Mafia, massoneria e politica | Il triangolo oscuro di Trapani - Live Sicilia

Mafia, massoneria e politica | Il triangolo oscuro di Trapani

Una provincia stretta tra logge, affari e Cosa nostra

TRAPANI – Un accordo corruttivo che mette insieme politica, affari e massoneria: e la mafia resta sullo sfondo. L’ultima inchiesta che scuote la placida provincia di Trapani è soltanto l’ennesima puntata di un serial visto e rivisto, in una terra che assorbe ogni anomalia del sistema e che è capace di digerire uno scandalo dopo l’altro senza battere ciglio. E’ la Trapani che un tempo vantava proporzionalmente il maggior numero di sportelli bancari d’Italia, la Trapani della massoneria e degli affari da portare avanti lontano dai riflettori. Così vicina alla ‘chiassosa’ Palermo, eppure così diversa: ciò che nella capitale di Sicilia è clamore, e spesso anche folklore, cento e passa chilometri più a ovest viene ovattato nella tranquillità di una provincia che accanto al più bel mare di Sicilia lascia crescere accordi e feudi elettorali. Imperi che puntualmente crollano per lasciare spazio a nuovi padroni e signori del consenso: accade oggi a Giovanni Lo Sciuto, big della politica castelvetranese, capace di centrare un seggio all’Ars alle Regionali del 2012 con il Partito dei siciliani di Raffaele Lombardo: 6.119 voti e l’ingresso fra le dorate stanze di Palazzo dei Normanni, non troppo lontano da quella Castelvetrano patria del superlatitante Matteo Messina Denaro e che l’inchiesta ‘Artemisia’ vede come fulcro di una superloggia massonica segreta capace di “prendere decisioni” a prescindere dalle direttive di quella ufficiale. Accordi che avrebbero portato Lo Sciuto ad aumentare la sua base elettorale giungendo, secondo gli inquirenti, a “un controllo generalizzato e penetrante delle scelte politiche ed amministrative” di Castelvetrano dove la poltrona di sindaco era affidata a Felice Errante. Un Comune che prima vide le dimissioni in massa di 27 consiglieri contro il collega Calogero Giambalvo, pizzicato a pronunciare frasi a sostegno di Messina Denaro, e in seguito lo scioglimento per mafia. Con un bilancio ridotto a pezzi e un lungo commissariamento di due anni, il 28 aprile Castelvetrano tornerà alle urne per avere un nuovo sindaco e così Luciano Perricone, ex avversario di Errante, avrebbe raggiunto un accordo con il nemico di un tempo per la sua elezione. Perricone, finito ai domiciliari, per presentare la sua candidatura aveva anche scritto una lettera ai castelvetranesi: “Ci muoveremo sempre nel nome della legalità e dei principi costituzionali”. Potere, influenza, massoneria e mafia. Parole che ritornano nella provincia stretta tra ‘grembiulini’ e Cosa nostra.

Il capitolo lo toccò nel 2016 anche l’allora procuratore di Trapani Marcello Viola, con un dossier che portò alla luce 19 logge e circa cinquecento iscritti tra imprenditori, politici e funzionari. Nulla di segreto in quel caso, ma la conferma della storica inclinazione di Trapani e della sua provincia ai riti di ‘fratellanza’, a distanza di trent’anni dalla scoperta della loggia ‘Iside 2’ (quella sì segreta) e del circolo ‘Scontrino’. Da quegli scandali nulla è cambiato nella punta occidentale della Sicilia, se sono vere le parole del collaboratore di giustizia Nino Birrittella, ex patron del Trapani Calcio, che riguardo alla gestione della Banca di credito cooperativo di Paceco ricordò: “La massoneria ha una fortissima influenza sulle decisioni che vengono prese lì dentro”.

Le elezioni comune denominatore di tante inchieste e perno centrale di quasi tutti gli interessi a Trapani, che nei primi giorni di marzo aveva visto cadere un altro big della politica come Paolo Ruggirello, capace di spiccare per tre volte il volo verso Palazzo dei Normanni: le prime due con il Movimento per l’autonomia di Lombardo, la terza con la lista che nel 2012 sostenne Nello Musumeci nella corsa alla Presidenza della Regione vinta da Rosario Crocetta. Ruggirello, nel frattempo transitato sotto l’ala renziana del Pd, tentò la quaterna anche alle Regionali del 2017 ma l’obiettivo fallì. Secondo i magistrati dell’inchiesta ‘Scrigno’, però, il deputato chiese l’aiuto dei boss in quella tornata elettorale. Lui come Ivana Inferrera, ex assessore al Comune di Trapani e candidata con l’Udc rimasta fuori da Sala d’Ercole. L’ordinanza del gip che stabilisce l’arresto di Ruggirello è perentoria: l’ex deputato regionale fu “destinatario delle preferenze elettorali fatte confluire da esponenti della mafia nel corso di varie consultazioni”, fornendo “un concreto e specifico contributo per garantire gli interessi del sodalizio mafioso, a cui metteva a disposizione l’influenza e il potere derivanti anche dalla sua posizione di deputato regionale”.

Una tornata elettorale ‘maledetta’ quella del 2017 per la Sicilia e in particolare per la provincia di Trapani, con un altro deputato che a febbraio è finito impelagato in una inchiesta a metà tra mafia e politica: è Stefano Pellegrino, tra i più noti penalisti della provincia eletto con 7.670 voti nelle file di Forza Italia e finito a dirigere la commissione Affari istituzionali dell’Assemblea regionale siciliana, facendo parte anche della commissione Antimafia. Secondo la ricostruzione della Procura di Palermo avrebbe “comprato” preferenze ma senza sapere che di mezzo c’erano esponenti di Cosa nostra. Il nome di Pellegrino, che in passato ha difeso l’ex senatore di Forza Italia Tonino D’Alì, è venuto fuori nel corso delle indagini sulla scalata imprenditoriale di Calogero John Luppino nel settore delle scommesse grazie all’appoggio dei boss di Campobello di Mazara.

Elezioni maledette come le folli Amministrative di Trapani di pochi mesi prima: era il maggio del 2017 e la partita per il Comune sembrava un derby tutto interno al potente centrodestra di una volta: D’Alì e l’amico di un tempo, Mimmo Fazio. Il termine ultimo per la consegna delle liste è trascorso da venti minuti quando a casa D’Alì viene notificata la richiesta di soggiorno obbligato da parte della Direzione distrettuale antimafia di Palermo nei confronti del senatore candidato sindaco. Un macigno per il potente senatore azzurro, che nel settembre del 2016 era stato assolto in appello dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa per quanto riguarda gli avvenimenti post 1994. Un provvedimento che affondava le radici nelle motivazioni della sentenza di secondo grado, in base alla quale i magistrati sostennero la pericolosità sociale di D’Alì che restò in corsa, seppur azzoppato. Poche ore dopo arriva l’arresto di Fazio, che finisce ai domiciliari in una indagine per corruzione per la quale si si è sempre dichiarato estraneo. In un clima pesantissimo la città va alle urne e decide che al ballottaggio andranno Fazio e il candidato del centrosinistra Piero Savona, ma il deputato regionale abbandona la corsa anzitempo e Savona perde la sfida con il quorum dei partecipanti: risultato, a Palazzo D’Alì arriva un commissario, Francesco Messineo, ex capo della procura di Palermo, che traghetterà la città fino alle nuove elezioni del 2018. Poco prima della vittoria di Giacomo Tranchida un brivido lungo la schiena dei trapanesi: l’inchiesta della Procura sull’attività amministrativa del Comune di Erice, in passato amministrato da Tranchida. Qualche fantasma torna ad aleggiare sulle elezioni ma Tranchida è estraneo alle indagini.

Mafia e massoneria sono invece assenti nell’inchiesta che coinvolge un altro un altro grande nome della politica trapanese, l’assessore regionale alle Attività produttive Mimmo Turano. “Ho appreso di essere indagato per corruzione per un fatto risalente a tre anni fa avvenuto ad Alcamo – le parole del politico alcamese a Livesicilia nel novembre 2018 – Non so di cosa tratti, sono sereno ma con l’amarezza che si può provare in queste circostanze”.  L’indagine, che riguarda una trentina di persone, ha portato ai domiciliari il capo del genio civile di Trapani, un dirigente del Comune di Castellammare del Golfo e due imprenditori. Gli investigatori ritengono di avere scoperto un sistema finalizzato ad “assicurare indebite agevolazioni in relazione agli adempimenti in materia di edilizia privata e pubblica di competenza del Genio Civile e all’affidamento di lavori pubblici”. Politica e affari, uno degli assi su cui si costruiscono e relazioni nella calma apparente della provincia di Trapani.


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