spiega infatti Francesco Giambrone – non abbiamo molte fonti di finanziamento. Le entrate dalla biglietteria vanno benissimo ma i soci non possono venire meno. Per rispettare l’equilibrio – prosegue il sovrintendente – posso non scritturare le persone ma sono le persone a fare lo spettacolo”.

Il sovrintendente del Teatro Massimo però è fiducioso e ottimista: “L’anno scorso, il governo regionale ha provato la chiara volontà politica di evitare che alle fondazioni teatrali manchino le risorse: erano stati operati dei tagli ma poi si è riuscito a evitarli. Se la Regione troverà l’accordo con lo Stato per un diverso ammortamento del buco nel bilancio regionale spero che saranno scongiurati i tagli”.

Preoccupazione e fiducia emergono anche parlando con i titolari di altre due istituzioni culturali della Sicilia orientale. Al Teatro Bellini di Catania il taglio da 1,8 milioni porterebbe al rischio chiusura del teatro. Ma dalla Fondazione emerge fiducia in una correzione in corsa anche alla luce del fatto che il Bellini è un ente regionale.

Diversa, ma simile, la situazione al Teatro stabile di Catania a cui dovrebbero venire a mancare 100mila euro. “Abbiamo una estrema preoccupazione per i tagli che il socio Regione starebbe programmando di fare anche per il nostro teatro. – afferma Laura Sicignano direttrice dello Stabile catanese – L’ente si sta rialzando da una situazione critica grazie ai suoi lavoratori dell’ente e alla straordinaria presenza di pubblico che ha portato a un’impennata del 35%”.

Per il teatro la diminuzione del fondo ordinario è una grossa batosta. Il Comune è in dissesto e così i trasferimenti comunali sono in dubbio. Le somme che saranno erogate dal ministero saranno conosciute solo a metà 2019. Infine il teatro ha un debito ristrutturato dal tribunale da onorare. Una spesa che si aggiunge così alla spesa per gli spettacoli. “La squadra al lavoro resiste e- continua Laura Sicignano – la città dimostra di avere bisogno di cultura e di apprezzare l’offerta culturale del nostro teatro. Speriamo così che questi tagli paventati possano essere scongiurati”.


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