Solo 17 esperti per 270 Comuni | Collura: "Più risorse per i geologi" - Live Sicilia

Solo 17 esperti per 270 Comuni | Collura: “Più risorse per i geologi”

Il direttore del Dipartimento regionale Acque e Rifiuti Salvo Cocina e il presidente dell'Ordine regionale dei Geologi Giuseppe Collura

L'appello dell'Ordine dei Geologi. "Sfruttare al massimo le professionalità può salvare vite umane"

PALERMO – Su 270 Comuni intervistati, la dotazione di geologi è solo di 17 esperti, così aggiornare i piano di protezione civile e il Pai, piano regionale sull’assetto idrogeologico, è quanto mai complicato. Ma non finisce qui. Solo il 50 per cento dei Comuni siciliani è dotato di un piano di protezione civile capace di descrivere i rischi che vivono le comunità cittadine.

“Per questo – spiega il presidente regionale dell’Ordine dei geologi, Giuseppe Collura – è positiva la norma della passata Finanziaria che consente le assunzioni a tempo determinato di geologi e ingegneri ambientali nei Comuni siciliani. Il problema – continua il presidente dell’Ordine dei geologi siciliani – è la dotazione finanziaria di quel capitolo di spesa che al momento è di appena 100mila euro per tutta l’Isola. Per rendere efficiente ed efficace la misura servono almeno due o tre milioni di euro. Questo è l’appello è che facciamo all’Assemblea regionale siciliana in vista della discussione del ddl Collegato. Solo così circa 200 comuni potranno aggiornare i piani in un’ottica di pianificazione e programmazione per ridurre il rischio idrogeologico”.

Un appello al governo e al parlamento siciliano che Collura ha lanciato a margine del corso di alta formazione per gli iscritti all’Ordine dei geologi sui sistemi Gis e Hec Ras, i due software di ultima generazione che consentono, dal rilievo all’elaborazione, di valutare il rischio idraulico del territorio. L’Ordine dei geologi ha organizzato questa attività con il patrocinio della Regione e tiene a specificare come la formazione partita in questi giorni sia innovativa perché mette insieme per la prima volta professionisti e pubblica amministrazione.

Così Collura ha specificato la funzione sociale della cura del territorio: “Queste attività sono tutte collegate alla scrittura del Pai perché solo attraverso questo strumento possiamo evitare rischi a carico della popolazione. Solo due esempi – ha continuato – bastano per descrivere l’importanza del monitoraggio: il crollo del viadotto Himera sull’A19 e la recente tragedia di Casteldaccia costata tantissimo in termini di vite umane”.

“In questi anni – ha raccontato il presidente Collura – in Sicilia non c’è stata attenzione per il territorio e una visione complessiva che adesso è potrà essercci grazie all’Autorità di Bacino. In termini pratici questo vuol dire anche una visione bieca del territorio ha consentito di costruire sul letto del fiume. Il fiume, come qualsiasi altro corso d’acqua, presto o tardi si riprende il suo alveo. I periodi di piena vanno considerati in un arco temporale che può arrivare anche a 300 anni”. Proprio in questo processo di conoscenza del territorio interviene il Pai. “Fino ad ora – ha rivelato Giuseppe Collura – questo strumento è stato usato raccogliendo gli eventi che si andavano verificando invece adesso la direzione dovrebbe essere quella di prevenire i danni con un’opera di mappatura del territorio attraverso i software su cui oggi formiamo i nostri geologi”.

Il Pai, redatto dopo una previsione normativa del 2006, infatti adesso è antiquato. Dalla Regione, però, c’è una nuova attenzione al problema. L’anno scorso si è dotata dell’Autorità di Bacino dopo 29 anni dalla legge nazionale che l’ha prevista nel 1989. Così ne dovrebbe nascere una visione globale dei bacini idrografici siciliani che superi una visione frammentata fra dipartimenti e fra enti territoriali.

E proprio in questi giorni, così come conferma il dirigente generale del dipartimento regionale alle Acque e ai rifiuti Salvo Cocina presente al corso di specializzazione organizzato dall’Ordine dei geologi, il comitato scientifico dell’Autorità di Bacino sta lavorando alla revisione del Pai. “Gli studi di pericolosità idraulica – ha detto Cocina – sono molto importanti perché solo questi strumenti ci consentono di mappare il rischio per la Sicilia. Servono operatori pubblici e privati adeguatamente formati. Adesso – ha continuato il dirigente – abbiamo intenzione di procedere a una revisione metodologica per scrivere il Pai con l’ottica di previsione dei rischi”.


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