Inchiesta talpe a Castelvetrano | Resta in cella l'ufficiale della Dia - Live Sicilia

Inchiesta talpe a Castelvetrano | Resta in cella l’ufficiale della Dia

Il tribunale del Riesame ha rigettato l'istanza.

PALERMO – Resta in carcere Marco Zappalà, l’ufficiale della Dia arrestato due settimane fa con l’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio e accesso abusivo al sistema informatico. Il tribunale del Riesame, a cui il carabiniere si era rivolto chiedendo la scarcerazione, ha rigettato l’istanza. Stessa decisione aveva preso la settimana scorsa il gip respingendo la richiesta di revoca della misura. Zappalà è finito in carcere insieme all’appuntato Giuseppe Barcellona, che è ancora detenuto e aspetta l’udienza davanti al Riesame, e all’ex sindaco di Castelvetrano Antonio Vaccarino, accusato di favoreggiamento alla mafia e scarcerato invece dai giudici della Libertà con un provvedimento di cui non si conoscono ancora le motivazioni.

Secondo i magistrati, Barcellona, addetto a trascrivere i contenuti delle intercettazioni disposte nell’ambito della cattura del boss latitante Matteo Messina Denaro, avrebbe passato a Zappalà, funzionario della Dia di Caltanissetta, un verbale di conversazione tra due indagati in cui si faceva riferimento a dinamiche interne alla famiglia mafiosa di Castelvetrano. Non e’ accertato se la fuga di notizie abbia riguardato anche la parte del dialogo relativa a un covo di Messina Denaro.

Zappalà a sua volta avrebbe girato l’intercettazione all’ex sindaco di Castelvetrano Antonio Vaccarino che l’avrebbe data al boss Vincenzo Santangelo. Barcellona avrebbe ammesso davanti al gip di avere consegnato al suo ex superiore Zappalà il verbale, sostenendo di averlo fatto perchè lui glielo aveva chiesto e pensando che non ci fosse alcuna anomalia. Zappalà, invece, ha sostenuto di essere stato indirettamente interessato alle indagini sul latitante perche’ dai pm di Caltanissetta era delegato alle inchieste sulle stragi del ’92 in cui il capomafia e’ imputato. Versione che non ha convinto i magistrati dal momento che Barcellona non aveva alcun titolo per effettuare le ricerche sul padrino.

L’inchiesta e’ coordinata dall’aggiunto Paolo Guido e dai pm Piero Padova e Francesca Dessi’.

(ANSA)

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI