La praticante e la cliente "ribelle" | "Si deve mettere un tappo in bocca" - Live Sicilia

La praticante e la cliente “ribelle” | “Si deve mettere un tappo in bocca”

La 34enne si presentava come avvocato. La conversazione con la donna che voleva denunciare tutti. 

LA BANDA DEGLI "SPACCAOSSA"
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PALERMO – Si presentava come avvocato, ma mentre le microspie la intercettavano era ancora una praticante. Emanuela Gallano, palermitana di 34 anni, è tra i 42 arrestati nell’operazione della squadra mobile e della guardia di finanza che ha smantellato due pericolose organizzazioni che con falsi incidenti e centinaia di “vittime” disposte a sottoporsi alle violenza, truffavano le assicurazioni. Un giro di affari di oltre due milioni di euro all’anno, la quale “regia” era nelle mani, secondo gli inquirenti, di Giovanni Napoli, Domenico Schillaci e Antonino Di Gregorio.

Quest’ultimo sarebbe stato in diretto contatto proprio con Gallano, che dopo la prima fase del blitz, avvenuta lo scorso agosto, si era trasferita in Puglia probabilmente per prendere le distanze dall’organizzazione che a Palermo aveva la propria base operativa. Di conti in sospeso, però, ne erano rimasti tanti e, anche a distanza, il lavoro sulle pratiche assicurative ancora da definire, proseguiva. A parlare chiaro sono ad esempio, le intercettazioni delle conversazioni tra la praticante e una donna, che dopo aver simulato di essere rimasta ferita in un incidente, si era rivolta alla 34enne chiedendo una somma più cospicua di quella già ricevuta.

D’altronde, come il provvedimento di fermo sottolinea: “Gallano era l’organizzatrice e la professionista di riferimento del gruppo di Di Gregorio”. In pratica, avrebbe gestito l’istruttoria delle pratiche risarcitorie “avvalendosi delle proprie competenze tecnico-legali e della propria qualifica professionale per curare l’iter assicurativo”. Ma non sempre tutto filava liscio. E c’era chi non si accontentava di “acconti” o di cifre inferiori rispetto a quelle venute a galla durante la prima tranche dell’operazione e rese note dai giornali.

“Ciao, senti qua – si rivolgeva così a Gallano una donna che aveva ricevuto 5 mila euro – siccome a me… dice si, è passato tanto tempo, due mesi…il fatto del discorso dei soldi, ma a me, la cifra non mi sta, non mi sta bene ora! Perché sono troppo pochi. IO so che quando l’assicurazione paga, di assegni ne arrivano due, non uno. Uno alla persona e uno all’avvocato”.

Gallano: “Ma chi te l’ha detta questa fesseria? La somma è onnicomprensiva, ma se c’è l’avvocato, arrivano all’avvocato”. Spiegazioni che non avevano rassicurato la “cliente”: “Ma poi il medico legale, che è un truffatore, mai visto. Si sono informate persone che sono andate sempre in questo studio. Addirittura persone che con una rottura di mignolo hanno preso 7 mila euro e io che sono stata operata al braccio, col chiodo ho preso soltanto 5 mila euro?”. 

Gallano: Allora, ascoltami… Io purtroppo non ti posso dare notizie vecchie… tutti parlano e, ogni caso è a sé! Tu parla con Tonino (Di Gregorio, ndr) e vedi cosa ti dice. Io ti dico che c’ho la coscienza pulita, ed è tanto! Il mignolo… non mignolo… Ogni frattura, ha il suo valore. Poi, dipende la persona… Se è più grande, vale di meno… se è più piccola, vale di più”.

La donna non si rassegnava. Anzi. A quel punto ha chiesto a colei che si definiva “avvocato”, tutta la documentazione del falso incidente “perché adesso so io cosa devo fare”: “Io ho preso la mia decisione, poi sono cazzi loro. Ora vado dove devo andare. Ora finisce a schifo. Parlerò con i “cristiani” e vediamo se non escono i soldi”.

Gallano: “Io non ho niente, nemmeno a Palermo mi trovo. Io ho fatto l’avvocato, ti ho difeso, ti ho fatto risarcire. Punto e basta”. 

“Sì… però, lascia perdere i documenti – aveva continuato la donna – però questo discorso, che tutti mi hanno aperto l’orecchio, ora io vado avanti. Vado in galera pure io, non me ne fotte una minchia che io vado in galera. Però vengono appresso a me in galera. O spuntano i soldi che mi spettano o faccio succedere danno”.

A quel punto, Gallano doveva correre ai ripari. Subito dopo avrebbe infatti contattato Di Gregorio. Quest’ultimo le aveva quindi riferito: “Ho messo le cose in chiaro, le ho detto di stare attenta perché ha un bambino e di non chiamarti più. “Si deve mettere un tappo in bocca”, aveva commentato Gallano, concludendo la conversazione.

Oltre ad Emenuela Gallano sono finiti in manette anche un avvocato e dei periti assicurativi. Le dinamiche dell’organizzazione in cui avrebbero avuto un ruolo attivo erano quasi sempre le stesse: dopo la messa in scena degli incidenti, con tanto di testimoni e feriti con le ossa rotte, il gruppo di “professionisti” lavorava le pratiche per portarle a buon fine ed ottenere i maxi risarcimenti. Ma i soldi spesso non arrivavano a chi accettava di finire nelle “camere dell’orrore” e in cinquanta hanno collaborato con la squadra mobile e la guardia di finanza, per far venire tutto a galla.


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