Palermo, una lunga scia di morte| Telecamere e omicidi in diretta - Live Sicilia

Palermo, una lunga scia di morte| Telecamere e omicidi in diretta

Un frame dell'omicidio Cusimano al Capo

Tanti i casi risolti grazie all'occhio elettronico. le cose cambiano se c'è di mezzo la mafia.

PALERMO – C’è sempre una telecamera che riprende. In rarissimi casi l’occhio elettronico filma tutte le fasi di un omicidio. Il più delle volte cattura dei frame, piccoli particolari sulla scena del crimine e ci vuole tutta l’abilità degli investigatori per risalire all’assassino, reale o presunto che sia.

Proprio come è avvenuto per Pietro Seggio, accusato di avere ammazzato Francesco Manzella per un debito di droga. In questo caso di telecamere ce n’erano tre. La scuola elementare Andrea Sole, una farmacia e un’impresa edile in via Molara e Olio di lino: gli impianti di video sorveglianza hanno catturato gli spostamenti di Seggio, picconando, ne è convinta l’accusa, il suo alibi. La faccenda si complica per l’indagato perché non ci sono solo le telecamere. I messaggi sul telefonino e la cronologia della navigazione Internet sono tracce indelebili, impronte virtuali che si fanno reali. Non si scappa dalla localizzazione.

C’era una telecamera in piazzetta Caruso, nella borgata dell’Arenella, dove fu ammazzato Leonardo Bua e filò la giovane Alessandra Ballarò che faceva fuoco. C’era una telecamera nel supermercato di Daniele Discrede, in via Roccazzo: riprese il killer che faceva fuoco, ma quel killer è ancora senza identità.

Le immagini sono state decisive per condannare all’ergastolo Giuseppe Pecoraro, il benzinaio che uccise dandogli fuoco Marcello Cimino, il clochard che dormiva sotto il porticato della Missione dei poveri dei Cappuccini.

E poi ci sono i casi in cui la ricostruzione parte da piccoli frammenti video. Fu un occhio elettronico a filmare i coniugi Carlo Gregoli e Adele Velardo che seguivano a un’incollatura la macchina di Vincenzo Bontà e Giuseppe Vela, freddati in via Falsomiele. A fare fuoco, secondo i giudici, fu il marito, morto suicida in carcere, mentre la moglie è stata assolta (la Procura ha impugnato l’assoluzione in appello).

Le telecamere di alcuni negozi ripresero un paio di numeri della targa della macchina e così gli agenti della squadra mobile risalirono a Mario Di Fiore pure lui condannato, che fece fuoco contro Nicola Lombardo, un benzinaio di piazza Lolli. Alla base dell’omicidio c’era il prezzo del carburante considerato troppo caro.

Una mattina di agosto Calogero Piero Lo Presti fece fuoco contro il fruttivendolo Andrea Cusimano tra le bancarelle del Capo. Ancora una volta alcuni numeri della targa della Smart su cui viaggiava l’assassino erano stati ripresi da una telecamera di sorveglianza in via Volturno, a pochi metri dalla bancarella di Cusimano, a Porta Carini.

C’è sempre una telecamera a inquadra la violenza omicida. Se c’è di mezzo la mafia le cose cambiano. Le indagini si fanno complicate e i delitti restano irrisolti perché, guarda caso, gli agguati si verificano lontano dagli occhi elettronici che tutto vedono e tutto registrano.

 

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