L'ultima tentazione di Nello | Un presidente 'sotto ricatto' - Live Sicilia

L’ultima tentazione di Nello | Un presidente ‘sotto ricatto’

Perché la Sicilia non può permettersi questa fragilità.

Semaforo russo
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3 min di lettura

Immaginiamo possibile un momento in cui la tentazione di dimettersi è sembrata prevalere dinanzi allo scempio della maggioranza ripetutamente frantumatasi in sede di approvazione della legge finanziaria. Immaginiamo pure il forte pressing sul presidente Nello Musumeci per indurlo a recedere da una tale drammatica decisione, pressione esercitata soprattutto dai deputati regionali che sanno perfettamente quanto sia reale il rischio di non essere rieletti se si tornasse alle urne.

La maggioranza a sostegno di Musumeci è risicatissima lo sappiamo, ma il triste teatrino andato in scena all’Ars ha visto attori principali, seppure mascherati grazie al voto segreto, parecchi franchi tiratori, segno di un profondo malessere determinato in parte dall’esito per qualcuno infausto del mercato delle vacche, puntualmente tenuto aperto in tali occasioni nel tentativo di foraggiare i rispettivi bacini elettorali, e in parte dalla mancanza di obiettivi condivisi da raggiungere con le striminzite risorse disponibili e i tagli da effettuare a seguito dello spaventoso disavanzo nei conti pubblici.

Lo scoglio dal punto di vista politico – vedremo il pronunciamento di Roma – è stato superato con l’approvazione della finanziaria e del bilancio, però rimane in piedi un quesito grande quanto una casa: la tregua reggerà? Sì, perché il percorso è ancora lungo (abbiamo davanti tre anni e 9 mesi di legislatura) e non appare affatto liscio. Il pericolo di ulteriori conflitti tra il governo regionale e la sua litigiosa maggioranza è costantemente in agguato, anche tenendo conto del mutevole quadro delle alleanze locali e nazionali.

Non è limpida la qualità del rapporto tra Musumeci e il leader siciliano di Forza Italia Gianfranco Micciché, come non è chiaro l’intendimento del governatore nei confronti della Lega di Matteo Salvini.

Le elezioni europee sono alle porte e tuttora non si conosce nel dettaglio il posizionamento che vorrà assumere il movimento musumeciano “Diventerà Bellissima”. Insomma, la difficile gestione delle innumerevoli emergenze siciliane si scontra con una serie di incognite di carattere politico che potrebbero determinare altre sconfitte nel conflitto permanente dentro il parlamento regionale. Non ce lo possiamo permettere. Nel nostro ultimo articolo abbiamo consigliato le dimissioni (secondo noi da tenere sempre pronte), per coerenza e per salvare la faccia nei confronti degli elettori, ma dopo avere sommessamente avanzato l’ipotesi di valutare un patto con le opposizioni, in particolare con il M5S pronto a un accordo tecnico e a sottoscrivere un programma di pochi qualificanti punti per dare alcune risposte alla collettività.

Più complicata, seppure da non escludere, un’interlocuzione con il PD impantanato nelle faide interne senza una linea politica comune. Subito si è parlato di ribaltoni e inciuci, una sorta di “vade retro” puro distillato di ipocrisia.

In realtà, ogniqualvolta una maggioranza tradisce il mandato ricevuto mettendo sotto scacco il governo che dovrebbe sostenere perpetra un vero e proprio ribaltone e quando si accoda al naturale voto contrario delle opposizioni per decretare la bocciatura del governo celebra un vero e proprio inciucio.

Ribaltoni e inciuci ben peggiori perché subdoli, manovre di Palazzo non precisamente nobili. Lo diciamo per il futuro, un presidente della regione, stiamo parlando della disastrata Sicilia, eletto direttamente dal popolo ha un solo dovere: non farsi ricattare e ottenere il maggior numero possibile di risultati nell’esclusivo interesse generale, con chiunque ci sta; sennò si dimette.

Se i partiti alleati boicottano il presidente e il governo dilettandosi in giochetti di bassa cucina tradiscono loro gli elettori. E gli elettori alla squagliata della neve vogliono unicamente una cosa: il bene dei cittadini, delle famiglie, delle imprese. Con chiunque ci sta.


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