Spese "pazze" all'Istituto del vino | "Da restituire quasi tre milioni" - Live Sicilia

Spese “pazze” all’Istituto del vino | “Da restituire quasi tre milioni”

I pm contabili chiedono il "processo" per Dario Cartabellotta e Lucio Monte.

CORTE DEI CONTI
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PALERMO – I magistrati della Corte dei conti parlano, nelle oltre sessanta pagine di citazione a giudizio, di “un contesto di illegalità diffusa”. E così, ecco la stangata richiesta nei confronti di due ex dirigenti dell’Istituto Vino e Olio siciliano.

Nell’atto d’accusa dei pm contabili entra un po’ di tutto: costose missioni in Brasile, India, Norvegia, Russia, Giappone, Cina, Corea e Canada, con “spese inutili e non autorizzate”; attività condotte da consulenti e partner privati con cui l’Istituto regionale vino e olio (Irvo) ha stretto accordi “illegittimi e in conflitto di interessi”; utilizzo disinvolto dei milioni messi a disposizione dall’Agea, l’agenzia nazionale che si occupa delle erogazioni in agricoltura. E così, da anni l’ente, che oggi non riesce più nemmeno a pagare gli stipendi dei dipendenti, sta ripianando il maxi-debito da 8 milioni a rate.

Ma secondo la Corte dei conti a pagare devono essere Dario Cartabellotta (che è stato anche assessore regionale all’Agricoltura) e Lucio Monte: i magistrati chiedono un risarcimento danni di un milione e 34 mila euro al primo e un milione e 763 mila euro al secondo. Una somma che è il frutto, da un lato dell’utilizzo scorretto delle somme trasferite da Agea, dall’altro della somma degli stipendi guadagnati in quegli anni dai vertici dell’Irvo che si sono dati il cambio nel 2012.

Il danno sarebbe maturato fra il 2011 e il 2015. L’Irvo versa rate all’Agea per rimborsare i finanziamenti nazionali “spesi fuori dal vincolo di destinazione e in un contesto di illegalità diffusa”, scrive nell’atto di citazione il magistrato Alessandro Sperandeo. “Dalle prove esaminate – scrivono i magistrati contabili – emerge che il precetto, e le regole in cui si articola il Buon andamento, è stato rispettato solo formalmente, ma non nella sostanza, rilevandosi, nel periodo di Direzione Cartabellotta/Monte, un quadro di illegalità diffusa che ha generato diverse partite di danno erariale, tra cui quello in contestazione da irregolare utilizzo, e inesatta rendicontazione, dei finanziamenti Agea”.

Secondo la Corte dei Conti, l’attività di promozione del vino siciliano fu affidata – senza gara pubblica – a due associazioni di produttori, Pro vidi e Vitesi, dietro le quali c’erano persone al vertice dell’Irvo: Leonardo Agueci, all’epoca era presidente sia dell’Istituto di Providi e Giancarlo Conte era vice presidente dell’Irvo e presidente di Vitesi. Secondo i magistrati, Cartabellotta sapeva ma andò avanti ugualmente. La figura di raccordo fra queste società e l’Istituto è Antonino Li Volsi che ha pure una consulenza per lo stesso Irvo dal quale avrebbe incassato circa 800 mila euro negli stessi anni. La Corte contesta l’affidamento senza gara di incarichi a Michele Shah, giornalista, e alle società Prc Repubbliche srl, Granvia srl e Business service. Contestate le assunzioni di 5 collaboratori esterni a fronte di 55 dipendenti. Cartabellotta è stato l’unico a rispondere a quanto sollevato dai magistrati, dicendosi estraneo alle spese compiute dopo il 2012. Ma per la Corte dei conti, il danno è fatto.


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